Fonte:
Pharmastar. 3 maggio 2011
Premesso che come in ogni paziente, anche nei più
anziani la terapia va adeguata alle necessità e alle comorbidità
del singolo, in questa popolazione la terapia va sicuramente iniziata
in modo cauto e quindi a dose ridotta, e incrementata con cautela sino
alla massima dose tollerata, per raggiungere un target pressorio di una
pressione arteriosa sistolica (PAS) <140 mmHg.
In caso di mancato raggiungimento del target è possibile aggiungere
un secondo farmaco di un'altra classe. Nel caso invece col primo farmaco
si avessero effetti collaterali oppure non ci fosse alcun effetto terapeutico,
è consigliabile passare ad un'altra classe farmacologica. In linea
di massima, nel caso non si usi un diuretico come prima scelta, è
consigliabile eventualmente utilizzarlo come secondo farmaco.
Se anche due farmaci non fossero sufficienti, dopo una adeguata titolazione,
è possibile aggiungere un terzo farmaco. È verosimile che
nei pazienti con una PAS/PAD di base superiore di più di 20/10
mmHg rispetto al target siano necessari almeno due farmaci per raggiungere
l'obiettivo terapeutico, ragion per cui è possibile iniziare con
2 farmaci contemporaneamente.
I diuretici tiazidici come l'idroclorotiazide o il clortalidone
sono raccomandati come terapia iniziale; questi farmaci sono in genere
ben tollerati, e diversi trial hanno mostrato una riduzione degli eventi
cardio- e cerebro-vascolari e un miglioramento dell'outcome renale. I
diuretici tiazidici tuttavia, a causa dei ridotti riflessi barocettivi
degli anziani e della riduzione del volume circolante, possono causare
ipotensione ortostatica. Inoltre l'ipokaliemia, ipomagnesiemia e l'iponatriemia
causata dai tiazidici potrebbero aumentare il rischio di aritmie, soprattutto
in pazienti anziani dove la prevalenza di patologia cardiaca come coronaropatia
o scompenso è maggiore; tuttavia nei trial la riduzione degli eventi
CV con i tiazidici è simile a quella evidente con gli altri farmaci.
Tra gli altri diuretici è possibile utilizzare per i loro effetti
anti-ipertensivi l'indapamide (che può causare un allungamento
del QT potassio-dipendente, e che va usata con cautela in caso di contemporanea
assunzione di litio), e i diuretici dell'ansa (furosemide, torasemide,
bumetanide), soprattutto usati nei pazienti con scompenso cardiaco o con
insufficienza renale cronica. I diuretici risparmiatori di potassio possono
essere usati in combinazione ad altri agenti anti-ipertensivi.
Altra classe farmacologica che può essere utilizzata è quella
dei betabloccanti; tuttavia il loro beneficio in una popolazione
anziana non è chiaro. Essi hanno sicuramente un ruolo importante
in pazienti ipertesi affetti anche coronaropatia, scompenso cardiaco,
aritmie, emicrania o tremori. I betabloccanti più recenti non mostrano
importanti effetti negativi a livello glicometabolico, che invece erano
evidenti con i composti più vecchi.
Diversi trial hanno mostrato l'efficacia e la sicurezza in una popolazione
ipertesa anziana anche dei calcio-antagonisti, compresi verapamil,
diltiazem e diidropiridinici. Essi appaiono teoricamente adatti a una
popolazione anziana in cui l'ipertensione è dovuta ad un aumento
della rigidità delle pareti arteriose con riduzione della compliance
vascolare e a una disfunzione diastolica. Essi inoltre sono indicati in
pazienti ipertesi affetti anche da patologie cardiovascolari. I calcio
antagonisti non diidropiridinici devono essere evitati nei pazienti con
scompenso cardiaco e con malattie avanzate del sistema di conduzione;
inoltre in caso di utilizzo di calcio antagonisti diidropiridinici è
preferibile utilizzare quelli a emivita più lunga e non i short-acting
per evitare il rischio di ipotensioni e sincopi.
Gli ACE-inibitori agiscono come antiipertensivi riducendo la resistenza
vascolare e la PA senza importanti variazioni nella frequenza cardiaca
e nella contrattilità cardiaca. Essi riducono morbilità
e mortalità nei pazienti con scompenso cardiaco, migliorano il
rimodellamento post-infartuale e ritardano la progressione dell'insufficienza
renale. Bisogna porre attenzione al loro utilizzo in pazienti con stenosi
importanti e bilaterali delle arterie renali per la possibilità
di sviluppo di una insufficienza renale acuta. Possono inoltre causare
iperkaliemia, soprattutto in pazienti che assumono supplementi di potassio
o che hanno insufficienza renale cronica. Il loro effetto collaterale
più frequente è una tosse stizzosa.
I bloccanti del recettore dell'angiotensina (ARB) agiscono come
la classe precedente sul sistema renina-angiotensina-aldosterone; essi
hanno il vantaggio di poter agire direttamente sui recettori dell'angiotensina,
quindi inibendo anche eventuali circuiti di fuga dall'inibizione della
formazione dell'angiotensina II. Essi sono efficaci nel ridurre la PA,
sono ben tollerati, hanno effetti protettivi a livello renale e riducono
mortalità e morbilità nei pazienti con scompenso cardiaco.
Essi rappresentano la prima scelta nei pazienti diabetici, soprattutto
migliorano la protezione dal danno renale in questa popolazione di pazienti.
Inoltre rappresentano la valida alternativa agli ACE-inibitori nei pazienti
con scompenso che non tollerino questi ultimi. Gli ARB sono anche indicati
nei pazienti con scompenso avanzato in aggiunta agli ACE-I.
Anche l'inibitore della renina aliskiren è efficace nel
ridurre la PA, e può essere associato a idroclorotiazide, ramipril
o amlodipina per avere riduzioni maggiori.
Mancano tuttavia ancora dati sulla associazione tra aliskiren e betabloccanti
o can ACE-I ad alta dose, e sono scarsi i dati su popolazioni di colore.
Cosa importante da sottolineare è che su questo farmaco mancano
dati nei pazienti con GFR <30 mL/min/1,73 mq.
Quindi la scelta farmacologica è ampia. Le linee guida pubblicate
nel 2009 dalla Società Europea per l'Ipertensione consigliavano
come prima scelta nei pazienti anziani diuretici tiazidici, calcio antagonisti,
ACE-I, ARB o betabloccanti, tutti efficaci e sicuri nelle varie metanalisi
disponibili. In caso di danno d'organo o di co-patologie la terapia va
ovviamente individualizzata; un esempio potrebbe essere rappresentato
da pazienti con scompenso cardiaco in cui sono indicati betabloccanti
e ACE inibitori e/o ARB.
Da sottolineare ancora una volta quanto sia importante il trattamento
dell'ipertensione anche nei pazienti anziani, nei quali il rischio cardiovascolare
aggiuntivo conferito da questa patologia è estremamente elevato
e nei quali è quindi possibili ottenere validi effetti in termini
di riduzione degli eventi.
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