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RAZIONALE
Farmacovigilanza:
perchè?
La
situazione
Il progresso della medicina e delle tecnologie correlate ha sicuramente
contribuito ad aggiungere più anni di salute alla vita. In Italia
la durata media di vita si è allungata e la mortalità infantile
si è drammaticamente ridotta. Certo ancora si muore, ma il quando
e il come sono cambiati notevolmente in meglio.
Sicuramente i progressi tecnologici non sono esenti da rischi, ma in una
valutazione del differenziale di rischio di morte prematura questo è
ampiamente ridotto rispetto agli effetti non desiderati espressi dall'uso
delle tecnologie mediche. C'è una crescita di rischi minori in
confronto ai rischi maggiori legati direttamente alla malattia.
I farmaci sono parte importante delle tecnologie mediche, e sono responsabili
di gran parte dei benefici sopra ricordati.
Nessuno infatti è riuscito a sviluppare un farmaco libero da rischi,
e questo è in contrasto con quanto viene richiesto in molti paesi
che un farmaco sia sicuro ed efficace: infatti non vi è discussione
sul fatto che si debba mirare a farmaci sicuri ed efficaci, ma appare
quanto mai improbabile che tale obiettivo venga raggiunto sempre.
Una via per provare ciò è quella di calcolare le conseguenze
dell'abbandono della totalità dell'armamentario farmacologico:
W. Inman (1) ha calcolato che la riduzione del danno che la non somministrazione
di tutti i farmaci aggiungerebbe 37 minuti alla durata di vita, contro
la perdita di 15 anni di aspettativa di vita, senza calcolare la cessazione
di ridurre il dolore, la depressione mentale, e gli altri non piacevoli
sintomi che deteriorano la qualità della vita.
Se si vuole focalizzare tale valutazione su alcune classi di farmaci come
gli antibiotici e i prodotti antiemofilici, le conseguenze sarebbero molto
più drammatiche.
Certamente i benefici dall'assunzione di un farmaco si esprimono nel grado
di ridurre il dolore, l'inabilità e la morte, ma questi benefici
vanno confrontati con gli analoghi eventi che si possono manifestare come
effetto del farmaco: prima della somministrazione di un farmaco questo
rapporto tra rischi e benefici va calcolato sempre ove è possibile
dal medico, ed è impegno di tutti fare quanto è possibile
per migliorare sempre tale rapporto (2).
Farmacovigilanza:
con che cosa ?
Quali
strumenti possono aiutare?
I grandi studi, che almeno oggi, accompagnano lo sviluppo di un farmaco
sono destinati a riconoscere nelle popolazioni più numerose la
effettiva efficacia di un farmaco e la sua tollerabilità.
La necessità di avere popolazioni ampie e sufficientemente rappresentative
portano alla necessità di valutazione corretta e confrontabile
con metodi statistici sensibili l'effetto di un farmaco sia desiderato
e indesiderato. La conclusione di uno studio statistico ha sempre un valore
probabilistico, e la parola stessa rischio è un concetto di probabilità
il cui valore è tanto maggiore quanto più ampia e identificabile
è la popolazione in studio. Ma il medico si trova non di fronte
ad una popolazione, il medico si trova sempre di fronte ad un singolo
paziente, e spesso senza gli strumenti e i collegamenti scientifici che
hanno appoggiato lo studio sulla grande popolazione, infine solo di fronte
alla propria necessità di valutazione immediata, senza la copertura
dei Comitati Etici e del Gruppo di Investigatori (sempre più ampi
e con il contributo multidisciplinare propri degli studi basati sulla
Evidence Based Medicine).
Vi è un solo strumento che può aiutare il medico ed è
la conoscenza, definita anche scienza, alla quale va aggiunta la
coscienza che è la logica decisionale propria di quel medico, che
si costruisce e migliora con l'esperienza. Strumenti che il medico affina
progressivamente utilizzando tutto quanto la giornaliera esperienza gli
porta e tutto quanto il lavoro continuo dei ricercatori gli mette a disposizione.
Scienza e coscienza sono gli strumenti che ha a disposizione il medico
per decidere: sono questi sufficienti? Sono questi sempre accettati da
chi ha il dovere di indagare e di giudicare?
Ancora una volta è necessario passare dal singolo paziente alle
grandi banche dati e alla continua valutazione e al continuo monitoraggio
dell'uso del farmaco: la vigilanza.
Farmacovigilanza:
come?
Come si esplica la vigilanza dell'uso di
un farmaco?
Si può sintetizzare che due sono gli obiettivi principali
a) |
verificare
l'efficacia di un farmaco in quel determinato paziente; |
b) |
monitorare
tutti gli effetti non desiderati che quel farmaco provoca in quel
determinato paziente. |
Questo
approccio appare semplice, ma la necessità di rendere tali osservazioni
utili per quel medico e trasferibili a tutti gli altri medici, impone una
serie di procedure che sono diventate, per esigenza di standardizzazione
e di accesso da parte di tutti, delle normative.
Farmacovigilanza
in Italia
In Italia: quali normative?
Per essere concreti entriamo nella normativa Italiana che ha fatto sue
le direttive 93/99/CEE, con il Decreto Legislativo 18 febbraio 1997, n
44 cui ha fatto seguire la Circolare Esplicativa del 24 settembre 1997,
n 12.In dette normative emergono i seguenti concetti:
a) definizioni:
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gli effetti collaterali negativi o reazione avverse sono reazioni
nocive, non volute, che si verificano alle dosi di medicinale somministrati
all'uomo per la profilassi, la diagnosi o la terapia di una affezione,
o per modificare una funzione fisiologica |
|
gli effetti collaterali o reazioni avverse possono essere gravi
se hanno esito letale, o minacciano la sopravvivenza, o generano invaliditā,
incapacitā, o provocano o prolungano il ricovero ospedaliero |
|
effetti collaterali
o reazione possono essere inattesi, se la natura o la gravitā non
sono indicati o non corrispondono a quanto riportato sulle caratteristiche
tecniche del medicinale |
|
un effetto collaterale inatteso o reazione
avversa inattesa, possono essere gravi se hanno esito letale, o minacciano
la sopravvivenza, o generano invaliditā, incapacitā o provoca o prolunga
il ricovero in ospedale |
b) attori:
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Medici
e Farmacisti operanti sul territorio, in aziende ospedaliere, in IRRCS,
in presidi
ospedalieri e cliniche private |
c) nodi del sistema locale:
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Dipartimento per la Valutazione dei Medicinali e la Farmacovigilanza del
Ministero
della Sanità |
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Gli Uffici per la Farmacovigilanza delle Regioni |
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Le Aziende titolari di autorizzazione all'immissione in commercio
dei medicinali |
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Le Aziende Ospedaliere, gli Istituti di Ricovero e Cura a carattere
Scientifico, le Aziende sanitarie locali |
Farmacovigilanza: altrove
E'
una necessità globale?
La diffusione del farmaco nel mondo ha seguito la globalizzazione
delle Scuole di Medicina che hanno di gran lunga anticipato la globalizzazione
economica.
Trattasi quindi di una scienza applicata che deve prevedere non solo la
conoscenza integrata e lo scambio corretto di informazioni tra Paesi,
ma deve prevedereuna necessaria armonizzazione di approccio e di conduzione
e infine un data base comune.
Per motivi storici e di impegno di studio è emersa naturale la
funzione di modello, e di guida spesso della FDA
in cui hanno aderito le varie Agenzie Nazionali quelle sopra Nazionali
quali l'EMEA
il CPMP per
quanto riguarda l'Europa.
Farmacovigilanza:
le banche dati
Il
data base di riferimento della FDA è il MEDWATCH:
The FDA Medical Products Reporting Program.
Anche il Ministero della Sanità Italiano dispone di un archivio,
cui è necessario arrivare per completare in modo adeguato le informazioni.
Farmacovigilanza
e qualità
Siamo soddisfatti del modo di raccogliere
le complicazioni da farmaci?
E' una domanda che ci facciamo frequentemente, e la
cui risposta non appare molto concludente. In una ragionata analisi delle
segnalazioni fatta recentemente da Tejal Gandhi e colleghi (3), tali segnalazioni
appaiono più frequenti se vengono ottenute da domande dirette,
di quanto nella realtà appaiano nei records ufficiali: i pazienti
intervistati associano al farmaco disturbi più frequentemente,
di quanto poi emerga nelle carte: 18% sul totale delle prescrizioni contro
il 3%. Questo può fare pensare ad una positiva sensibilità
dell'utilizzatore all'effetto del farmaco e una certa tendenza a riconoscere
una sua pericolosità intrinseca, ma dall'altro lato apre una domanda
se gli strumenti in mano ai medici/farmacisti sono sufficienti per interpretare
in modo corretto un rapporto di causa ed effetto: sopravalutazione
sottovalutazione o indifferenza?
Riferimenti
bibliografici:
1. |
W.H.
Inman: Wofson Lecture: The risks of Medical Intervention. Oxford University,
January 1984 |
2. |
J.
Urquhart, K. Heilmann: Drugs, Risk and Benefit Agrippa edition Koeln
1985 |
3. |
T
Gandhi, J Gen. Intern Med 2000;15:149-54 |
Farmacovigilanza:
spunti di riflessione
Nella
letteratura non specializzata per la farmacovigilanza compaiono spesso
informazioni che non sempre vengono integrate nelle banche dati tradizionali
per la farmacovigilanza, ma sicuramente possono valere come spunti di
riflessione; eccone alcuni:
1. |
Esther
C et al: Meta Analysis of the Relation between Silicone Breast Implants
and the Risk of Connettive-Tissue Diseases. NEJM 2000;342:781-90 |
2. |
Barbara
S et al: Experience of a Scientific panel Formed to Advise the Federal
Judiciary on Silicone Breast Implants. NJM 2000;342: 812-15 |
3. |
Todd
W et al: Hypertension and antiihypertensive therapy as risk factors
for type 2 diabetes mellitus. NEJM 2000; 342:905-12
|
4. |
Ferner
RE e Aronson JK: Medication errors, worse than a crime. Lancet 2000,
355:947-48
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