Freeman
Dilys J, Norrie John, Caslake Muriel J., Gaw Allan, Ford Ian, Lowe Gordon
D.O., O'Reilly Denis St. J., Packard Chris J., Sattar, Naveed for the
West of Scotland Coronary Prevention Study Group
Diabetes 2002; 51:1596-1600
RIASSUNTO
Ormai
molte evidenze sostengono un ruolo potenziale dell'infiammazione nella
patogenesi del diabete di tipo 2. L'obiettivo di questo studio era di
determinare la capacità della proteina-C reattiva (PCR) di predire
lo sviluppo di diabete in uomini di età media nell'ambito dello
studio WOSCOPS (West of Scotland Coronary Prevent Study). Campioni di
sangue al basale per la determinazione della PCR erano disponibili per
5245 soggetti, dei quali 127 vennero classificati per una transizione
da normale controllo glicemico a diabete conclamato nel corso dello studio
(sulla base dei criteri dell'American Diabetes Association). I livelli
basali di PCR erano un importante predittore dello sviluppo di diabete
all'analisi multivariata (HAZARD RISK [HR] per l'aumento di 1 deviazione
standard [DS] 1,55; IC 95% 1,32-1,82; p<0,0001). All'analisi multivariata,
la PCR rimaneva un predittore di sviluppo del diabete (HR 1,30; 1,07-1,58;
p=0,0075), indipendente da altri predittori utilizzati clinicamente, tra
cui il BMI basale, i livelli plasmatici a digiuno di trigliceridi e glucosio.
Inoltre si è osservato un aumento graduale del rischio attraverso
i quintili di PCR, evidente anche a 1 anno di follow-up. Il quintile più
alto (CRP>4,18 mg/L) era associato con un rischio maggiore di tre volte
di sviluppare diabete (HR 3,07; 1,33-7,10) ad un'analisi multivariata
a 5 anni. Quindi la PCR predice lo sviluppo di diabete di tipo 2 in soggetti
di sesso maschile di età media, indipendentemente dagli altri fattori
di rischio. Poiché la PCR, la proteina di fase acuta più
comunemente utilizzata nella pratica clinica, è molto stabile nel
siero, le nostre osservazioni hanno un potenziale clinico nell'aiutare
ad individuare i soggetti destinati a sviluppare diabete. Esse supportano
inoltre la considerazione che l'infiammazione di basso-grado è
importante nella patogenesi di questa malattia.
COMMENTO
La proteina C-reattiva è il marker di infiammazione più
comunemente usato. Aumenti nella concentrazione di PCR (anche all'interno
del normale range clinico) e di altri marker infiammatori sono predittori
indipendenti di futuri eventi cardiovascolari. Studi cross sectional hanno
mostrato che livelli elevati di PCR sono correlati in modo significativo
con gli aspetti tipici della sindrome metabolica (insulino-resistenza),
tra cui gli indici di adiposità, l'iperinsulinemia e la sensibilità
all'insulina, l'ipertrigliceridemia e bassi livelli di colesterolo HDL.
Recentemente, dati Studio Women's Health hanno identificato i livelli
elevati di PCR come un predittore dello sviluppo del diabete nelle donne,
indipendente da BMI e insulina, benchè altri predittori accertati
come i lipidi a digiuno e la pressione arteriosa non siano stati considerati.
Questo risultato è coerente con altri studi che hanno dimostrato
come altri marker di infiammazione (conta delle cellule bianche, albumina
serica e amiloide A serica) siano predittivi dello sviluppo di diabete.
L'obiettivo del presente studio era di valutare la capacità della
concentrazione di PCR serica al basale di predire lo sviluppo di diabete
di tipo 2 negli uomini, in associazione con altri marker noti, come i
livelli plasmatici di trigliceridi, durante il periodo di 5 anni di follow-up
dello studio WOSCOPS.
Questo studio ha dimostrato, per la prima volta, che l'aumento di PCR
è un predittore dello sviluppo di diabete in uomini di età
media, indipendente dai fattori di rischio noti, inclusi i livelli plasmatici
di trigliceridi a digiuno, il BMI e la glicemia. Infatti, all'analisi
multivariata, la variazione di una deviazione standard nella concentrazione
plasmatica di PCR nella coorte era associata ad un rischio simile a quello
relativo al BMI, ai livelli plasmatici di glucosio e di trigliceridi,
fattori conosciuti come predittori di diabete. In aggiunta, gli uomini
nel quintile più alto di PCR (>4,18 mg/L) hanno mostrato un
rischio tre volte più alto di sviluppare diabete, se confrontati
con quelli nel quintile più basso (<0,66 mg/L) dopo aggiustamento
per tutte le altre variabili. Queste relazioni erano meno evidenti quando
veniva utilizzata una definizione di insorgenza di diabete che escludesse
la presenza di un peggioramento significativo della tolleranza al glucosio.
Questo studio è complementare ai recenti risultati pubblicati da
Pradhan su JAMA (286; 327-336, 2001) che ha dimostrato una correlazione
simile nelle donne, anche se non sono stati determinati i livelli di fattori
di rischio classici. Lo studio comprendeva invece la misurazione di interleuchina
6 e di insulina a digiuno. Entrambi gli studi sono consistenti con il
precedente studio ARIC (Atherosclerosis Risk in Communities), nei quali
molti marker di infiammazione si sono dimostrati predittori indipendenti
di diabete.
L'importanza del risultato ottenuto con la PCR è dovuta alla stabilità
di questa proteina nel plasma e nel siero, alla disponibilità di
standard riconosciuti internazionalmente e alla facilità della
sua determinazione, che la rendono idonea per valutazioni su vasta scala.
L'analisi qui riportata approfondisce la descrizione preliminare dei marker
di sviluppo della patologia diabetica nello studio WOSCOPS; tuttavia,
l'analisi post-hoc presenta dei limiti nella sua interpretazione. Infatti
l'evento primario nel WOSCOPS era la malattia cardiovascolare e non il
diabete. E' stato chiaramente stabilito che la fase prediabetica è
aterogenica, e fattori comuni di rischio come BMI e trigliceridi predicono
sia la malattia cardiovascolare che il diabete. E' interessante notare
che, dei 127 soggetti che hanno sviluppato il diabete nel WOSCOPS, solamente
17 hanno avuto un evento cardiovascolare. E' stato dimostrato che la concentrazione
di PCR plasmatica, in aggiunta agli altri marker infiammatori, predice
eventi cardiovascolari in questa stessa popolazione. Tuttavia, poichè
il diabete non sempre determina l'insorgenza di eventi cardiovascolari
e poichè la malattia già di per sè richiede una terapia,
è di considerevole importanza l'individuazione di marker in grado
di predire il rischio di sviluppare il diabete.
In conclusione, lo studio ha dimostrato per la prima volta, che la concentrazione
di PCR è predittore significativo di diabete negli uomini di età
media indipendente dai classici fattori di rischio normalmente utilizzati.
Questi dati sottolineano ulteriormente il ruolo della PCR quale predittore
dello sviluppo di diabete e confermano che un'infiammazione di basso grado
sia determinante nella patogenesi del diabete di tipo 2.
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