BACKGROUND
I bifosfonati (BF), come l'acido zoledronico, l'etidronato, il pamidronato,
l'ibandronato, il tiludronato (non in commercio in Italia) l'acido risedronico
e l'acido alendronico sono farmaci che agiscono principalmente attraverso
l'inibizione del riassorbimento osseo mediato dagli osteoclasti. Più
recentemente altre evidenze hanno indicato un meccanismo d'azione alternativo,
che si esplica attraverso un aumento dei meccanismi di differenziazione
delle cellule osteoblastiche [1]. La combinazione dei due processi,
ha quale effetto finale una riduzione nel turnover del tessuto osseo con
conseguente aumento nell'emivita dello stesso tessuto [2]. Tale
effetto, pertanto, contribuisce ad una maggiore resistenza dell'osso trattato
con BF, in quanto viene preservato lo spessore e la connettività
trabecolare, con conseguente ridotto rischio di frattura. Peraltro, l'aumento
della resistenza dell'osso non sembra l'unico fattore in gioco, dato che
una meta-analisi degli studi clinici condotti con tali farmaci ha dimostrato
che la variazione nella densità ossea non riesce a spiegare da
sola la riduzione nel rischio di fratture; pertanto altri fattori, come
ad esempio l'inibizione dell'angiogenesi a livello tissutale, potrebbero
essere coinvolti [3].
Inizialmente, vista l'inibizione esercitata da tali farmaci sul turnover
osseo, i BF sono stati utilizzati in patologie ossee ad alto turnover,
quali la malattia di Paget e l'osteoporosi post-menopausale. Più
recentemente, vista anche la sintesi di aminobisfosfonati di maggior potenza,
l'uso di tali farmaci è stato esteso a pazienti con metastasi ossee
secondarie al carcinoma della mammella, polmonare, prostatico o al mieloma
multiplo. Il trattamento con BF ha prodotto in tali pazienti una riduzione
oltremodo significativa delle complicanze scheletriche, quali fratture
patologiche, compressione midollare, ipercalcemia e necessità di
interventi chirurgici e/o radioterapia su segmenti ossei. Per queste ragioni
i BF sono diventati terapia standard nei pazienti con mieloma multiplo
o con metastasi ossee.
Anche nel trattamento dell'osteoporosi tali farmaci sono estesamente utilizzati,
visto che numerosi RCTs hanno confermano gli effetti di prevenzione dei
BF sul rischio di fratture osteoporotiche. Per esempio, dai dati del Fracture
Intervention Trial, la percentuale di donne osteoporotiche trattate con
alendronato ha mostrato un 42% di riduzione nel rischio relativo di fratture
multiple, con effetti terapeutici evidenti già dopo tre mesi di
trattamento [4]. Heaney et al. [5] hanno rianalizzato i
dati di quattro RCTs, selezionando i soggetti senza fratture primarie
ma con diagnosi di osteoporosi definita in base alla valutazione della
densità ossea. Dopo tre anni di follow-up il risedronato (5 mg/die)
riduceva di circa il 75% l'incidenza di fratture vertebrali, sia nei soggetti
di età media di 64 anni che in quelli di età media di 76
anni [5].
Pertanto, alla luce di tali evidenze, la gran parte delle linee guida
pubblicate raccomandano l'uso di tali farmaci nelle donne di età
>75 anni, con pregressa frattura osteoporotica, nelle donne di età
compresa tra 65-74 anni a seguito di una documentata riduzione della densità
ossea e nelle donne più giovani in presenza di fattori di rischio
aggiuntivi [6]. La stessa Agenzia Italiana del Farmaco autorizza
il rimborso a carico del SSN dei BF in alcune condizioni riportate nella
Tabella (Nota 79 AIFA) [7]:
Limitazioni alla rimborsabilità dei Bisfosfonati da parte del SSN
- soggetti di età superiore a 50 anni in cui sia previsto un trattamento
> 3 mesi con dosi > 5 mg/die di prednisone o dosi equivalenti di
altri corticosteroidi
- soggetti con pregresse fratture osteoporotiche vertebrali o di femore
- soggetti di età superiore a 50 anni con valori di T-score della
BMD femorale o ultrasonografica del calcagno < - 4 (o < -5 per ultrasuoni
falangi)
- soggetti di età superiore a 50 anni con valori di T-score della
BMD femorale o ultrasonografica del calcagno < -3 (o < - 4 per ultrasuoni
falangi) e con almeno uno dei seguenti fattori di rischio aggiuntivi:
- storia familiare di fratture vertebrali
- artrite reumatoide e altre connettiviti
- pregressa frattura osteoporotica al polso
- menopausa prima 45 anni di età
- terapia cortisonica cronica
Nonostante gli effetti benefici di tali farmaci, nel corso degli ultimi
anni è emerso che i BF, particolarmente quando utilizzati sotto
forma di aminoderivati, ad alto dosaggio ed in pazienti con neoplasie
maligne, sono associati ad un evento avverso denominato osteonecrosi della
mandibola (ONM), caratterizzato da alcuni dei seguenti segni e sintomi:
1) irregolare ulcerazione delle mucose con esposizione ossea a livello
della mandibola o della mascella;
2) dolore o gonfiore della mandibola interessata;
3) infezione spesso accompagnata da infiltrato purulento.
La maggior parte dei casi (95%) di ONM sembrano associati al trattamento
con acido zoledronico o pamidronato, somministrati per via endovenosa
per il controllo delle metastasi ossee: la prevalenza del fenomeno, dopo
somministrazione endovena di BF in pazienti con metastasi ossee o mieloma,
risulta variare dall'1,3% fino al 10%. Il tempo medio di insorgenza varia
da uno a tre anni di esposizione al farmaco [8,9].
Anche se numerose revisioni della letteratura documentano che la ONM è
fortemente associata all'uso dei BF ad alte dosi per via venosa [8,12]
e suggeriscono che la severa soppressione del turnover osseo è
alla base della sua patogenesi, ad oggi esistono poche evidenze provenienti
da studi eziologici (caso-controllo o coorte) o da trials clinici che
confermino l'associazione causale tra BF orali, largamente utilizzati
nella terapia dell'osteoporosi, ed ONM. L'incidenza di ONM risulta decisamente
più bassa, quando i BF vengono somministrati per via orale ed a
basse dosi, tipicamente nel trattamento preventivo delle fratture osteoporotiche.
In una survey condotta in Australia si è stimata un incidenza di
ONM in pazienti osteoporotici, trattati settimanalmente con alendronato,
pari a 0,01-0,04%. In seguito ad estrazione dentale tale incidenza è
aumentata fino a 0,09-0,34% [10]. In uno studio caso-controllo,
condotto utilizzando i dati di prescrizione farmaceutica ed i dati delle
prestazioni ospedaliere, è stato osservato un aumento del rischio
di interventi chirurgici alla mandibola di circa 4 volte superiore nei
pazienti in trattamento con bifosfonati sistemici ed un aumento non significativo
associato al trattamento con BF orali [10]. In uno studio caso-controllo
nested condotto in Canada, il rischio di osteonecrosi asettica (AON) per
alendronato, etidronato e risedronato è risultato pari a 2,87 (95%
IC: 1,46-5,67), 2,43 (95% IC: 1,05-5,62), e 3,34 (95% IC: 1,04-10,67),
rispettivamente [11]. Infine, una recente revisione sistematica
della letteratura ha provato a sviluppare un modello che fosse in grado
di identificare i potenziali fattori di rischio associati allo sviluppo
di ONM in soggetti in trattamento con BF per indicazioni diverse dalle
neoplasie ossee [12]. Su 99 casi di ONM identificata in soggetti
trattati con BF, 85 avevano l'indicazione clinica di osteoporosi, 10 di
malattia di Paget's, 4 altre indicazioni cliniche. Una storia di estrazione
dentaria è stata rilevata nel 92,5% dei pazienti trattati per l'osteoporosi
e nel 67% dei pazienti con malattia di Paget's. Il 38,7% dei pazienti
con osteoporosi risultava in trattamento con BF da oltre 5 anni, mentre
il 54,8% da 1 a 5 anni. Oltre il 50% dei pazienti con osteoporosi è
risultato in trattamento concomitante con corticosteroidi. La Figura sotto
riportata propone pertanto il modello finale di potenziale predizione
dell'insorgenza di ONM in soggetti non neoplastici trattati con BF.

Questo
modello suggerisce che nella maggior parte dei casi il rischio non è
attribuibile alla sola presenza dei BF e che l'ONM non sembra apparire
in soggetti senza altre cause apparenti di rischio. In definitiva, i dati
ad oggi disponibili, pur non tali da far ritenere presente un rischio
paragonabile a quello dei pazienti trattati per mieloma o metastasi ossee,
dimostrano in maniera certa che anche i BF per via orale predispongano
alla ONM.
RACCOMANDAZIONI
Alla luce delle evidenze pubblicate fino ad oggi, la Società Italiana
di Farmacologia (SIF), fa proprie le raccomandazioni dell'American Society
for Bone and Mineral Research e quelle della Canadian Association of Oral
and Maxillofacial Surgeons (CAOMS), fatte proprie da diverse società
scientifiche nazionali ed internazionali [13,14].
In particolare, i pazienti con osteoporosi o altre patologie non neoplastiche
che si apprestano ad iniziare BF le raccomandazioni prevedono di:
1. Incoraggiare i pazienti che stanno iniziando un trattamento
con BF ad informare il proprio dentista, a mantenere un adeguata igiene
orale, ad abolire il fumo e ad eseguire controlli odontoiatrici semestrali;
se c'è un problema odontoiatrico, questo dovrebbe essere risolto
preferibilmente prima dell'inizio del trattamento con BF.
2. Informare i pazienti che stanno iniziando un trattamento con
i BF sui rapporti rischio/beneficio di tale trattamento e sui potenziali
rischi di sviluppare, tra le altre, l'ONM. I pazienti dovrebbero sapere
che:
- il rischio di sviluppare l'ONM con la terapia per l'osteoporosi varia
da 1/10.000 ad 1/100.000 soggetti trattati;
- il rischio è associato all'uso prolungato di tali farmaci;
- esistono potenziali fattori predisponenti l'ONM, tra i quali le estrazioni
dentarie, l'uso di corticosteroidi, l'abuso di alcool e tabacco che sembrano
aumentare la probabilità di sviluppare l'ONM.
Per i pazienti che sono in trattamento da più di tre anni con BF
dovrebbero essere attuate le seguenti precauzioni:
1. i pazienti con malattie dentali possono tranquillamente ricevere
l'appropriato trattamento non-chirurgico, visto il basso rischio relativo
di ONM nei pazienti in trattamento orale con BF;
2. se è necessaria una procedura dentale invasiva, alcuni
esperti suggeriscono di interrompere il trattamento con BF per il periodo
precedente e successivo all'intervento. Il periodo consigliato, orientativamente,
è di tre mesi, ma non esistono dati che confermano che la sospensione
di tre mesi sia associata ad una riduzione del rischio, seppure non elevato,
di ONM.
Recentemente BF per via venosa, a dosaggi più bassi e con lunghi
intervalli fra le somministrazioni, sono stati introdotti anche nel management
del paziente con osteoporosi. Ad oggi non esistono dati sulla prevalenza
di ONM con tali schemi di trattamento. E' consigliabile, anche in questi
pazienti, una valutazione odontoiatrica preliminare ed una sorveglianza
accurata in corso di trattamento.
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