ACIDI GRASSI OMEGA-6 E RISCHIO DI CVD



OMEGA-6 FATTY ACIDS AND RISK FOR CARDIOVASCULAR DISEASE. A SCIENCE ADVISORY FROM THE AMERICAN HEART ASSOCIATION NUTRITION SUBCOMMITTEE OF THE COUNCIL ON NUTRITION, PHYSICAL ACTIVITY, AND METABOLISM; COUNCIL ON EPIDEMIOLOGY AND PREVENTION
Harris WS, Mozaffarian D, Rimm E, et al.
Circulation, pubblicato on line il 26 gennaio 2009



Questo scientific advisory elenca 10 punti da ricordare circa la correlazione tra acidi grassi omega-6 e il rischio di patologie cardiovascolari

1. Sebbene ci sia accordo sul fatto che il quadro aterosclerotico è peggiore in chi consuma una dieta ricca di acidi grassi saturi, è dibattuta l'influenza degli acidi grassi polinsaturi (polyunsaturated fatty acids, PUFAs) omega-6 di origine alimentare e il rischio di malattia coronarica.
2. L'acido linoleico (LA), la cui fonte primaria sono gli oli vegetali, è il principale omega-6 PUFA dietetico ed è il precursore dell'omega-6 PUFA acido arachidonico (AA), con un ruolo metabolico fondamentale. Chi sostiene che l'apporto di omega-6 PUFA dovrebbe essere limitato, argomenta osservando che l'AA è il substrato per la sintesi di molte citochine pro-infiammatorie ed ha la capacità di aumentare la suscettibilità delle LDL all'ossidazione.
3. L'uso non controllato di omega-6 PUFA si basa su dati epidemiologici e di trial clinici e sul fatto che l'AA è anche substrato di citochine anti-infiammatorie, prostacicline e altri vasodilatatori.
4. L'aumentato apporto di LA con la dieta al posto dei carboidrati riduce il rapporto colesterolo totale/colesterolo HDL in misura maggiore di quanto osservato con altri acidi grassi. La sostituzione del 10% delle calorie derivate da acidi grassi saturi con omega-6 PUFA è associata ad una riduzione di 18 mg/dL nei livelli di LDL, che è superiore a quanto prodotto dalla sostituzione con carboidrati e al di là di quanto ottenuto con la rimozione degli acidi grassi saturi.
5. Un maggior apporto di LA può migliorare la resistenza all'insulina e ridurre l'incidenza di diabete mellito ed è associato a più bassi livelli pressori.
6. Molti studi prospettici su alimentazione e tasso di eventi CV non hanno mostrato differenze, o hanno rilevato una riduzione, nel tasso di eventi CV, coronarici e cerebrale, in soggetti con ingente consumo ed elevati livelli ematici di LA. Una metanalisi di 6 trial ha indicato che la sostituzione degli acidi grassi saturi con PUFA riduce il rischio di eventi CHD del 24%.
7. I risultati combinati di questi trial e di studi osservazionali forniscono evidenze a sostegno della riduzione del rischio di CHD con la sostituzione degli acidi grassi saturi e dei carboidrati complessi (zucchero, pane bianco, riso, patate) con omega-6 PUFA.
8. Le Dietary Guidelines for Americans del 2005 supportano un range accettabile di distribuzione dei macronutrienti (il range di assunzione per una particolare fonte energetica associata alla riduzione dei rischio di malattie croniche, bilanciato con un adeguato apporto dei nutrienti essenziali), con gli omega-6 PUFA a costituire il 5-10% dell'energia di origine alimentare.
9. Il consiglio di limitare l'apporto di omega-6 PUFA si inserisce nell'avvertenza di ridurre il rapporto tra omega-6 PUFA e omega-3 PUFA. Sebbene l'aumento dei livelli tissutali di omega-3 PUFA riduca il rischio di CHD, non è necessariamente vero che lo stesso valga per gli omega-6.
10. L'American Heart Association (AHA) promuove un apporto di omega-6 PUFA pari ad almeno il 5-10% dell'energia, contestualmente ad altre raccomandazioni relative alla dieta e allo stile di vita. La riduzione dell'apporto di omega-6 PUFA comporta probabilmente un aumento, piuttosto che una riduzione, del rischio di CHD. I dati suggeriscono anche che consumi più alti sembrano essere sicuri e potenzialmente benefici (se inseriti in una dieta povera di grassi saturi e colesterolo).

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