OVERPRESCRIBING
PROTON PUMP INHIBITORS. IS EXPENSIVE AND NOT EVIDENCE BASED
Forgacs I, Loganayagam A
BMJ 2008; 336: 2-3. Editoriale
Le prescrizioni degli inibitori della pompa protonica sono
in continua crescita e non rispettano le linee guida basate sulle evidenze.
Il problema è presente sia in medicina generale che in ospedale.
Gli
inibitori della pompa protonica (PPI) sono una delle classi di farmaci
più prescritte nel mondo poichè combinano un alto livello
di efficacia con un basso profilo di tossicità. Nel 2006 la spesa
per questi farmaci è stata di £425m (€595m; $872m) in
Inghilterra (1) e £7miliardi a livello globale (2).
Gli studi dimostrano che i PPI sono sovra-prescritti in tutto il mondo,
sia in medicina generale che in ospedale (3-9). Nel 25%-70% dei pazienti
che assumono questi farmaci non hanno un'indicazione appropriata. Questo
significa che, come minimo, £100m del budget del sistema sanitario
nazionale inglese (NHS) e circa £2miliardi in tutto il mondo sono
spesi inutilmente ogni anno per i PPI.
Il primo PPI generico (omeprazolo) è stato introdotto nel 2002
e ora rappresenta più dei 4/5 di tutte le prescrizioni per PPI
nel Regno Unito. In 5 anni dalla sua commercializzazione, le prescrizioni
di PPI sono raddoppiate, sebbene le ragioni non siano così ovvie
(1).
Gli antagonisti dei recettori H2, efficaci e meno costosi, sono disponibili
per molti pazienti, ma i PPI rendono conto per oltre il 90% del budget
speso dall'NHS per trattare la dispepsia (1).
L'utilizzo maggiore, malgrado il costo più elevato, dovrebbe comunque
essere modulato dalle linee guida pubblicate in molti paesi. Il NICE britannico
ha pubblicato nel 2000 delle raccomandazioni per l'uso dei PPI che sono
relativamente selettive, specie nel lungo termine (10). Se le prescrizione
fossero ristrette alle raccomandazioni, la spesa scenderebbe in modo sensibile.
Ma quali evidenze delle linee guida non vengono seguite?
Sebbene si possa affermare che la sovra-prescrizione si verifichi più
frequentemente in medicina generale, non sono inusuali evidenze di uso
inappropriato di PPI anche in ospedale. Il 63%, 33% e 67% dei pazienti
ospedalieri che assumono PPI non rispondono ai criteri stabiliti rispettivamente
in Australia (3), Irlanda (4) e UK (5). In Michigan il 20% dei pazienti
ricevono i PPI all'ammissione e un altro 40% durante il ricovero (principalmente
per profilassi). Alla dimissione, metà dei pazienti stanno assumendo
PPI, molto più del doppio del numero che li prendeva prima del
ricovero (6). Nello stesso studio, il 90% dei pazienti non necessitava
dei farmaci, a meno che il fatto di aver sofferto in qualche momento del
passato di reflusso gastroesofageo venisse accettata come indicazione
ragionevole.
Problemi sono stati riscontrati anche nel passaggio dall'ospedale al territorio.
I pazienti continuano ad assumere i PPI inappropriatamente anche per lunghi
periodi, in quanto spesso sulla lettera di dimissione non viene specificata
la lunghezza della terapia; inoltre nella metà dei casi non viene
riportata la motivazione del trattamento (5, 7).Gli
studi in medicina generale provengono principalmente dall'Europa. In una
corte svedese, tra chi aveva assunto i PPI per 4 anni, solo il 27% era
in grado di interrompere la terapia completamente (8). Un audit prospettico
in una serie di pazienti ammessi al pronto soccorso ha rivelato che un
quarto era in cura con PPI, ma metà non aveva una indicazione ritenuta
appropriata (9). Dopo la pubblicazione delle linee guida del NICE è
stato ripetuto lo studio, ma i risultati sono stati i medesimi.
I PPI hanno un enorme vantaggio terapeutico. Specialmente nel lungo termine,
essi hanno trasformato la vita dei pazienti con sintomi precedentemente
intrattabili del reflusso e complicazioni correlate; inoltre sono di comprovata
validità nella prevenzione delle patologie iatrogene del tratto
gastrointestinale superiore. Un utilizzo a breve termine rappresenta una
buona opzione per trattare una vasta gamma di patologie acido-peptiche.
Tuttavia, anche se la tollerabilità dei PPI è alta, non
possono essere ignorati gli effetti collaterali. E' stato riportato un
aumento della prevalenza di pneumonia e di enterite da Campylobacter,
così come un rischio doppio di infezioni da Clostridium
difficile (11). La nefrite acuta interstiziale e l'osteoporosi sono rare,
ma riconosciute, conseguenze del trattamento con PPI (12).
L'effetto avverso della sovra-prescrizione sul budget farmaceutico in
tutto il mondo è il reale problema.
Un argomento di estrema importanza su cui discutere quindi è trovare
una modalità efficace per motivare i medici a seguire le raccomandazioni.
REFERENZE
1.
National Health Service. PACT centre pages. Drugs for dyspepsia. 2006.
2. IMS Health Report. Leading therapy classes by global pharmaceutical
sales. 2006.
3. Naunton M, Peterson GM, Bleasel MD. Overuse of proton pump inhibitors.
J Clin Pharm Ther 2000;25:333-40.
4. Mat Saad AZ, Collins N, Lobo MM, O'Connor HJ. Proton pump inhibitors:
a survey of prescribing in an Irish general hospital. Int J Clin Pract
2005;59:31-4.
5. Walker NM, McDonald J. An evaluation of the use of proton pump inhibitors.
Pharm World Sci 2001;23:116-7.
6. Pham CQD, Regal RE, Bostwick TR, Knauf KS. Acid suppressive therapy
use on an inpatient internal medicine service. Ann Pharmacother 2006;40:1261-6.
7. Grant K, Al-Adhami N, Tordoff J, Livesey J, Barbezat G, Reith D. Continuation
of proton pump inhibitors from hospital to community. Pharm World Sci
2006;28:189-93
8. Bjornsson E, Abrahamsson H, Simren M, Mattsson N, Jensen C, Agerforz
P, et al. Discontinuation of proton pump inhibitors in patients on long
term therapy: a double blind, placebo controlled trial. Aliment Pharmacol
Ther 2006;24:945-54.
9. Batuwitage B, Kingham JCG, Morgan NE, Bartlett RL. Inappropriate prescribing
of proton pump inhibitors in primary care. Postgrad Med J 2007;83:66-8.
10.
National Institute for Clinical Excellence. Guidance on the use of proton
pump inhibitors (PPI) in the treatment of dyspepsia. 2000.
11.
Dial S, Delaney J, Barkun A, Suissa S. Use of gastric acid-suppressive
agents and the risk of community-acquired Clostridium difficileassociated
disease. JAMA 2005;294:2989-95.
12.
Yang Y, Lewis J, Epstein S, Metz D. Long-term proton pump inhibitor therapy
and risk of hip fracture. JAMA 2006;296:2947-53.
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