È
quanto emerge da uno studio predisposto da Federfarma con la collaborazione
di Promofarma, grazie ai dati forniti da IMS, i cui risultati sono discussi
oggi a Roma, nel corso di una tavola rotonda, con la partecipazione di
rappresentanti del Governo, del Parlamento e delle Regioni.
Alcuni esempi:
1. i farmaci a base del principio attivo Bicalutamide, per la cura
del carcinoma alla prostata, vengono distribuiti per la quasi totalità
in farmacia nel Lazio, in Puglia, in Lombardia e in Basilicata, passano
quasi totalmente per le ASL in Abruzzo e Molise;
2. i farmaci a base di Aripiprazolo, per il trattamento della schizofrenia,
sono disponibili in farmacia per la quasi totalità in Liguria,
Lazio, Abruzzo e Molise, mentre in Campania per oltre il 50% sono erogati
dalle ASL;
3. le epoietine, farmaci per la cura di anemie gravi, sono distribuite
quasi totalmente in farmacia in Friuli-Venezia Giulia, ma passano nelle
ASL al 90% in Emilia-Romagna, Campania, Piemonte e Val d'Aosta.
4. i malati di Alzheimer, o piuttosto i loro familiari, trovano
quasi tutti i medicinali per il trattamento di questa grave patologia
in farmacia in Puglia, mentre in Emilia-Romagna e Campania, la metà
di questi medicinali è erogato dalle ASL;
5. i pazienti affetti da sindrome coronarica, una patologia cardiovascolare
in forte diffusione, possono curarsi quasi completamente in farmacia in
Piemonte, Val d'Aosta e Basilicata, mentre in Abruzzo e Molise devono
recarsi alla ASL, dove vengono distribuiti l'80% dei farmaci per il trattamento
di questa malattia;
6. le persone che hanno subito un trapianto di organo nella Regione
Lombardia trovano praticamente tutti i farmaci immunosoppressori in farmacia,
mentre in Piemonte devono andare, nel 93% dei casi, alla ASL.
Questa diversificazione determina conseguenze negative per i cittadini
e per il sistema:
a) incrina i Livelli Essenziali di Assistenza. In alcune zone i
cittadini trovano il farmaco di cui hanno bisogno nella farmacia sotto
casa, in altre, con gravi disagi ed elevati costi sociali, devono percorrere
svariati chilometri per ritirare il medicinale presso le strutture pubbliche,
in locali spesso destinati ad attività interne, non attrezzati
all'accoglienza dei pazienti e aperti poche ore alla settimana;
b) la distribuzione diretta da parte delle strutture pubbliche
impedisce ai medici di medicina generale e alle farmacie di avere un quadro
farmacologico completo dei propri pazienti, con il rischio di una perdita
di efficacia delle terapie; i farmaci innovativi sfuggono al medico di
medicina generale e al farmacista, determinando per questi operatori la
perdita della conoscenza diretta delle nuove terapie;
c) la distribuzione diretta non consente alla pubblica amministrazione
di disporre di informazioni tempestive, certe e verificabili sulla tipologia
dei farmaci erogati ai cittadini dalle ASL e sui relativi costi.
Le farmacie forniscono da anni, mensilmente, alle istituzioni tutti i
dati analitici (qualità, quantità, prezzo, medico prescrittore,
farmacia erogante, paziente) su ciascuno dei farmaci dispensati in regime
di SSN, senza alcun onere per lo Stato. È praticamente impossibile,
invece, tracciare il percorso di una confezione acquistata da una ASL
per comprendere quale utilizzo ne viene fatto (somministrazione ai pazienti
ricoverati, consegna alla dimissione, distribuzione diretta, smaltimento
dopo la scadenza).
LA PROPOSTA DI FEDERFARMA
Federfarma vuole individuare, insieme alle Regioni e con il sostegno del
Governo, una soluzione che consenta a tutti gli Italiani di avere lo stesso
livello di assistenza farmaceutica e di trovare sempre in farmacia i medicinali
di cui hanno bisogno.
Questo risultato si può raggiungere concordando un unico elenco,
uguale in tutta Italia, di medicinali che vengono acquistati dalle ASL
e distribuiti dalle farmacie e individuando una remunerazione per la farmacia
omogenea sul territorio e conveniente per il sistema.
SINTESI
DELL'INTERVENTO di Annarosa Racca
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