Poole-Wilson
PA, Swedberg K, Cleland JGF, et al. for the COMET Investigators
Lancet 2003; 362:7-13
RIASSUNTO
CONTESTO I beta-bloccanti riducono la mortalità in pazienti
con insufficienza cardiaca cronica, disfunzione sistolica e in terapia
di base con diuretici e inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina
(ACE-inibitori). Scopo dello studio era la comparazione degli effetti
di carvedilolo e metoprololo sugli esiti clinici.
METODI 1511 pazienti sono stati assegnati al trattamento con carvedilolo
(dose target 25 mg due volte al giorno) e 1518 al trattamento con metoprololo
(metoprololo tartrato, dose target 50 mg due volte al giorno), nell'ambito
di uno studio multicentrico, in doppio cieco. I pazienti dovevano avere
insufficienza cardiaca cronica (NYHA II-IV), precedente ricovero per cause
cardiovascolari, una frazione di eiezione inferiore a 0,35 ed essere in
terapia ottimale con diuretici ed ACE-inibitori, a meno di una intolleranza
specifica. L'end point primario era la mortalità per tutte le cause
ed un composito di mortalità e di ricovero per tutte le cause.
Le analisi erano per intention to treat.
RISULTATI Lo studio è durato mediamente 58 mesi (DS +6).
La frazione di eiezione media era di 0,26 (+0,07) e l'età
media di 62 anni (+11). La mortalità per tutte le cause
era del 34% (512 su 1511) per carvedilolo e 40% (600 su 1518) per metoprololo
(hazard ratio [HR] 0,83 [IC 95% 0,74-0,93], p=0,0017). La riduzione della
mortalità per tutte le cause era consistente in tutti i sottogruppi
predefiniti. L'end point composito si è verificato in 1116 (74%)
su 1512 pazienti in carvedilolo e in 1160 (76%) su 1518 in metoprololo
(HR 0,94 [0,86-1,02], p=0,122). L'incidenza di effetti collaterali e di
interruzione della terapia non differiva di molto fra i due gruppi.
INTERPRETAZIONE I risultati suggeriscono che carvedilolo aumenta
la sopravvivenza rispetto a metoprololo.
COMMENTO
L'insufficienza cardiaca (HF) cronica è una patologia comune, prontamente
diagnosticata, ma causa di sintomi disabilitanti, ha una prognosi non
buona e consuma circa il 2% del budget totale per costi sanitari nei paesi
sviluppati.
La strategia terapeutica è basata sulla necessità di diminuire
la ritenzione di fluidi ed inibire l'attivazione dei sistemi neuroormonali,
in particolare la via renina-angiotensina ed il sistema simpatico. Le
linee guida raccomandano come trattamento di base una combinazione di
diuretici, ACE-inibitori e beta-bloccanti, con o senza digossina.
I beta-bloccanti hanno differenti profili farmacologici, quali ad esempio
la selettività dei recettori adrenergici e la presenza di proprietà
ancillari. Metoprololo e bisoprolo hanno una alta specificità per
i recettori beta1-adrenergici. Carvedilolo blocca i recettori beta1, beta2
e alfa1, con conseguente diminuzione della resistenza vascolare sistemica
ed aumenta anche la sensibilità all'insulina, mentre metoprololo
esercita l'effetto opposto. Carvedilolo ha anche proprietà antiossidanti
che potrebbero avere effetti benefici sulla funzionalità endoteliale
e l'apoptosi, meccanismi importanti nella progressione dell'HF.
Evidenze dai trial suggeriscono un beneficio di carvedilolo sulla mortalità,
che è risultato più efficace di metoprololo in studi più
piccoli in termini di rimodellamento ed emodinamica centrale, ma equivalente
per gli effetti sulla qualità della vita o sul picco di consumo
dell'ossigeno.
COMET (CARVEDILOL OR METOPROLOL EUROPEAN TRIAL), avviato nel 1996, è
uno studio multicentrico (15 paesi europei, 341 centri), randomizzato,
in doppio cieco, a gruppi paralleli disegnato per confrontare gli effetti
di carvedilolo e metoprololo su mortalità e morbidità in
pazienti di entrambi i sessi con HF cronica sintomatica (classi II-IV
secondo i criteri della New York Heart Association [NYHA]), almeno un
ricovero nei 2 anni precedenti per motivi cardiovascolari, frazione di
eiezione uguale o inferiore a 0,35 (misurata nell'arco dei tre mesi precedenti
con ECG o ventricolografia) e in terapia stabile con ACE-inibitori da
almeno 4 settimane e diuretici (>40 mg/die di frusemide o equivalenti)
da almeno 2 settimane.
Sono stati arruolati 3029 pazienti randomizzati al trattamento con una
dose target di 25 mg due volte al giorno di carvedilolo (1.511) o con
una dose target di 50 mg due volte al giorno di metoprololo tartrato (1.518).
Il 48% dei pazienti era in classe NYHA-II, il 48% in classe III, con solo
il 4% in classe IV. Il follow-up medio è stato di circa 5 anni,
al termine del quale è stata valutata la mortalità per tutte
le cause e l'insieme di mortalità e di ricoveri per tutte le cause.
Nell'arco del trial i pazienti in carvedilolo hanno ricevuto una dose
media giornaliera di 42 mg, quelli in metoprololo di 85 mg.
I risultati hanno mostrato un beneficio assoluto del 5,7% della sopravvivenza
in 5 anni in seguito a trattamento con carvedilolo rispetto a metoprololo.
Il numero calcolato di anni-paziente di trattamento per salvare una vita
è di 59, che è simile all'effetto di un ACE-inibitore e
di un beta1-bloccante selettivo vs placebo in popolazioni di pazienti
con caratteristiche comparabili. Gli autori non sono attualmente in grado
di spiegare esattamente questo effetto superiore di carvedilolo, che potrebbe
derivare dalle specifiche proprietà del composto, già citate
in precedenza, alle quali si potrebbero aggiungere un'azione antiossidante,
la rimozione di radicali liberi, un effetto elettrofisiologico o una maggiore
attività anti-ischemica.
Sono state sollevate obiezioni sulle conclusioni dello studio, in quanto
il dosaggio utilizzato per metoprololo non sarebbe quello ottimale e produrrebbe
un effetto beta1-bloccante inferiore a quello prodotto da carvedilolo,
sufficiente a spiegare la differente incidenza osservata nella mortalità.
E' stato anche affermato che questo studio, proprio per il basso dosaggio
a cui è stato somministrato metoprololo e per il tipo di formulazione
scelta (metoprololo tartrato a rilascio immediato), in ultima analisi
ha permesso di confrontare gli effetti di un regime ad alto dosaggio di
beta1-bloccante con uno a basso dosaggio, dimostrando che il primo produce
risultati migliori. Lo schema terapeutico scelto avrebbe quindi sfavorito
metoprololo.
Gli autori rispondono a queste critiche con le evidenze emerse dallo studio
che confermerebbero una equivalenza di effetti, riconducibili al beta1-blocco,
dei due farmaci. Altri ricercatori sostengono le conclusioni dello studio
affermando che, sebbene il blocco dei recettori beta1 non sia stato massimale
per entrambi i farmaci, è comunque della stessa entità,
per cui i benefici maggiori di carvedilolo sono da attribuirsi ad altre
proprietà. Se si mettono insieme tutti i dati disponibili sui due
farmaci, la riduzione media della mortalità con carvedilolo rispetto
a placebo è del 42%, mentre quella ottenuta con metoprololo è
del 33%. La differenza in favore del primo è quindi del 13%, molto
simile a quella osservata nello studio COMET.
|