Nel corso
del congresso annuale dell'American Heart Association, il Dott. Collins
(Principal Investigator) ha presentato i risultati del British Heart Protection
Study (HPS); essi dimostrano come la
riduzione dei livelli di colesterolo diminuisca ampiamente il rischio
di eventi cardiaci avversi.
Si tratta di uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con
placebo, con un disegno fattoriale 2 x 2 (simvastatina 40 mg/die + placebo
per le vitamine antiossidanti, simvastatina 40 mg/die + vitamine antiossidanti
[vitamina E (600 mg), Vitamina C (250 mg), Beta-carotene (20 mg)], placebo
per simvastatina + vitamine antiossidanti, doppio placebo). Sono stati
arruolati 20.536 pazienti (età 40-80 anni) con CHD o ad alto rischio
cardiovascolare e con colesterolemia basale >135 mg/dL. Il follow-up
è stato di almeno 5 anni.
La popolazione arruolata era caratterizzata da un'importante presenza
di donne (il 25% del totale), di soggetti in età avanzata (il 28%
con età superiore a 70 anni), di diabetici (29% della popolazione
arruolata). Tra questi ultimi una quota consistente era in prevenzione
primaria: una popolazione, questa, poco studiata fino ad oggi nei trials
clinici condotti con statine.
Gli end points primari erano mortalità totale, mortalità
coronarica e mortalità non coronarica per simvastatina, eventi
coronarici totali e mortalità coronarica per le vitamine.
Il trattamento con simvastatina ha prodotto, come atteso, una riduzione
della lipidemia dei soggetti arruolati nello studio. Tale effetto tuttavia
diminuì con regolarità durante lo studio: i medici che avevano
in cura i pazienti arruolati somministrarono con frequenza crescente ai
soggetti del gruppo placebo farmaci della famiglia delle statine, riducendo
così la differenza tra il calo della colesterolemia totale ed LDL
nei due gruppi. Di fatto mediamente il 18% dei pazienti arruolati al gruppo
controllo nel corso dello studio è stato trattato con statine.
La mortalità totale è stata ridotta del 12% (pari a 175
eventi), per un NNT (Number Needed to Treat) pari a 58. La mortalità
cardio e cerebrovascolare si è ridotta in modo proporzionalmente
più ampio (-17%, pari a 152 eventi), per un NNT pari a 46. La mortalità
per cause non vascolari si è ridotta in modo non significativo.
Nella valutazione di questi dati va considerato l'effetto di diluizione,
attribuibile all'uso di farmaci ipocolesterolemizzanti attivi nel gruppo
placebo, discusso in precedenza, portando quindi ad una sottostima della
reale efficacia del trattamento con simvastatina.
L'effetto del trattamento sugli eventi vascolari maggiori è ulteriormente
migliore. La riduzione globale degli eventi osservata è stata del
24%, per un NNT, molto interessante, di 18. Tale riduzione è di
ampiezza sostanzialmente costante per i vari end-points considerati (ictus,
rivascolarizzazioni, eventi coronarici totali), a conferma di quanto emerso
in studi precedenti di prevenzione primaria e secondaria con statine.
Le curve di Kaplan Meier per gli eventi vascolari totali al follow-up
ripropongono, come in numerosi studi con statine, la rapidità dell'effetto
protettivo osservato. Le curve relative alla popolazione trattata con
simvastatina o placebo iniziano a divaricarsi dopo pochi mesi di trattamento,
e la differenza è ben evidente dopo un anno. Successivamente, la
differenza stessa tende ad ampliarsi con regolarità. La significatività
della differenza è ovviamente altissima (p<0,00001). L'effetto
del trattamento è relativamente costante, in termini di riduzione
relativa del rischio di eventi vascolari, tra i vari sottogruppi di pazienti
trattati. Tale differenza sembra addirittura maggiore tra gli ultra settantacinquenni,
tra i quali raggiunge il 35% circa. L'effetto protettivo tra le donne
è analogo a quello osservato tra gli uomini. Questi dati rafforzano
ed ampliano le precedenti osservazioni nella popolazione anziana e soprattutto
nelle donne per le quali non era mai stata studiata una popolazione così
ampia.
La relazione tra livelli basali della colesterolemia totale ed LDL ed
effetto protettivo del trattamento è di notevole interesse. L'effetto
protettivo, in termini di riduzione relativa del rischio, è infatti
risultato indipendente dai parametri citati. Tale riduzione, per esempio,
era del tutto analoga tra i soggetti con valori basali della colesterolemia
LDL inferiori a 116 mg/dL (di fatto, il valore obiettivo del trattamento
con statine secondo le linee guida Europee del 1998) e tra i soggetti
con valore basale superiore a 135 mg/dL. I risultati dello studio HPS,
pertanto, estendono il beneficio del trattamento con statine oltre i limiti
fissati dai trials clinici pubblicati precedentemente.
La sicurezza d'uso di simvastatina in questo studio, nonostante il dosaggio
relativamente elevato impiegato, ed il numero consistente di soggetti
in terapia con altri farmaci cardiovascolari (beta-bloccanti, Ca-antagonisti,
ACE inibitori, antiaggreganti ecc.) è particolarmente favorevole.
L'aumento delle CPK al di sopra di 10 volte il limite di normalità,
in particolare, è stato estremamente raro (9 soggetti contro 5),
per un NNH (Number Needed to Harm) pari a 2.500. Per le transaminasi,
aumentate in 77 pazienti in trattamento attivo ed il 65 in placebo, il
parametro corrispondente è pari a 800.
Il Dott. Collins, terminando la sua presentazione ha affermato: "Io
penso che questo studio modificherà la pratica clinica; se altri
10 milioni di pazienti assumeranno le statine, si salveranno ulteriori
50.000 vite".
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