Hundal
RS et al.
J. Clin. Invest. 2002; 109:1321-1326
L'insulino-resistenza è associata a iperglicemia, dislipidemia
e iperproduzione cronica di insulina, da cui possono derivare insufficienza
delle cellule beta pancreatiche e sviluppo di diabete di tipo 2. L'insulino-resistenza,
come componente della sindrome metabolica, è anche collegata ad
un aumentato rischio di malattia cardiovascolare. La prevalenza di insulino-resistenza
e di diabete di tipo 2 è alta ed in continuo aumento, in parte
dovuta ad uno stile di vita sedentario e all'obesità. Sebbene vi
sia una evidente coinvolgimento di una ridotta sensibilità dei
tessuti all'insulina, mediata da alterazioni del sistema di segnali post-recettoriale,
rimane non chiarita la patologia molecolare sottostante.
Studi recenti, condotti su roditori geneticamente obesi, hanno mostrato
che dosi elevate di salicilati hanno migliorato il loro quadro glicemico,
insulinemico e lipidemico. Questa azione sembra essere esercitata mediante
l'inibizione a monte del regolatore del fattore nucleare kappa B (serino-chinasi
IkappaB-chinasi beta, IKKbeta) che è modulato dagli acidi grassi
e gioca un ruolo chiave nell'infiammazione tissutale.
Nove soggetti (6 uomini e 3 donne) con diabete di tipo 2 hanno interrotto
la terapia anti-diabetica con metformina e/o sulfonilurea una/due settimane
prima dello studio. Sono stati poi studiati prima e dopo due settimane
di trattamento con 7 g/die circa di aspirina. I soggetti sono stati sottoposti
a test di tolleranza con somministrazione di cibo frullato ed a clamps
iperinsulinemici-euglicemici con [6,6-2H2]-glucosio per determinare il
turnover del glucosio. Il pasto liquido conteneva il 33% del loro fabbisogno
calorico, 240 kcal/8 once, 55% carboidrati. Il clamp iperinsulinemico-euglicemico
prevedeva una somministrazione iniziale di insulina in due tempi, seguito
da un'infusione costante per 5 ore di 120 mU/mq/min,
mentre il glucosio ematico era mantenuto a 100 mg/dL.
Il trattamento con dosi elevate di aspirina per due settimane, che ha
portato ad una concentrazione plasmatica media di salicilati di 27 mg/dL,
è risultato in una riduzione del 25% circa della glicemia a digiuno
(p<0,0001), non associata ad episodi di ipoglicemia. La terapia ha
determinato anche riduzioni significative delle concentrazioni plasmatiche
di colesterolo totale (15%, p=0,01), colesterolo-HDL (10%, p=0,01), trigliceridi
(48%, p=0,009) e proteina C-reattiva (17%, p=0,02). Si è evidenziata
inoltre una diminuzione del 29% della clearance insulinica (p<0,0001),
senza che vi siano state modificazioni del peso corporeo.
Durante il test di tolleranza al cibo frullato la terapia con aspirina
ha indotto una riduzione dell'area sotto le curve di glucosio plasmatico
(21%, p=0,0001) e di acidi grassi (52%, p=0,005). Il trattamento ha diminuito
anche la produzione basale di glucosio epatico (22%, p=0,005) ed aumentato
il tasso di eliminazione, insulino-mediata, di glucosio (19%, p=0,02).
Il grado di ossidazione del glucosio è migliorato in seguito alla
terapia con aspirina in condizioni basali (p=0,009) e durante il clamp
iperinsulinemico (p=0,03).
I ricercatori concludono il loro manoscritto affermando che i dati di
questo studio supportano l'ipotesi che IKKbeta rappresenti un nuovo target
per il trattamento del diabete mellito di tipo 2. Essi hanno osservato
che un trattamento con alte dosi di aspirina ha migliorato l'iperglicemia,
sia a digiuno, che postprandiale, nei pazienti con diabete di tipo 2.
Questo effetto sembra essere dovuto ad una diminuita produzione di glucosio
epatico e ad un'aumentata sensibilità all'insulina. Essi suggeriscono
che la down-regulation della serino-chinasi sia coinvolta nella
patogenesi dell'insulino-resistenza nel diabete di tipo 2. I ricercatori
hanno anche evidenziato che gli effetti dei salicilati sull'insulino-resistenza
erano mediati dalla inibizione della IKKbeta, e non dall'inibizione della
cicloossigenasi.
Tuttavia, a causa della potenziale tossicità associata ad alte
dosi croniche di aspirina, essi ne sconsigliano fortemente l'utilizzo
per il trattamento del diabete di tipo 2.
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