Zanchetti
A, Gene Bond M, Henning M, Neiss A, Mancia G, Dal Palù C, Hansson
L, Magnani B, Rahn KH, Reid JL, Rodicio J, Safar M, Eckes L, Rizzini P,
on behalf of the ELSA investigators
Circulation 2002; 106:2422-2427
La
maggior parte degli eventi cardiovascolari associati ad ipertensione sono
complicazioni dell'aterosclerosi. Alcuni agenti antipertensivi influenzano
i modelli sperimentali di aterosclerosi, attraverso meccanismi indipendenti
dalla riduzione della pressione arteriosa.
Lo
studio ELSA (The European Lacidipine Study on Atherosclerosis) è
un trial randomizzato, multicentrico, in doppio cieco, condotto su 2.334
pazienti (di età compresa tra 45 e 75 anni) con ipertensione (150-210/95-115
mm Hg); esso ha confrontato gli effetti di un trattamento per 4 anni con
il bloccante dei canali del calcio lacidipina (4 mg/die) o con il beta-bloccante
atenololo 50 mg/die) su un indice di aterosclerosi carotidea, quale è
la media dello spessore massimo dell'intima-media (IMT) nella parete distale
delle carotidi comuni e delle biforcazioni (CBMmax). Studi epidemiologici
hanno precedentemente dimostrato che questo indice è predittivo
di eventi cardiovascolari.
E' stato evidenziato un effetto significativo (p<0,0001) di lacidipina,
in confronto ad atenololo, con un differenza della progressione del CBMmax,
in seguito al trattamento di 4 anni, di -0,0227 mm (all'analisi intention
to treat) e di -0,0281 mm (all'analisi sui soggetti che hanno completato
lo studio). Il tasso di progressione annuale dell'IMT era 0,0145 mm/anno
nel gruppo in atenololo e 0,0087 mm/anno nei pazienti in lacidipina (riduzione
del 40%; p=0,0073).
I pazienti con progressione di placca erano meno frequenti, mentre più
frequenti erano i casi di regressione di placca nel gruppo con lacidipina.
Le riduzioni della pressione sanguigna erano identiche nei due gruppi,
mentre le variazioni della pressione sistolica/diastolica nelle 24 ore
erano maggiori con atenololo (-10/-9 mm Hg) che con lacidipina (-7/-5
mm Hg).
Nessuna differenza significativa tra i trattamenti è stata riscontrata
per l'occorrenza di eventi cardiovascolari, sebbene i rischi relativi
di ictus, eventi cardiovascolari maggiori e mortalità hanno mostrato
un trend favorevole per lacidipina.
La
maggior efficacia di lacidipina sulla progressione dell'IMT carotideo
e del numero di placche per paziente, malgrado una minor riduzione della
pressione sanguigna ambulatoriale, indica un'azione antiaterosclerotica
del farmaco indipendente dai suoi effetti antipertensivi.
Secondo
il Prof. Zanchetti, responsabile dello studio, non è possibile
stabilire se gli altri calcio-antagonisti siano altrettanto efficaci nel
rallentare il processo aterosclerotico; infatti lacidipina agisce specificamente
sui lipidi che si accumulano nella parete arteriosa e si lega alle cellule
endoteliali, risultando quindi più potente delle altre molecole
della stessa classe.
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