Iwan
C. C. van der Horst, Felix Zijlstra, et al. J Am Coll Cardiol 2003;42:784-91 Dai
risultati di uno studio, pubblicato sul Journal of the American College of
Cardiology del 3 settembre 2003, ed ora ritenuto una pietra miliare della
ricerca clinica, è emerso che un'infusione di glucosio-insulina-potassio
(GIK) è in grado di salvare la vita a molte persone che hanno un infarto
miocardico (IM). Questo trattamento, in aggiunta all'angioplastica coronarica
transluminale primaria (PTCA), ha ridotto la mortalità dei pazienti senza
insufficienza cardiaca, ma non di tutti i pazienti colpiti da IM. Sin dall'inizio
degli anni '60, l'infusione con GIK è stata proposta come terapia da attuare
nelle prime ore successive all'infarto miocardico. Si riteneva che l'effetto principale
dell'infusione di GIK fosse l'apporto di glucosio ad un miocardio ischemico. Dall'aprile
1998 al settembre 2001, 940 pazienti con infarto miocardico acuto eligibile per
PTCA sono stati randomizzati a ricevere o meno un'infusione continua di GIK per
8-12 ore. A 30 giorni, si sono verificati 23 (4,9%) decessi fra i 476 pazienti
nel gruppo GIK e 27 (5,8%) fra i 464 pazienti nel gruppo controllo (rischio relativo
[RR] 0,82; Intervallo di Confidenza [IC] 95% 0,46-1,46). In un sottogruppo di
856 pazienti (91,1%) in classe Killip 1 che non avevano segnali di insufficienza
cardiaca, la mortalità a 30 giorni era di 5 (1,2%) dei 426 pazienti sottoposti
ad infusione con GIK e di 18 (4,2%) dei 430 pazienti che non ricevevano l'infusione
(RR, 028;95% IC 0,65-3,22). Oltre al possibile sovraccarico di volume nei pazienti
con insufficienza cardiaca, non si sono osservati effetti avversi dell'infusione. Limitazioni
dello studio comprendono una potenza insufficiente nel rilevare una differenza
significativa della mortalità basata su un campione di misura relativamente
ridotta dei sottogruppi, assenza di correzione per confronti multipli e disegno
in aperto. Gli autori affermano che l'infusione con GIK, come terapia aggiuntiva
alla PTCA nell'infarto miocardico acuto, non ha prodotto risultati significativi
nella riduzione della mortalità in tutti i pazienti; l'efficacia di GIK
nei pazienti con segnali di insufficienza cardiaca (classe Killip>/=2) all'ammissione
è da valutare. Una riduzione significativa si è osservata nel sottogruppo
senza insufficienza cardiaca. In un editoriale di accompagnamento, il dott.
Carl S. Apstein (Boston University, Massachusetts), sottolinea che una percentuale
relativamente alta di infusione con GIK può spiegare l'assenza di risultati
positivi di questa terapia nei pazienti con insufficienza cardiaca. Egli confronta
i risultati di questo studio con quelli di studi precedenti e raccomanda ulteriori
ricerche per chiarire se l'infusione con GIK è utile in tutti i pazienti
con infarto miocardico acuto e nei sottogruppi con shock o insufficienza cardiaca
congestizia. |