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CARTA DEL RISCHIO DI INFARTO (CRI)
 
   
  Il 21 gennaio 2003 a Roma l'Istituto Superiore di Sanità ha presentato al mondo scientifico e ai mass media la nuova Carta del Rischio di Infarto (CRI) italiana.

Per correttezza di informazione riportiamo la stesura integrale dei documenti redatti dal Ministero della Salute e dall'Istituto Superiore di Sanità in merito al Progetto Cuore e alla Carta del Rischio.


Redazione Ministerosalute.it - Fonte: Istituto Superiore di Sanità

Infarto: L'ISS presenta la prima carta del rischio
Su un campione di 17.000 uomini e 22.000 donne, per la prima volta coinvolte in uno studio longitudinale, è stata condotta un'indagine da cui emerge che l'Italia è uno dei paesi europei a minore rischio d'infarto. Ottimo lo stato di salute del cuore delle donne italiane, che "se non fumano rischiano pochissimo".




L'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha messo a punto uno strumento che stima la probabilità di andare incontro a un infarto miocardico nei successivi 5-10 anni. Si tratta della prima Carta del rischio italiana completa e aggiornata, comprendente anche i dati sulla popolazione femminile.

Lo studio, frutto di un'osservazione durata circa dieci anni su 17mila uomini e 22mila donne sani distribuiti su tutto il territorio nazionale, è stato coordinato dalla dottoressa Simona Giampaoli del Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica dell'Istituto Superiore di Sanità con la direzione del professor Marco Ferrario del Dipartimento di Scienze cliniche e Biologiche dell'Università dell'Insubria di Varese, con la collaborazione del professor Salvatore Panico del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Università Federico II di Napoli e del dottor Diego Vanuzzo dell'Agenzia Regionale della Sanità del Friuli Venezia. Entro l'anno i ricercatori completeranno il quadro del rischio cardiovascolare globale includendo tra le altre patologie anche l'ictus.


La disponibilità on line della Carta consente al navigatore interessato di inserire in un apposito questionario i propri dati e calcolare automaticamente il punteggio del rischio individuale, offrendo la possibilità di monitorare nel tempo la strategia di prevenzione adottata, una vera e propria "bussola", per capire se la si sta andando nella direzione giusta. E' bene, però, ricordare che per quanto possa essere utilizzato da chiunque, questo strumento è stato messo a punto principalmente per essere usato dal medico o insieme al medico.

Tra i vantaggi della Carta del rischio c'è quello di valutare il rapporto costi/benefici delle strategie di prevenzione adottate. "Finora abbiamo utilizzato prevalentemente carte statunitensi , costruite quindi su una popolazione con altre caratteristiche - afferma Panico - questa Carta che tiene conto delle differenze tra i sessi, delle peculiarità e degli stili di vita italiani risulterà preziosa, oltre che nell'identificazione dei soggetti a rischio, anche nel valutare il rapporto costi/benefici ottenuto applicando terapie farmacologiche e/o modificando gli stili di vita".

"La strada che ha portato al risultato ottenuto è stata lunga - afferma Enrico Garaci, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità - E' iniziata nella prima metà degli anni Ottanta con i progetti finalizzati del CNR. Ne è nato nel 1998 Il Progetto CUORE, finanziato con l'1% del Fondo Sanitario Nazionale, che ha coagulato intorno a sé gli interessi scientifici e l'entusiasmo di molti ricercatori in un "patto per la ricerca" coinvolgendo università, numerosi ospedali e medici di medicina generale e specialistica".

Il Progetto CUORE è un progetto molto complesso con tre obiettivi. "Il primo obiettivo - spiega la dottoressa Giampaoli - è stato quello della sorveglianza della malattia, espletata con l'attivazione del Registro nazionale degli eventi cardiovascolari, il secondo, realizzato insieme all'ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), ci ha permesso di fotografare i dati relativi ai fattori di rischio attraverso metodi standardizzati e il terzo, certamente il più delicato e difficile, è stato quello di raccogliere e armonizzare gli studi epidemiologici longitudinali degli anni '80, contemporaneamente all'osservazione di chi sviluppava la malattia, in modo da studiare la relazione tra i fattori di rischio e infarto. Questo ci ha permesso, in particolare, di "pesare" quanto i singoli fattori, differenziati nei due sessi, avrebbero inciso nell'insorgenza della malattia, di metterli insieme e redigere la carta".

E' stato così stimato il rischio medio della popolazione italiana, che è risultato nell'età compresa fra 40 e 70 anni, del 5,8% in 10 anni negli uomini e 0,9% in cinque anni nelle donne. "Si tratta di un risultato atteso poiché il rischio medio che abbiamo ottenuto - spiega Ferrario - conferma che la possibilità di sviluppare l'infarto cardiaco in Italia è più bassa rispetto agli altri paesi europei. Il dato sulle donne, inoltre, mai studiato prima d'ora, evidenza che esse corrono un rischio bassissimo di ammalarsi, soprattutto se non fumano".

"Questo progetto e il suo completamento con la carta cardiovascolare globale - conclude il presidente Garaci - testimoniano l'impegno dell'Istituto nella prevenzione e nella tutela della salute dei cittadini italiani".

 

Redazione Ministerosalute.it - Fonte: Istituto Superiore di Sanità

La valutazione del rischio cardiovascolare nella popolazione italiana
Nell'ambito della valutazione del rischio cardiovascolare nella popolazione italiana, che rappresenta uno degli obiettivi del Progetto Cuore, è stato realizzato un database comune attraverso la raccolta di informazioni provenienti da 17 coorti, costituite da circa 17.000 uomini e 22.000 donne del Nord, Centro e Sud d'Italia.

Nell'ambito della valutazione del rischio cardiovascolare nella popolazione italiana, che rappresenta uno degli obiettivi del Progetto Cuore, è stato realizzato un database comune attraverso la raccolta di informazioni provenienti da 17 coorti, costituite da circa 17.000 uomini e 22.000 donne del Nord, Centro e Sud d'Italia. Queste popolazioni, che avevano raccolto i fattori di rischio cardiovascolare con metodologie simili o confrontabili, sono state seguite per la storia clinica fino a tutto il 1998, con la raccolta e la validazione degli eventi fatali e non fatali di infarto del miocardio. E' stata così realizzata la Carta del Rischio di Infarto (CRI), che riesce ad esprimere, grazie all'identificazione di "pesi predittivi" dei singoli fattori di rischio e di una funzione matematica, la probabilità di sviluppare nei successivi anni un infarto del miocardio sicuro o possibile, o morte coronaria.

Nella CRI, la probabilità per le donne è stata calcolata su 5 anni per le donne e su 10 anni per gli uomini. Sono state individuate sei categorie di rischio, ognuna delle quali indica quante persone su 100 con quelle stesse caratteristiche si ammalano nei successivi 5 - 10 anni (rispettivamente, per le donne e per gli uomini).
Le categorie di rischio a 10 anni sono espresse come segue:

LIVELLO RISCHIO
CRI I meno del 5%
CRI II tra 5%
e
10%
CRI III tra 10%
e
15%
CRI IV tra 15%
e
20%
CRI V tra 20%
e
30%
CRI VI oltre il 30%

Per le categorie di rischio a 5 anni, è stato applicato un fattore di correzione di un terzo, derivato dalla differente sopravvivenza a 5 e 10 anni negli uomini, ipotizzando inoltre che la stessa differenza sia uguale per le donne. Pertanto, le categorie a rischio a 5 anni sono espresse nel modo seguente:

LIVELLO RISCHIO
CRI I meno del 1%
CRI II tra 1%
e
3%
CRI III tra 3%
e
5%
CRI IV tra 5%
e
7%
CRI V tra 7%
e
10%
CRI VI oltre il 10%

Consultando la Carta, per poter valutare il rischio di essere colpiti da infarto è richiesta la disponibilità dei seguenti fattori di rischio: età, pressione arteriosa sistolica, colesterolemia, abitudine al fumo di sigaretta, storia di diabete. E' poi possibile calcolare il punteggio per la valutazione del rischio individuale; per questo, è necessario conoscere: età, pressione arteriosa sistolica, colesterolemia, HDL colesterolemia, abitudine al fumo di sigaretta, storia di diabete, assunzione di terapia farmacologia contro l'ipertensione arteriosa.
La CRI è in grado di descrivere visivamente la categoria di rischio cui appartiene la persona, e il punteggio identifica la posizione precisa nella distribuzione del rischio individuale, aumentando la precisione della stima. Il calcolo del rischio e la consultazione della Carta valgono per le persone che hanno un'età compresa tra 40 e 70 anni, che non siano state già colpite da una malattia cardiovascolare. I fattori di rischio elencati devono essere misurati applicando le metodologie standardizzate descritte nel sito www.cuore.iss.it.

Tra i vantaggi di questo importante strumento realizzato nell'ambito del Progetto Cuore, possiamo elencare:
- l'identificazione dei soggetti ad aumentato rischio;
- la possibilità di misurare obiettivamente, nel tempo, il beneficio ottenuto modificando lo stile di vita e/o la terapia farmacologica;
- la valutazione del rapporto costo/beneficio.

Per concludere, uno sguardo alla situazione della popolazione italiana: essa presenta una frequenza di infarto al miocardio più bassa rispetto a quella del Nord Europa (e proprio per questo le categorie di rischio sono state ridefinite rispetto a quelle europee).
Il rischio medio della popolazione italiana corrisponde al limite inferiore della categoria CRI III negli uomini (5,8% in 10 ani) ed al limite superiore della categoria CRI I nelle donne (0,9% a 5 anni).