LA CONDUZIONE DI SPERIMENTAZIONI CLINICHE IN PEDIATRIA DI BASE



 

Linee guida di riferimento nazionale
Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali (ASSR)


PREFAZIONE AL DOCUMENTO

Nell'Unione Europea si stima che, nonostante più del 20% della popolazione complessiva sia rappresentata da persone di età compresa tra 0 e 16 anni, mediamente meno del 15% dei farmaci autorizzati all'uso umano sono stati commercializzati sulla base di prove cliniche attestanti le specifiche caratteristiche di rischio/beneficio nel bambino.
Perfino nel caso in cui tali farmaci risultano esplicitamente consentiti all'uso pediatrico, la percentuale degli studi effettuati è inferiore al 50%.
La mancanza di studi clinici pediatrici "ad hoc" fa si che i farmaci vengano utilizzati nel bambino "off-label" ossia con dosaggi, indicazioni e formulazioni non provati specificatamente per l'età pediatrica. In Europa circa il 60% di tutte le prescrizioni pediatriche sono off-label, con un notevole incremento di eventi avversi, anche mortali, e una frequenza di errore terapeutico che in pediatria risulta fino a 12 volte maggiore che per l'adulto.
Nel 2001 due importanti novità in tema di sperimentazione clinica pediatrica sono state introdotte: a livello europeo la direttiva 2001/20/CE e a livello nazionale il Decreto del Ministero della Sanità del 10 maggio 2001 "Sperimentazione clinica controllata in medicina generale e in pediatria di libera scelta". La prima riguarda l'esecuzione della sperimentazione clinica dei medicinali ad uso umano e sottolinea in particolare la necessità di effettuare la sperimentazione clinica in pediatria per migliorare il trattamento dei bambini. L'articolo 4 di tale direttiva è interamente dedicato alla "Sperimentazione clinica sui Minori", e fissa le condizioni essenziali che devono essere soddisfatte affinché la sperimentazione clinica, in accordo ai principi di Buona Pratica Clinica (GCP) e a specifiche Linee guida per la conduzione di studi clinici in ambito pediatrico (ICH-E11-2000), possa essere intrapresa.
La seconda novità è invece rappresentata, a livello nazionale, dal Decreto Ministeriale del 10 maggio che ha aperto al pediatra di base ed al medico di medicina generale la possibilità di svolgere attività di sperimentazione clinica anche relativamente all'età pediatrica. Obiettivo principale di tale decreto è stato quello di ricondurre anche la sperimentazione al significato di applicazione clinica e terapeutica non escludendola pertanto dall'ambito delle cure primarie. Tuttavia tale Decreto non ha evidenziato la necessità di adottare un ben differenziato approccio scientifico e metodologico nella organizzazione e nella conduzione degli studi pediatrici rispetto a quelli in cui sono coinvolti adulti assumendo come riferimento la specificità pediatrica intesa in senso farmacologico, etico e metodologico.
A sostegno del Decreto 10 maggio 2001 e per rispondere alla necessità di stabilire delle procedure per la corretta conduzione di studi clinici pediatrici l'Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali (ASSR) ha istituito un Gruppo di lavoro "ad hoc" con il compito di elaborare una "Linea guida per la conduzione della Sperimentazione Clinica in Pediatria di base". basata sui principi e le raccomandazioni delle Buone Pratiche Cliniche Europee.
La presente Linea guida, recepita e approvata in sede di Conferenza Stato-Regioni, assume oggi valore di legge e validità per tutti i territori regionali, e rappresenta uno stimolo per la creazione di Gruppi di Ricerca locali e per lo svolgimento di una adeguata attività di sperimentazione.
Successivamente il Decreto Legislativo 24 giugno 2003, n. 211 che ha recepito la Direttiva 2001/20/CE ha permesso di regolamentare le modalità di esecuzione delle sperimentazioni cliniche dei medicinali per la prima volta anche dal punto di vista legislativo.
Tra le novità introdotte da tale decreto legislativo, rientrano le sperimentazioni cliniche sui minori che dovranno essere intraprese soltanto se esistono determinate condizioni, quali quelle dettagliate nell'art. 4 e di seguito riassunte:
- è indispensabile ottenere il consenso del rappresentante legale
- il minore deve avere ricevuto informazioni adatte alla sua capacità di comprenderle ed accettarle
- il gruppo di pazienti deve trarre diretti benefici dalla sperimentazione
- le sperimentazioni devono ridurre al minimo il disagio per il minore
- il protocollo deve essere stato approvato da un Comitato Etico che si avvale di competenze specifiche pediatriche
- l'interesse del singolo paziente prevale sugli interessi della scienza e della società.
Si può a questo punto, sia sul piano nazionale che sul piano europeo, considerare conclusa una sorta di fase preparatoria attraverso cui si sono costruite le basi per un allargamento "etico" e "metodologico" delle sperimentazioni cliniche in ambito pediatrico.
Ciò non è stato fino ad oggi sufficiente a determinare un reale incremento degli studi clinici pediatrici.
A questo potrà solo servire una rapida approvazione della proposta di "Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio relativo ai medicinali per uso pediatrico".
Il Regolamento si pone come obiettivo quello di migliorare la sicurezza e l'efficacia dei medicinali usati in pediatria, aumentare le informazioni disponibili sul loro impiego, promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti fornendo incentivi economici e stabilendo una nuova categoria di autorizzazione di mercato, la "paediatric marketing authorisation".
La principale novità introdotta è rappresentato dall'obbligo per le Aziende produttrici di presentare un Paediatric Investigation Plan (PIP), un piano di valutazione pediatrica del medicinale per ogni nuovo farmaco o variazione. Nel caso in cui si ritenga che il farmaco possa apportare potenziali benefici terapeutici per i bambini il PIP dovrà prevedere lo svolgimento di trial clinici disegnati per lo studio della popolazione pediatrica mentre tali studi saranno esclusi nel caso in cui il farmaco non è potenzialmente utile al bambino.
Il PIP che dovrà essere approvato da uno specifico Comitato Pediatrico presso l'EMEA, che avrà il compito di favorire gli studi necessari ed evitare quelli inutili e ripetitivi.