SEFAPnews

vedi archivio
Bookmark and Share
EFFICACIA
18/07/2018

EFFETTI DELLE STATINE SULLE PLACCHE ATEROSCLEROTICHE CORONARICHE

EFFECTS OF STATINS ON CORONARY ATHEROSCLEROTIC PLAQUES: THE PARADIGM (PROGRESSION OF ATHEROSCLEROTIC PLAQUE DETERMINED BY COMPUTED TOMOGRAPHIC ANGIOGRAPHY IMAGING) STUDY
Lee SE, Chang HJ, Sung JM, et al.

JACC Cardiovasc Imaging, pubblicato on line l’8 giugno 2018


In questo studio si è cercato di descrivere l'impatto delle statine sulle placche aterosclerotiche coronariche. Si è ottenuto che le statine rallentano il ritmo di progressione della stenosi coronarica, non tanto impedendo che la gravità della lesione progredisca nel tempo, ma piuttosto ostacolando una maggiore progressione del volume complessivo dell'aterosclerosi e aumentando la calcificazione della placca, quindi stabilizzando l'ateroma.

 

RIASSUNTO

CONTESTO Sebbene le statine riducano il rischio di eventi avversi cardiovascolari maggiori, i loro effetti a lungo termine sull'aterosclerosi coronarica rimangono poco chiari.

OBIETTIVI Questo studio ha cercato di descrivere l'impatto delle statine sulle placche aterosclerotiche coronariche.

METODI E’ stato eseguito uno studio prospettico internazionale in un registro di pazienti senza storia di malattia coronarica sottoposti più volte ad angiografia tomografica computerizzata coronarica, a intervalli di almeno 2 anni. Le placche aterosclerotiche sono state analizzate quantitativamente per valutare il diametro percentuale della stenosi (percent diameter stenosis, %DS), la percentuale del volume dell'ateroma (percent atheroma volume, PAV), la composizione della placca e la presenza di placche ad alto rischio (high-risk plaque, HRP) definite dalla presenza di almeno 2 caratteristiche tra bassa attenuazione, rimodellamento positivo arterioso o calcificazioni discontinua.

RISULTATI Tra 1255 pazienti (60±9 anni, 57% uomini), 1079 lesioni dell'arteria coronarica sono state valutate in pazienti naïve alla statina (n=474) e 2496 lesioni dell'arteria coronarica sono state valutate in pazienti che assumevano già statine (n=781). Rispetto alle lesioni in pazienti naïve alle statine, quelli in pazienti che assumevano statine mostravano un tasso più lento di progressione del PAV complessivo (1,76±2,40% all'anno vs 2,04±2,37% all'anno, rispettivamente; p=0,002) e una più rapida progressione del PAV calcificato (1,27±1,54% all'anno contro 0,98±1,27% all'anno, rispettivamente; p<0,001). La progressione del PAV non calcificato e l'incidenza annuale di nuove HRP erano più basse nei pazienti che assumevano statine (0,49±2,39% all'anno vs 1,06±2,42% all'anno e 0,9% all'anno contro 1,6% all'anno, rispettivamente; tutti i p<0,001). I tassi di progressione a >50%DS non erano diversi (1,0% vs 1,4%, rispettivamente; p>0,05). Le statine erano associate a una riduzione del 21% della progressione totale del PAV annualizzata al di sopra della mediana e del 35% della riduzione dello sviluppo della HRP.

CONCLUSIONI Le statine erano associate a una progressione più lenta del volume complessivo di aterosclerosi coronarica, con aumento della calcificazione della placca e riduzione delle caratteristiche delle placche ad alto rischio. Le statine non influenzavano la progressione della percentuale di gravità della stenosi delle lesioni dell'arteria coronaria ma inducevano la trasformazione fenotipica della placca.

Iscrizione newsletter