TRIAL BEAUTIFUL: IVABRADINA PER PAZIENTI CON CORONAROPATIA STABILE E DISFUNZIONE SISTOLICA AL VENTRICOLO SINISTRO



  IVABRADINE FOR PATIENTS WITH STABLE CORONARY ARTERY DISEASE AND LEFT-VENTRICULAR SYSTOLIC DYSFUNCTION (BEAUTIFUL): A RANDOMISED, DOUBLE-BLIND, PLACEBO-CONTROLLED TRIAL
Fox K, Ford I, Steg PG, et al.
The Lancet, pubblicato on line il 31 agosto 2008


Ivabradina non era superiore al placebo in termini di riduzione della mortalità cardiaca o di altri end point coronarici nella popolazione del trial; tuttavia, nei pazienti con frequenza cardiaca superiore a 70 bpm trattati col farmaco si osservava una riduzione delle ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca e infarto miocardico e delle rivascolarizzazioni.

RIASSUNTO

CONTESTO Ivabradina inibisce in modo particolare la corrente If(*) nel nodo seno atriale determinando una frequenza cardiaca più bassa, senza coinvolgere altri aspetti relativi alla funzionalità del cuore. Lo scopo dello studio è stato di valutare se l'abbassamento della frequenza del battito cardiaco riduce morbidità e mortalità cardiovascolare in pazienti con malattie coronariche arteriose e con disfunzione sistolica ventricolare sinistra.
METODI Tra dicembre 2004 e dicembre 2006 è stato effettuato uno screening a 12.473 pazienti presso 781 centri dislocati in 33 paesi. Sono stati arruolati in un trial randomizzato, in doppio-cieco, controllato con placebo, a gruppi-paralleli, 10917 pazienti idonei che avevano malattie coronariche ed una frazione di eiezione ventricolare sinistra inferiore al 40%.
5479 pazienti hanno assunto 5 mg di ivabradina, in previsione di arrivare alla dose target di 7,5 mg due volte al giorno, mentre 5438 hanno assunto placebo combinato ad una cura medica cardiovascolare mirata. L'end point primario era un composito di decesso cardiovascolare, ospedalizzazione per infarto miocardico acuto e ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca di nuova insorgenza o aggravata. E' stata effettuata un'analisi intention-to-treat.
RISULTATI La frequenza cardiaca [media (deviazione standard, DS)] al basale era di 71,6 (9,9) battiti al minuto (bpm). Il follow-up mediano era di 19 mesi (intervallo interquartile, IQR 16-24). Ivabradina riduceva la frequenza di 6 bpm (errore standard, ES 0,2) a 12 mesi, corretta con placebo. La maggior parte dei pazienti (87%) stava assumendo beta-bloccanti in associazione ai farmaci in studio e non è stata identificata alcuna problematica sulla sicurezza.
Ivabradina non ha influenzato l'end point primario composito (hazard ratio [HR] 1,00; intervallo di confidenza al 95% 0,91-1,1; p=0,94).
1233 (22,5%) pazienti nel gruppo ivabradina avevano eventi avversi seri, in confronto con 1239 (22,8%) pazienti-controllo (p=0,70).
In un sottogruppo pre-specificato di pazienti con frequenza cardiaca >=70 bpm, il trattamento con ivabradina non influenzava l'end point composito primario (HR 0,91; 0,81-1,04; p=0,17), il decesso cardiovascolare o il ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca di nuova insorgenza o aggravata. Tuttavia, la terapia riduceva gli end point secondari: l'ospedalizzazione per infarto miocardio fatale e non fatale (HR 0,64; 0,49-0,84; p=0,001) e rivascolarizzazione coronarica (HR 0,70; 0,52-0,93; p=0,016).
CONCLUSIONI La riduzione della frequenza cardiaca con ivabradina non migliora l'end point cardiaco in tutti i pazienti con malattie coronariche stabili e con disfunzione sistolica ventricolare sinistra, ma il farmaco potrebbe essere utilizzato per ridurre l'incidenza degli esiti di malattie coronariche in un sottogruppo di pazienti che hanno il battito cardiaco >=70 bpm.

Hazard ratio nel sottogruppo >=70 bpm
 
Hazard ratio
p
End point primario composito
0,91
0,17
Decesso cardiovascolare
1,02
0,82
Ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca
0,97
0,76
Ricovero ospedaliero per IM
0,64
0,001
Rivascolarizzazione coronarica
0,70
0,016

(*) Nelle cellule pacemaker la depolarizzazione è dovuta ad almeno tre correnti ioniche:
1- Una corrente in ingresso, detta If, prodotta dalla iperpolarizzazione;
2- Una corrente in ingresso del Ca++, iCa++
3- Una corrente in uscita del K+ , iK+
La corrente If si attiva verso la fine della ripolarizzazione. Il sodio entra attraverso canali diversi dai canali consueti che hanno generato il potenziale d’azione, detti dai ricercatori canali “funny”, buffi, perché durante la ripolarizzazione i ricercatori non prevedevano entrate di sodio. La corrente funny si attiva quando il potenziale di membrana diventa meno negativo di circa -50 mV.