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SAFETY
11/03/2019

INIBITORI DI POMPA PROTONICA E RISCHIO DI INSUFFICIENZA RENALE ACUTA E CRONICA

PROTON PUMP INHIBITORS AND RISK OF ACUTE AND CHRONIC KIDNEY DISEASE: A RETROSPECTIVE COHORT STUDY.
Hart E, Dunn TE, Feuerstein S, Jacobs DM.

Pharmacotherapy, pubblicato on line il 18 febbraio 2019


In questo studio longitudinale retrospettivo di coorte su oltre 190.000 pazienti, l'uso degli inibitori di pompa protonica al basale era associato ad un rischio maggiore del 20% di malattia renale cronica incidente, anche dopo aggiustamento per dati demografici, comorbilità e utilizzo di farmaci concomitanti. Tra gli utilizzatori di questi farmaci è inoltre stato osservato un rischio quattro volte maggiore di danno renale acuto.

 

RIASSUNTO

CONTESTO Gli inibitori di pompa protonica (PPI) sono stati associati a danno renale acuto (AKI) e malattia renale cronica (CKD); tuttavia, le evidenze attuali sono state valutate solo in pochi studi con follow-up brevi. Questo studio ha esaminato l'associazione tra utilizzo di PPI e rischio di eventi incidenti di AKI e CKD in un’ampia coorte nel contesto di un’assicurazione sanitaria americana (health-maintenance organization, HMO).

METODI Tutti i pazienti di età pari o superiore ai 18 anni, senza evidenza di una preesistente patologia renale e che hanno iniziato una terapia con PPI sono stati arruolati per almeno 12 mesi tra luglio 1993 e settembre 2008, identificati in un database HMO. Gli eventi incidenti di AKI e CKD sono stati definiti utilizzando i codici ICD-9-CM o identificati selezionando soggetti caratterizzati da una velocità di filtrazione glomerulare inferiore a 60 ml/min/1,73 m2 dopo l'inizio della terapia con PPI. I pazienti sono stati seguiti fino a 90 giorni per il riscontro di AKI (coorte 1) e per almeno 1 anno per il riscontro di CKD (coorte 2). È stata condotta un’analisi di regressione logistica multivariata, aggiustata per differenze demografiche (esclusa l’etnia), comorbidità e uso di altri farmaci.

RISULTATI Nella coorte 1, composta da 93.335 pazienti, di cui 16.593 esposti a PPI, il tasso di incidenza di AKI era maggiore nel gruppo esposto a PPI rispetto ai non utilizzatori (rispettivamente 36,4 contro 3,54 per 1000 anni-persona; p<0,0001). Dal modello implementato è stata osservata un’associazione tra esposizione a PPI e rischio aumentato di AKI (Odds Ratio aggiustato (aOR) 4,35; IC 95% 3,14-6,04; p<0,0001). Nella coorte 2, composta da 84.600 pazienti, di cui 14.514 esposti a PPI, il tasso di incidenza di CKD era più alto nel gruppo di soggetti esposti a PPI rispetto ai non utilizzatori (rispettivamente 34,3 vs 8,75 per 1000 anni-persona; p<0,0001). Dal modello è emersa un’associazione tra esposizione a PPI e rischio di CKD rispetto ai controlli (aOR 1,20; 1,12-1,28; p<0,0001). I risultati ottenuti sono stati confermati anche nell’analisi condotta appaiando per propensity score.

CONCLUSIONE L'uso di inibitori di pompa protonica è associato ad un aumentato rischio di eventi incidenti di AKI e CKD. Questa relazione potrebbe avere un impatto considerevole sulla salute pubblica; pertanto, saranno necessarie una maggior educazione sanitaria e iniziative di deprescribing per aumentare la consapevolezza e ridurre l'onere sanitario.

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