Kjeldsen
Sverre E., Dahlof Bjorn, Devereux Richard B., Julius Stevo, Aurup Peter,
Edelman Jonathan, Beevers Gareth, de Faire Ulf, Fyhrquist Frej, Ibsen
Hans, Kristianson Krister, Lederballe-Pedersen Ole, Lindholm Lars H.,
Nieminen Markku S., Omvik Per, Oparil Suzanne, Snapinn Steven, Wedel Hans
JAMA 2002; 288:1491-1498
RIASSUNTO
CONTESTO L'intervento farmacologico nell'ipertensione sistolica
isolata è risultato vantaggioso come dimostrano studi controllati
con placebo.
OBIETTIVO Verificare l'ipotesi che losartan facilita la ripresa,
rispetto ad atenololo, in pazienti con ipertensione sistolica isolata
e ipertrofia ventricolare sinistra, documentata mediante elettrocardiografia
(ECG-LVH).
DISEGNO Studio randomizzato, in doppio cieco, a gruppi paralleli,
condotto tra il 1995 e il 2001.
METODI Un totale di 1326 soggetti, uomini e donne, di età
compresa tra i 55 e gli 80 anni (età media 70 anni) con pressione
sistolica tra 160 e 200 mmHg e diastolica inferiore ai 90 mmHg (valori
medi 174/83 mmHg) e ECG-LVH, sono stati reclutati presso 945 ambulatori
degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dei Paesi Nordici. I soggetti
sono stati randomizzati al trattamento con losartan (n=660) o atenololo
(n=666), con idroclorotiazide come secondo farmaco in entrambi i casi,
per un periodo medio di 4,7 anni. Gli end point primari sono rappresentati
dalla morte cardiovascolare, l'ictus e l'infarto del miocardio (IM).
RISULTATI La pressione arteriosa è diminuita di 28/9 mmHg,
sia nel gruppo trattato con losartan, che in quello trattato con atenololo.
L'evento principale si è ridotto del 25% con losartan, se confrontato
con atenololo, 25,1 vs 35,4 eventi per 1000 anni-paziente (rischio relativo
[RR] 0,75; 95% IC 0,56-1,01; p=0,06 dopo aggiustamento per rischio e grado
di ECG-LVH; senza aggiustamento RR 0,71; 95% IC 0,53-0,95; p=0,02). I
pazienti trattati con losartan hanno mostrato una riduzione dei seguenti
eventi, senza una variazione nell'incidenza di IM : mortalità cardiovascolare
(8,7 vs 16,9 eventi per 1000 anni-paziente; RR 0,54; 95% IC 0,34-0,87;
p=0,01); ictus non fatale e fatale (10,6 vs 18,9 eventi per 1000 anni-paziente;
RR 0,60; 95% IC 0,38-0,92; p=0,02) nuovi casi di diabete (12,6 vs 20,1
eventi per 1000 anni-paziente; RR 0,62; 95% IC 0,40-0,97; p=0,04), e mortalità
totale (21,2 vs 30,2 eventi per 1000 anni-paziente; RR 0,72; 95% IC 0,53-1,00;
p=0,046). Losartan ha ridotto l'ECG-LVH maggiormente rispetto all'atenololo
(p<0,001) ed è risultato anche meglio tollerato.
CONCLUSIONI Questi dati suggeriscono che losartan è più
efficace dell'atenololo per il trattamento di pazienti con ipertensione
sistolica isolata e ECG-LVH.
COMMENTO
Lo studio LIFE (Losartan Intervention For Endpoint reduction) è
stato disegnato all'inizio degli anni novanta quando:
(1) |
la
riduzione della mortalità e della morbidità cardiovascolare
con una terapia antiipertensiva basata su beta bloccanti o su diuretici
era considerata ottimale, |
(2) |
l'ipertrofia
ventricolare sinistra (LVH) era una manifestazione preclinica di malattia
cardiovascolare e rappresentava nell'ipertensione un fattore di rischio
grave e indipendente per complicanze cardiovascolari, |
(3) |
si
avevano indicazioni che una regressione della LVH poteva avere un
effetto benefico indipendente dai valori di pressione sanguigna, |
(4) |
c'era
una associazione tra angiotensina II e sviluppo di LVH, |
(5) |
erano
emerse evidenze interessanti che bloccando l'angiotensina II si poteva
ottenere un effetto sulla riduzione della LVH e un'azione protettiva
sia in caso di abbassamento che di innalzamento della pressione arteriosa. |
Losartan è stato il primo antagonista selettivo disponibile per
il recettore AT1dell'angiotensina. Atenololo è stato scelto come
farmaco di confronto a losartan nello studio LIFE poiché possiede
una efficacia antipertensiva simile a quella di losartan e perché
i beta bloccanti sono stati riconosciuti come terapia elettiva per una
protezione cardiovascolare nell'ipertensione.
L'ipertensione sistolica isolata (ISH) implica un rischio più elevato
rispetto a quello prodotto da alti livelli di pressione arteriosa diastolica.
L'esito di un intervento farmacologico in studi controllati con placebo
è risultato infatti molto più vantaggioso in pazienti con
ISH.
In un sottostudio predefinito dello studio LIFE descritto in questa pubblicazione,
è stata verificata l'ipotesi che, in soggetti con ISH e LVH, losartan
esercitasse effetti preventivi non completamente giustificati dal controllo
ottenuto sulla pressione sanguigna Questo rappresenta il primo trial di
confronto tra farmaci in soggetti con ISH, finalizzato agli esiti cardiovascolari.
Il sottostudio ha evidenziato che il trattamento con losartan ha portato
ad una riduzione del 25% dell'evento principale, l'endpoint primario predefinito
composito di morbidità e mortalità cardiovascolare (morte
cardiovascolare, ictus, e infarto del miocardio), rispetto alla terapia
con atenololo, in 1326 pazienti con ISH dello studio LIFE. L'analisi di
interazione (trattamento e stato ISH) ha suggerito che losartan previene
la morte CV soprattutto in pazienti con questa condizione. La pressione
arteriosa al basale e la sua riduzione risultano simili con entrambe le
terapie. L'aggiustamento per le variazioni pressorie non ha mostrato alcun
effetto apprezzabile sull'evento.
I risultati dello studio LIFE contrastano con i recenti trials sull'ipertensione,
che confrontano gli inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina
(ACE-inibitori), i calcio-antagonisti e gli alfa-bloccanti con i beta-bloccanti
o la terapia diuretica, nei quali non è stata osservata alcuna
differenza tra i gruppi trattati sull'evento primario. In questo lavoro
i risultati dello studio LIFE sono stati estesi a pazienti con ISH. Ciò
rappresenta la prima dimostrazione che, in soggetti con ISH, una scelta
di terapia appropriata riduce la morbidità e la mortalità
cardiovascolare rispetto ad un altro trattamento antipertensivo di provata
efficacia, senza una differenza significativa nella riduzione della pressione.
Sembra che in pazienti non ISH i risultati principali siano rappresentati
da una riduzione di episodi di ictus e di nuovi casi di diabete, mentre
in pazienti ISH losartan riduce anche le morti cardiovascolari e le morti
per altre cause.
Precedenti studi di intervento in questa tipologia di soggetti con diuretici,
o beta-bloccanti, o calcio-antagonisti, o ACE-inibitori hanno mostrato
una riduzione di ictus del 36%, del 42% e del 38% rispettivamente, se
confrontati con il gruppo placebo. Un'ulteriore riduzione del 40% di ictus
con una terapia a base di losartan, come dimostrato in questo sottostudio,
rappresenta un importante risultato in quanto l'ictus è la principale
causa di morte e di disabilità più comune rispetto all'IM.
Recentemente è stato messo in evidenza che l'ipertofia ventricolare
sinistra è, indipendentemente dai livelli pressori, un importante
fattore predittivo di eventi cerebrovascolari. Ciò potrebbe risultare
più evidente in pazienti con ISH.
Comunque alcuni limiti di questi risultati devono essere sottolineati.
Innanzitutto, questo trial condotto su soggetti con ISH è un sottostudio
dello studio LIFE, sebbene sia stato disegnato a priori. In secondo luogo,
i soggetti valutati nel LIFE erano prevalentemente di etnia bianca. Terzo,
i pazienti erano soggetti ipertesi ad alto rischio con ECG-LVH. Quarto,
questi dati potrebbero essere interpretati ipotizzando che i beta-bloccanti
possano avere differenti effetti protettivi in pazienti giovani rispetto
a quelli anziani.
Rimane ancora da verificare se losartan sia superiore anche ai diuretici
o ai bloccanti dei canali dei calcio, come primo trattamento dell'ipertensione
sistolica isolata.
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