Uno studio
pilota che ha utilizzato un farmaco correntemente impiegato nel trattamento
delle periodontiti e dell'acne ad alte dosi, ha mostrato che doxiciclina
a basso dosaggio inibisce in modo significativo i marker infiammatori,
tra cui la proteina C-reattiva (PCR) a l'interleuchina-6 (IL-6), e l'attività
della metalloproteinase 9 di matrice (MMP-9) in pazienti con sindrome
coronarica acuta. Questi risultati, ottenuti nell'ambito dello studio
MIDAS (Metalloproteinases Inhibition with Low-Dose Doxycycline
to Prevent Acute Coronary Sindrome), sono stati presentati all'ultimo
Congresso dell'American Heart Association lo scorso novembre.
Lo studio è inserito in una ricerca più ampia, sponsorizzata
dall'NIH, finalizzata a valutare gli effetti su end point clinici di una
riduzione dei livelli di marker dell'infiammazione.
I risultati sono stati resi pubblici a distanza di poche settimane dalla
pubblicazione dalla pubblicazione su Circulation del manoscritto di Ridker,
sulla efficacia prognostica della PCR nella malattia cardiovascolare,
ed assumono ancora più rilevanza in quanto la doxiciclina è
il primo farmaco che si è dimostrato capace di manipolare selettivamente
questa proteina.
Il Dr Brown, responsabile dello studio, aveva condotto qualche anno fa
una valutazione su campioni derivanti dall'arteriectomia in pazienti con
angina stabile o instabile ed aveva osservato che l'espressione della
MMP-9 era parte in causa della rottura di placca, mediata dalla sua degradazione.
Era necessario disporre di un inibitore di questo enzima per confermare
l'ipotesi.
Successivamente si scoprì che la tetraciclina doxiciclina poteva
inibire la MMP-9, ma la dose comunemente utilizzata (100 mg due volte
al dì) era anche efficace nel trattamento della clamidia.
Contemporaneamente si formulò l'ipotesi che questa infezione potesse
portare ad un aumento del rischio cardiovascolare, ma nessun studio riuscì
a portare evidenze positive riguardo l'impatto della MMP-9.
Recentemente è stato approvato un dosaggio più basso del
farmaco (20 mg due volte al dì) per il trattamento della patologia
periodontale, una condizione che è anche mediata dalla MMP-9, ritenuta
responsabile della distruzione del tessuto. A questa dose il farmaco non
esplica una reale attività antibatterica, ma lega le molecole di
zinco richieste per il funzionamento della MMP-9 ed esercita altri effetti
antinfiammatori.
Il MIDAS è uno studio pilota, condotto su 50 pazienti con sindrome
coronarica acuta (ACS) recente, randomizzati al trattamento con doxiciclina
a basse dosi (LDD) o placebo. Sono state misurati i livelli e l'attività
delle proteine MMP-9 e MMP-2 al basale e dopo 6 mesi di trattamento, così
come i livelli di altri marker infiammatori, tra cui la PCR, la IL-6,
la IL-10 e il tumor necrosis factor-alfa (TNF-alfa). Circa l'80%
dei soggetti di entrambi i gruppi era in trattamento con statine, che,
sebbene siano in grado di ridurre i livelli di PCR, non sono state considerate
fattori confondenti.
Il trattamento LDD non riduce sostanzialmente i livelli di MMP-9, ma ne
diminuisce significativamente l'attività, se confrontato con il
placebo. In modo simile, la PCR è ridotta di circa il 50% e anche
l'IL-6, che è un induttore della sua produzione, mentre gli altri
marker di infiammazione non sono significativamente alterati. Lo studio
non aveva la potenza per valutare end point clinici.
Lo stesso Autore ha in programma due trial più ampi per determinare
l'efficacia del trattamento su end point clinici in pazienti ad alto rischio
e per testare la reversibilità dell'effetto.
|