UN NUOVO TRIAL CLINICO DIMOSTRA L'EFFICACIA DI ATORVASTATINA NEL MIGLIORARE IL PROFILO DI ATTIVITA' DELL'ARTRITE REUMATOIDE


TRIAL OF ATORVASTATIN IN RHEUMATOID ARTHRITIS (TARA): DOUBLE BLIND, RANDOMISED PLACEBO-CONTROLLED TRIAL
McCarey DW, McInnes IB, Madhok R et al.
Lancet 2004; 363:2015-2021


L'artrite reumatoide è caratterizzata da sinovite infiammatoria, distruzione articolare e aterogenesi accelerata. Le statine (inibitori dell'HMG-CoA redattasi) sono in grado di mediare una riduzione clinicamente rilevante del rischio vascolare in pazienti senza patologie infiammatorie e potrebbero avere una funzione immunomodulatoria.
Gli autori hanno ipotizzato che le statine possano quindi ridurre i fattori infiammatori nell'artrite reumatoide e modificare i marker surrogati di rischio vascolare.
In questo studio (TARA) 116 pazienti con artrite reumatoide sono stati randomizzati in un trial controllato verso placebo, in doppio cieco, al trattamento con atorvastatina (40 mg/die) o placebo in aggiunta a farmaci antireumatici modificanti la malattia. I pazienti sono stati seguiti per 6 mesi. Sono stati misurati i fattori di rischio vascolari circolanti e le variabili specifiche della malattia. La valutazione è stata fatta utilizzando il punteggio di attività di malattia (DAS28 - disease activity score) ed i criteri di risposta EULAR (European League Against Rheumatism).
Dopo 6 mesi il DAS28 migliorava significativamente nei pazienti trattati con la statina (-0,5; IC 95% -0,75/-0,25) rispetto al quelli in placebo (0,03; IC 95% -0,23/0,28); la differenza tra i gruppi era di -0,52 (IC 95% -0,87/-0,17; p=0,004). Il 31% (18 su 58) dei pazienti trattati con atorvastatina hanno raggiunto la risposta DAS28 EULAR contro il 10% (6 su 58) dei pazienti nel gruppo placebo (odds ratio 3,9; IC 95% 1,42-10,72; p=0,006). E' stata osservata una riduzione dei reattanti della fase acuta nel gruppo in trattamento attivo rispetto al placebo: proteina C reattiva (-50%; p<0,0001), velocità di sedimentazione eritrocitaria (-28%; p<0,005) rispettivamente, relativamente al placebo. Il numero delle articolazioni edematose è risultato inferiore nel gruppo atorvastatina che nel gruppo placebo (-2,69 vs -0,53; p=0,0058). La tollerabilità della terapia è risultata simile tra i due gruppi.
Questi dati indicano che atorvastatina può mediare un modesto, ma clinicamente importante, effetto antinfiammatorio con modificazione dei fattori di rischio vascolari nel contesto di una infiammazione autoimmune di grado elevato. Rimane da stabilire il beneficio delle statine nei pazienti con artrite reumatoide nel lungo periodo.

Gli autori dell'editoriale che ha accompagnato questa pubblicazione sostengono che, malgrado le limitate dimensioni e la breve durata dello studio, le evidenze supportano l'uso di atorvastatina e presumibilmente delle altre statine, per la prevenzione cardiovascolare in pazienti affetti da artrite reumatoide e portatori di fattori di rischio cardiovascolari.
Gli stessi autori tuttavia non raccomandano questa terapia nei pazienti con artrite reumatoide, ma senza fattori di rischio cardiovascolare, fino a quando non saranno disponibili dati che mostreranno un effetto sugli end point clinici (infarto ed ictus) in questa popolazione di soggetti.