EFFICACIA DI PACTIMIBE, INIBITORE DELL'ENZIMA ACAT, SULLA PROGRESSIONE DELL'ATEROSCLEROSI CORONARICA



EFFECT OF ACAT INHIBITION ON THE PROGRESSION OF CORONARY ATHEROSCLEROSIS
Nissen SE, Tuzcu EM, Brewer HB, et al.
N Engl J Med 2006; 354:1253-63


RIASSUNTO

CONTESTO L'enzima acil-coenzima A:colesterol-aciltransferasi (ACAT) esterifica il colesterolo in molti tessuti. In alcuni modelli animali gli inibitori di questo enzima esercitano effetti antiaterosclerotici.
METODI Sono state effettuate ultrasonografie intravascolari in 408 pazienti con malattia coronarica (CAD) documentata angiograficamente. Tutti i pazienti ricevevano le cure standard per la prevenzione secondaria, tra cui le statine, se indicate. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere l'inibitore dell'ACAT pactimibe (100 mg/die) o il placebo. L'ultrasonografia è stata ripetuta dopo 18 mesi per misurare la progressione dell'aterosclerosi.
RISULTATI La variabile primaria di efficacia relativa alla progressione dell'aterosclerosi -variazione percentuale del volume dell'ateroma- era simile nei due gruppi (0,69% e 0,59%, rispettivamente; p=0,77). Tuttavia, entrambe le variabili secondarie, determinate con la ultrasonografia intravascolare, hanno mostrato effetti sfavorevoli del trattamento con il farmaco. Rispetto ai valori basali, il volume normalizzato totale dell'ateroma rivelava una regressione significativa nel gruppo placebo (-5.6 mm3, p=0,001), ma non nel gruppo in pactimibe (-1,3 mm3, p=0,39; p=0,03 per il confronto tra gruppi). Il volume dell'ateroma nel subsegmento più ammalato era regredito di 3,2 mm3 nel gruppo di controllo, rispetto a 1,3 mm3 nel gruppo trattato (p=0,01). L'incidenza combinata di eventi cardiovascolari avversi era simile nei due gruppi (p=0,53).
CONCLUSIONI Nei pazienti con CAD, il trattamento con un inibitore dell'enzima ACAT non ha migliorato l'end point primario (volume dell'ateroma) e ha influenzato negativamente due misure secondarie maggiori di efficacia, valutate all'ultrasonografia. L'inibizione dll'ACAT non rappresenta quindi una strategia efficace per limitare l'aterosclerosi e, anzi, può promuovere l'aterogenesi.