1. |
Sebbene
ci sia accordo sul fatto che il quadro aterosclerotico è peggiore
in chi consuma una dieta ricca di acidi grassi saturi, è dibattuta
l'influenza degli acidi grassi polinsaturi (polyunsaturated fatty
acids, PUFAs) omega-6 di origine alimentare e il rischio di malattia
coronarica. |
2.
|
L'acido
linoleico (LA), la cui fonte primaria sono gli oli vegetali, è
il principale omega-6 PUFA dietetico ed è il precursore dell'omega-6
PUFA acido arachidonico (AA), con un ruolo metabolico fondamentale.
Chi sostiene che l'apporto di omega-6 PUFA dovrebbe essere limitato,
argomenta osservando che l'AA è il substrato per la sintesi
di molte citochine pro-infiammatorie ed ha la capacità di aumentare
la suscettibilità delle LDL all'ossidazione. |
3. |
L'uso
non controllato di omega-6 PUFA si basa su dati epidemiologici e di
trial clinici e sul fatto che l'AA è anche substrato di citochine
anti-infiammatorie, prostacicline e altri vasodilatatori. |
4.
|
L'aumentato
apporto di LA con la dieta al posto dei carboidrati riduce il rapporto
colesterolo totale/colesterolo HDL in misura maggiore di quanto osservato
con altri acidi grassi. La sostituzione del 10% delle calorie derivate
da acidi grassi saturi con omega-6 PUFA è associata ad una
riduzione di 18 mg/dL nei livelli di LDL, che è superiore a
quanto prodotto dalla sostituzione con carboidrati e al di là
di quanto ottenuto con la rimozione degli acidi grassi saturi. |
5.
|
Un
maggior apporto di LA può migliorare la resistenza all'insulina
e ridurre l'incidenza di diabete mellito ed è associato a più
bassi livelli pressori. |
6. |
Molti
studi prospettici su alimentazione e tasso di eventi CV non hanno
mostrato differenze, o hanno rilevato una riduzione, nel tasso di
eventi CV, coronarici e cerebrale, in soggetti con ingente consumo
ed elevati livelli ematici di LA. Una metanalisi di 6 trial ha indicato
che la sostituzione degli acidi grassi saturi con PUFA riduce il rischio
di eventi CHD del 24%. |
7.
|
I
risultati combinati di questi trial e di studi osservazionali forniscono
evidenze a sostegno della riduzione del rischio di CHD con la sostituzione
degli acidi grassi saturi e dei carboidrati complessi (zucchero, pane
bianco, riso, patate) con omega-6 PUFA. |
8.
|
Le
Dietary Guidelines for Americans del 2005 supportano un range
accettabile di distribuzione dei macronutrienti (il range di assunzione
per una particolare fonte energetica associata alla riduzione dei
rischio di malattie croniche, bilanciato con un adeguato apporto dei
nutrienti essenziali), con gli omega-6 PUFA a costituire il 5-10%
dell'energia di origine alimentare. |
9.
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Il
consiglio di limitare l'apporto di omega-6 PUFA si inserisce nell'avvertenza
di ridurre il rapporto tra omega-6 PUFA e omega-3 PUFA. Sebbene l'aumento
dei livelli tissutali di omega-3 PUFA riduca il rischio di CHD, non
è necessariamente vero che lo stesso valga per gli omega-6.
|
10.
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L'American
Heart Association (AHA) promuove un apporto di omega-6 PUFA pari
ad almeno il 5-10% dell'energia, contestualmente ad altre raccomandazioni
relative alla dieta e allo stile di vita. La riduzione dell'apporto
di omega-6 PUFA comporta probabilmente un aumento, piuttosto che una
riduzione, del rischio di CHD. I dati suggeriscono anche che consumi
più alti sembrano essere sicuri e potenzialmente benefici (se
inseriti in una dieta povera di grassi saturi e colesterolo). |