RIASSUNTO
OBIETTIVI Determinare l'efficacia quantitative di differenti classi
di farmaci ipotensivi nel prevenire le malattie coronariche (CHD) e l'ictus,
e quali pazienti dovrebbero ricevere il trattamento.
DISEGNO Revisione sistematica di trial clinici randomizzati pubblicati
tra il 1996 ed il 2007 e metanalisi.
FONTE DEI DATI Medline (1966-2007).
SELEZIONE DEGLI STUDI Sono stati individuati trial randomizzati
che avessero registrato eventi CHD e ictus in seguito al trattamento con
agenti antipertensivi. Sono stati esclusi tutti gli studi che riportavano
meno di 5 eventi di cardiopatia coronarica, quelli effettuati in pazienti
con insufficienza renale o che assumevano farmaci ipocolesterolemizzanti
e gli studi che includevano pazienti con un alto grado di compromissione
cardiovascolare, dal momento che in questi ultimi lo schema terapeutico
può essere variabile e dunque non standardizzabile. 106 trials
avevano studiato le differenze di riduzione della pressione tra farmaco
in esame e placebo (trial di differenza pressoria), mentre 46 avevano
confrontato il farmaco in esame con un trattamento standard (trial di
confronto). Sette trial con tre gruppi randomizzati rientravano in entrambe
le tipologie. Sono stati estratti i dati di tutti i pazienti con >=1
eventi coronarici manifesti(infarto
del miocardio non fatale, morte cardiaca improvvisa) e dei pazienti con
>=1 ictus (sia emorragico che ischemico). Inoltre, sono stati estratti
i dati dei pazienti con nuova diagnosi di scompenso cardiaco o con esacerbazione
dello stesso che ne aveva causato l'ospedalizzazione o la morte. I risultati
sono stati interpretati nel contesto di quelli attesi dalle metanalisi
più ampie di studi di coorte, su 958.000 persone in totale.
PARTECIPANTI 464.000 pazienti sono stati classificati in tre categorie
mutuamente esclusive: senza storia di malattie vascolari, con storia di
CHD o con storia di ictus.
RISULTATI Nei trial di differenza pressoria i beta-bloccanti esercitavano
un effetto speciale nella prevenzione delle CHD in pazienti con una storia
pregressa, superiore a quello dovuto all'abbassamento della pressione:
riduzione del rischio del 29% (IC al 95% 22%-34%) rispetto al 15% (11%-19%)
osservato nei trial con altri farmaci. L'effetto extra era limitato a
pochi anni dopo l'infarto miocardico, con una riduzione del rischio del
31% rispetto a 13% nei pazienti senza infarto recente (p=0,04). Negli
altri studi clinici di differenza pressoria (escludendo gli eventi CHD
nei trial con beta-bloccanti in persone con CHD), si evidenziava una riduzione
degli eventi CHD del 22% (17%-27%) e degli ictus del 41% (33%-48%) per
una diminuzione di 10 mm Hg della pressione sistolica o di 5 mm Hg della
diastolica. Questo effetto era simile a quello osservato nelle metanalisi
di studi di coorte in cui alla stessa differenza di pressione corrispondeva
una riduzione del rischio di CHD del 25% e di ictus del 36%, indicando
che il beneficio prodotto è spiegabile con l'effetto ipotensivo.
Le 5 principali classi di farmaci antipertensivi (tiazidi, beta-bloccanti,
ACE-inibitori, sartani e bloccanti dei canali del calcio) erano similmente
efficaci (entro un ristretto intervallo di punti percentuali) nel prevenire
CHD e ictus, ad eccezione dei bloccanti dei canali del calcio che esercitavano
un maggiore effetto preventivo sull'ictus (rischio relativo 0,92; 0,85-0,98).
Le riduzioni percentuali negli eventi CHD e icuts erano simili negli individui
con e senza malattie cardiovascolari (CVD), indipendentemente dal trattamento
antipertensivo (abbassamento fino a 110 mm Hg -sistolica- e 70 mm Hg -diastolica-).
Combinando i dati della presente metanalisi con quelli di altri due studi
(metanalisi di studi epidemiologici e trial di dose-risposta) si è
osservato che nei pazienti di età 60-69 anni, con una pressione
diastolica pre-trattamento di 90 mm Hg, tre farmaci in combinazione con
una dose pari al 50% di quella standard potevano ridurre il rischio di
CHD del 46% e di ictus del 62% (valori stimati); il singolo farmaco alla
dose standard aveva metà di questo effetto. La presente metanalisi
ha anche mostrato che tutti i farmaci, ad esclusione dei bloccanti dei
canali del calcio (con la sola eccezione dei beta-bloccanti non cardioselettivi)
riducevano anche l'incidenza di insufficienza cardiaca del 24% (19%-28%),
mentre i bloccanti dei canali del calcio del 19% (6%-31%).
CONCLUSIONI Tutte le classi di farmaci antipertensivi avevano un'efficacia
simile nel ridurre gli eventi CHD e l'ictus per una data riduzione della
pressione sanguigna, ad eccezione dei beta-bloccanti che mostrano un effetto
protettivo extra, solo se dati entro tempi abbastanza brevi dall'infarto,
e dei bloccanti dei canali del calcio, che esercitano un'azione addizionale
minore nel prevenire l'ictus; ciò porta ad escludere gli effetti
pleiotropici. La riduzione proporzionale degli eventi CVD era simile o
la stessa, indipendentemente dal farmaco usato e dalla presenza di eventi
vascolari pregressi. Le linee guida sull'uso delle terapie antipertensive
dovrebbero essere semplificate, così che i farmaci vengano offerti
ai pazienti con qualsiasi livello pressorio. Questi risultati suggeriscono
l'importanza di abbassare la pressione in tutti i soggetti oltre una certa
età, piuttosto che misurarla in tutti e ridurla solo in alcuni.
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