ORAL
SIMVASTATIN TREATMENT IN RELAPSING-REMITTING MULTIPLE SCLEROSIS
Vollmer T, Key L, Durkalski V, et al.
Lancet 2004; 363:1607-1608
Nel corso degli ultimi dieci anni ci sono stati notevoli progressi nel
trattamento della sclerosi multipla, ed il nichilismo terapeutico non
può più essere giustificato. I nuovi farmaci immunomodulatori
(interferoni beta-1a e beta-1b, glatiramer-acetato e mitoxantrone) sono
adesso ampiamente utilizzati. Tuttavia, l'efficacia limitata di questi
trattamenti, la somministrazione per via iniettiva e gli inconvenienti
e la tossicità associati al loro uso rendono evidente la necessità
di nuove terapie.
Le statine sono farmaci ampiamente usati per la riduzione del colesterolo
che hanno mostrato effetti immunomodulatori grazie ai quali potrebbero
risultare utili nel trattamento di patologie infiammatorie.
Le statine interferiscono con i mediatori dell'infiammazione nel sistema
nervoso centrale dove sembrano inibire l'antigene 1 associato alla funzione
linfocitaria (LFA-1) - un ligando per le molecole di adesione intracellulare
(ICAM) che consentono alle cellule coinvolte nel processo infiammatorio
di attraversare la barriera emato-encefalica - e la produzione della metallo-proteasi
9 della matrice, un enzima associato alla trasmigrazione delle cellule
T attraverso le barriere endoteliali. Inoltre, inibiscono in-vitro la
proliferazione dei linfociti T in maniera dose-dipendente, in particolare
se associate all'interferone beta-1b.
Oltre alle spiccate proprietà antinfiammatorie, esse mostrano anche
alcuni effetti proinfiammatori. Il pretrattamento con simvastatina induce
un aumento dose dipendente delle citochine proinfiammatorie interferone-g
e interleuchine 1 e 2 nel surnatante di linfociti T stimolati con anticorpi
anti-CD3. Lovastatina si è dimostrata efficace nei modelli sperimentali
di encefalomielite autoimmune di Lewis di ratto e topo, nei quali atorvastatina
ha prevenuto lo sviluppo della paralisi recidivante cronica nel topo.
Sulla base dei loro effetti biologici e del fatto che le statine sono
generalmente ben tollerate e sicure, vengono somministrate per via orale
e sono poco costose, i trial clinici sulla sclerosi multipla sono stati
accolti con entusiasmo.
In questo studio sono stati riportati i risultati del primo trial clinico
con una statina nella sclerosi multipla. Lo studio prevedeva la somministrazione
di simvastatina per via orale a 30 pazienti con sclerosi multipla ricorrente-recidivante.
Simvastatina alla dose di 80 mg è risultata associata alla riduzione
del numero e del volume delle lesioni della sclerosi multipla alla risonanza
magnetica (RM) dopo 6 mesi di terapia. Data la storia naturale della sclerosi
multipla, è comunque necessaria cautela.
I risultati dello studio suggeriscono comunque che il farmaco ai suddetti
dosaggi possa inibire le componenti infiammatorie che nella sclerosi multipla
portano alla disabilità neurologica. Tali risultati, combinati
con i lavori pubblicati sugli effetti immunologici delle statine, supportano
l'opportunità dello sviluppo di trial clinici controllati per stabilire
la sicurezza e l'efficacia delle statine stesse nel trattamento della
sclerosi multipla ricorrente-recidivante.
È responsabilità di tutte le parti interessate assicurare
che tutte le potenziali attrattive delle statine (accesso facilitato,
convenienza, bassi costi) non si trasformino in un'arma a doppio taglio,
nel caso in cui studi appropriati venissero soppiantati da un uso diffuso
ed improprio. Il vantaggio più ovvio delle statine sugli altri
farmaci per la sclerosi multipla è la somministrazione orale. Dato
che le prove della loro efficacia in questa malattia sono attualmente
limitate, sono appunto necessari studi più ampi per acquisirne
di più sicure.
|