OSTEOPROTEGERIN
IS A RISK FACTOR FOR PROGRESSIVE ATHEROSCLEROSIS AND CARDIOVASCULAR DISEASE
Kiechl S, Schett G, Wenning G, et al.
Circulation 2004; 109:2175-2180
RIASSUNTO
CONTESTO L'osteoprotegerina è un nuovo componente della
super famiglia dei recettori per il TNF (fattore di necrosi tumorale)
e un recettore decoy solubile.
Una recente ricerca sperimentale ha ipotizzato un coinvolgimento di questa
proteina nell'aterogenesi, ma questo concetto richiede una conferma a
livello epidemiologico.
METODI E RISULTATI In alcuni partecipanti dello studio di popolazione
prospettico Bruneck Study, sono stati valutati la gravità,
l'inizio e la progressione dell'aterosclerosi nelle arterie carotidee.
Sono stati registrati i casi di malattia cardiovascolare incidente e morte
per cause vascolari per un periodo di 10 anni (dal 1990 al 2000). I livelli
di osteoprotegerina sono stati misurati raccogliendo campioni di sangue
al basale e durante il follow-up. L' osteoprotegerina serica ha mostrato
un'associazione importante con numerosi fattori di rischio vascolare,
compresi età, diabete, markers di infiammazione sistemica, infezione
cronica e fumo. All'analisi multivariata, l'osteoprotegerina risultava
significativamente correlata a gravità e progressione a 10 anni
dell'aterosclerosi carotidea. Inoltre, un elevato livello di osteoprotegerina
si è rivelato un fattore di rischio indipendente per malattia cardiovascolare
incidente (rischio relativo corretto per il terzile più alto di
osteoprotegerina vs quello più basso 2,2 [1,3-3,8]; p=0,001) e
morte per cause vascolari (rischio relativo corretto per il terzile più
alto di osteoprotegerina vs quello più basso 3,1 [1,2-8,2]; p=0,010),
ma non per morte dovuta a cause non vascolari.
CONCLUSIONI L'osteoprotegerina è un fattore di rischio indipendente
per la progressione dell'aterosclerosi e l'insorgenza di malattia cardiovascolare.
COMMENTO
Uno studio recente ha mostrato che uno dei regolatori della densità
minerale ossea, l'osteoprotegerina (OPG), rappresenta un fattore di rischio
indipendente per l'aterosclerosi progressiva e le malattie cardiovascolari
incidenti (CVD). I soggetti con i livelli più elevati di OPG avevano
una probabilità di incorrere in una CVD almeno doppia rispetto
a quelli i cui livelli erano i più bassi.
Rimane da valutare se l'OPG sia solo un marker di aterosclerosi avanzata
oppure se, attualmente, possa essere considerato un fattore di rischio
per aterosclerosi e malattia cardiovascolare.
E' importante chiarire questo dubbio, poichè sono in corso trials
clinici per valutare se l'OPG geneticamente modificata possa costituire
un nuovo trattamento per l'osteoporosi.
L'OPG fa parte della famiglia dei recettori per i TNF e pare sia in grado
di aumentare la densità minerale ossea, diminuendo così
il rischio di fratture. La teoria che l'OPG possa predire il rischio di
CVD ed altre patologie correlate potrebbe essere di fondamentale importanza
in futuro per determinare il rischio individuale dei pazienti, in modo
che quelli con i livelli di rischio più elevati vengano trattati
in modo più aggressivo.
Gli autori hanno voluto studiare l'OPG per la relazione esistente tra
osteoporosi e malattia cardiovascolare e per la presenza frequente di
entrambe le patologie nei pazienti.
Uno studio prospettico su donne anziane, pubblicato nel 2001, ha prodotto
la prima evidenza epidemiologica di un'associazione tra OPG e ictus fatale
con la maggior parte dei decessi per cause vascolari. Due ulteriori valutazioni
cross-sectional hanno mostrato una relazione tra livelli di OPG e aterosclerosi
coronarica grave prevalentemente in soggetti di sesso maschile.
Questo nuovo studio è la prima indagine prospettica di popolazione
disegnata per valutare l'associazione tra OPG ed aterosclerosi. E' una
parte dello studio più ampio Bruneck Study, che ha esaminato
l'aterosclerosi e le malattie cerebrali e dell'apparato scheletrico dal
1990 al 2000 in 915 uomini e donne di età compresa fra 40 e 80
anni.
Nel 1990, 1995 e 2000, gli autori hanno misurato i livelli di OPG dei
partecipanti a digiuno per un'intera notte e senza fumare per 12 ore.
I livelli ematici di OPG sono stati suddivisi in tre terzili. Durante
il periodo di follow-up, sono state effettuate anche indagini ad ultrasuoni
sulle arterie carotidee per determinare l'estensione e la progressione
dell'aterosclerosi. Utilizzando i dati dei ricoveri ospedalieri ed i certificati
di morte, sono state raccolte informazioni dettagliate sulla malattia
cardiovascolare fatale e non fatale.
All'analisi multivariata, l'OPG è stata correlata significativamente
alla gravità e alla progressione a 10 anni dell'aterosclerosi carotidea.
Inoltre, un livello elevato di OPG rappresentava un fattore di rischio
indipendente per CVD incidente e mortalità per cause vascolari,
mentre non lo era per morte dovuta a cause non vascolari.
Livelli elevati di osteoprotegerina predicevano un alto rischio per malattia
cardiovascolare, attacco cardiaco, ictus e interventi di rivascolarizzazione.
Questo dato può essere utilizzato in futuro per predire il rischio
individuale di un paziente, che potrebbe così essere trattato in
modo più aggressivo per i fattori di rischio per CVD. L'importanza
di questa forte associazione osservata in questo modello multivariato
è rilevante, data la correlazione emergente tra OPG ed età.
E' importante evidenziare anche che i livelli di OPG non erano correlati
in modo indipendente alla mortalità per cause non vascolari o a
molte altre patologie quali il cancro, malattie autoimmunitarie o asma.
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