Woodman
RJ, Mori TA, Burke V, Puddey IB, Barden A, Watts GF, Beilin LJ Atherosclerosis
2003; 166:85-93
Il
diabete di tipo 2 e l'ipertensione sono entrambi associati ad un rischio aumentato
di aterotrombosi. R. Woodmann (The University of Western Australia and Royal Perth
Hospital, Perth, Australia) e colleghi hanno valutato se l'acido eicosapentanoico
(EPA) e l'acido docosaesanoico (DHA), estratti dall'olio di pesce, hanno effetti
differenti sulle piastrine, sulla funzionalità vascolare e fibrinolitica
nei pazienti con diabete di tipo 2 e ipertensione. In un trial in doppio-cieco,
controllato con placebo, con disegno parallelo, 59 soggetti di entrambi i sessi
(donne in post-menopausa) diabetici e in terapia antipertensiva sono stati randomizzati
al trattamento con 4 g/die di EPA, DHA o olio d'oliva (placebo) per 6 settimane.
Sono stati valutati, prima e dopo l'intervento, l'aggregazione piastrinica stimolata
dal PAF e dal collagene, il rilascio di trombossano (TXB2) stimolato dal collagene,
gli antigeni per il tPA plasmatico e il PAI-1, il fattore Von Willebrand, la P-selettina
e la dilatazione flusso-mediata e gliceril-trinitrato-mediata dell'arteria brachiale. Le
dosi di EPA e DHA purificati sono state scelte sulla base di studi precedenti
che suggerivano l'uso di dosaggi elevati per ottenere un effetto rilevabile. Inoltre
Woodman e colleghi hanno utilizzato una popolazione diabetica ipertesa perché
questi pazienti mostrano una aumentata aggregazione piastrinica, alterata fibrinolisi
e disfunzione endoteliale e sono quindi più verosimilmente adatti a mostrare
un effetto degli acidi grassi n-3. 39 uomini e 12 donne di 61,2+1,2 anni hanno
completato lo studio. Rispetto al placebo, l'assunzione supplementare di DHA,
ma non di EPA, ha ridotto significativamente l'aggregazione da collagene (16,9%,
p=0,05) e da TXB2 (18,8%, p=0,03). Non si sono evidenziate variazioni significative
dell'aggregazione piastrinica stimolata dal PAF, della funzionalità fibrinolitica
o di quella vascolare, sia nel gruppo EPA che nel gruppo DHA rispetto al gruppo
placebo. La riduzione evidenziata dell'aggregazione piastrinica stimolata dal
PAF e del rilascio di trombossano stimolato dal collagene suggerisce che DHA inibisce
la funzionalità piastrinica; i ricercatori ipotizzano che questi effetti
siano correlati all'inibizione da parte del DHA dell'attività della ciclossigenasi-1.
Questo potrebbe spiegare perché EPA non ha avuto un effetto rilevabile;
EPA è infatti meno efficace, rispetto a DHA, nell'inibizione dell'attività
in vitro dell'enzima. Inoltre potrebbe giustificare perché il supplemento
di DHA non ha avuto effetto sull'aggregazione piastrinica stimolata dal PAF, che
è meno dipendente dalla ciclossigenasi-1. Il primo studio randomizzato
controllato con placebo e disegnato per confrontare i diversi acidi grassi n-3
presenti nell'olio di pesce, ha evidenziato che DHA può essere un agente
antitrombotico più efficace rispetto a EPA. Lo studio ha dimostrato infatti
che gli oli di pesce che contengono sia EPA che DHA riducono l'aggregazione piastrinica,
la funzionalità fibrinolitica ed endoteliale. Altri studi non controllati
hanno testato EPA e DHA purificati e hanno suggerito che questi acidi grassi n-3
sono responsabili di alcuni di questi effetti benefici. Tuttavia, fino ad ora,
nessuno studio aveva confrontato gli acidi grassi n-3 per determinare se la loro
influenza sulle piastrine, sulla funzione fibrinolitica e vascolare fosse equivalente. Sono
comunque necessari studi a lungo termine di morbidità e mortalità,
in successione, per stabilire se DHA contribuisce alla riduzione della malattia
cardiaca fra i pazienti con diabete di tipo 2 in terapia antipertensiva.
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