XSOLVD: 12-YEAR FOLLOW-UP OF SOLVD TRIALS SHOWS
CONTINUED MORTALITY BENEFIT OF ENALAPRIL


I risultati degli studi Extended SOLVD (Studies of Left Ventricular Dysfunction), due trials di prevenzione e di trattamento, sono stati presentati in occasione del Congresso 2002 della Società Europea di Cardiologia (Berlino) dai Dott. Philip Jong e Salim Yusuf. Si tratta di studi che confrontano enalapril (inibitore dell'enzima di conversione dell'angiotensina I o ACE-inibitore) con placebo in due gruppi distinti di soggetti.
2.569 pazienti con malattia cardiaca sono stati arruolati per il trial di trattamento, mentre 4.228 con disfunzione ventricolare sinistra asintomatica per il trial di prevenzione. Dopo un follow-up medio di 3,2 anni, l'ospedalizzazione per malattia cardiaca e infarto del miocardio (IM) sono risultati ridotti nel gruppo trattato con enalapril, ma la mortalità risultava diminuita in modo significativo soltanto nel trial di trattamento, con una tendenza non significativa nel trial di prevenzione.
Lo scopo dello studio XSOLVD era quello di completare un follow-up di 12 anni per stabilire se la diminuzione della mortalità nel trial di trattamento si mantenesse nel tempo e se le riduzioni in morbidità viste con enalapril nel trial di prevenzione si sarebbero tradotte in un miglioramento significativo in termini di sopravvivenza. I ricercatori furono in grado di valutare lo stato vitale nel 99,8% dei pazienti in vari modi, incluso il contatto telefonico nella coorte del Belgio, e attraverso i database nazionali per le coorti canadesi e statunitensi. La durata media del follow-up è stata di 11,2 anni nel trial di prevenzione e 12,1 anni nel trial di intervento.
Nello studio sulla prevenzione, le curve cumulative di sopravvivenza divergevano a favore del gruppo trattato con l'ACE-inibitore e ciò si traduceva in un aumento significativo del 6% della differenza assoluta nella sopravvivenza (p=0,001). Nel trial di trattamento l'effetto positivo di enalapril sulla sopravvivenza persisteva per 4,9 anni dopo la conclusione dello studio prima che le due curve iniziassero a convergere. A 12 anni, i tassi di sopravvivenza risultavano simili. Inoltre, la differenza nella sopravvivenza totale tra il gruppo con enalapril e il gruppo con placebo era significativa, con un valore di p=0,01.
Poiché non si riscontrarono differenze nell'effetto del trattamento tra i due trial, i pazienti vennero combinati per derivare un singolo hazard ratio (HR). L'HR totale è stato 0,9 (0,84-0,95) per gli studi combinati, con una riduzione del rischio relativo del 10% in favore di enalapril. Questo dato era altamente significativo (p=0,0003) e derivava principalmente dalla diminuzione della mortalità cardiovascolare.
Il follow-up a lungo termine ha consentito anche di calcolare l'entità dell'aumento dell'aspettativa di vita derivante dal trattamento, che ha esteso la mediana della sopravvivenza di 9,2 e di 8,6 mesi, rispettivamente nel trial di prevenzione e di trattamento.
Da ultimo è stata esaminata la sopravvivenza nei pazienti del trial di prevenzione, considerando se essi avevano avuto o meno un'insufficienza cardiaca o un IM durante lo studio. E' emerso che la sopravvivenza era influenzata positivamente dal trattamento, anche nei pazienti che non avevano avuto i suddetti eventi. Quindi gli Autori concludono che il meccanismo del beneficio a lungo termine è solo parzialmente correlato alla prevenzione degli eventi cardiovascolari; altri fattori, quali LV, rimodellamento cardiaco o altri, ancora sconosciuti, possono contribuire all'effetto benefico del trattamento nel tempo.
L'importanza di queste osservazioni suggerisce che il trasferimento dei risultati di trials di 2 o 3 anni a periodi più lunghi è alquanto difficile e lo è ancora di più nel caso di terapie a lungo termine.
Il messaggio più significativo, a detta di Jusuf, è che probabilmente stiamo sottostimando i benefici di questi trattamenti.