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SAFETY
27/01/2021

PREVALENZA E CONSEGUENZE DELLE POTENZIALI INTERAZIONI FARMACO-FARMACO NEI TRATTAMENTI COVID-19

REAL-WORLD PREVALENCE AND CONSEQUENCES OF POTENTIAL DRUG-DRUG INTERACTIONS IN THE FIRST-WAVE COVID-19 TREATMENTS
Martínez-López-de-Castro N, Samartín-Ucha M, Paradela-Carreiro A, et al.

J Clin Pharm Ther, pubblicato on line il 23 dicembre 2020


Il numero di potenziali interazioni farmacologiche nei pazienti ricoverati per COVID-19 nel periodo marzo-maggio 2020 è stato elevato in caso di trattamento con idrossiclorochina, lopinaviir/ritonavir, interferone beta-1b o tocilizumab. Tuttavia, le conseguenze cliniche si sono verificate solo in una bassa percentuale di pazienti, probabilmente a causa della breve durata di questi trattamenti.

 

RIASSUNTO

CONTESTO E OBIETTIVO Le raccomandazioni per il trattamento iniziale di COVID-19 sono state basate sull’uso di farmaci antimicrobici e immunomodulatori. Sebbene le informazioni sulle interazioni tra i farmaci fossero disponibili per altre patologie, c’erano poche evidenze nel contesto del trattamento di COVID-19. L’obiettivo di questo studio era quello di analizzare le potenziali interazioni farmaco-farmaco (pDDI) dei farmaci usati nei pazienti affetti da COVID-19 durante la prima ondata pandemica e di valutare le reali conseguenze di tali interazioni nella pratica clinica.

METODI Studio di coorte, retrospettivo e monocentrico realizzato in un ospedale di terzo livello. Sono stati inclusi pazienti adulti, ricoverati con sospetto COVID-19, che hanno ricevuto almeno una dose di idrossiclorochina, lopinavir/ritonavir, interferone beta 1-b o tocilizumab e con qualsiasi pDDI, in accordo con il "Liverpool Drug Interaction Group", tra marzo e maggio 2020. Sono state analizzate le possibili conseguenze di pDDI a livello di intervallo QTc o di qualsiasi altro evento avverso valutando la cartella clinica del paziente. È stata effettuata un'analisi descrittiva per valutare i possibili fattori che potessero influenzare il prolungamento dell'intervallo QTc.

RISULTATI 218 (62,3%) su un totale di 350 pazienti ricoverati con COVID-19 avevano almeno una pDDI. Le pDDI erano 598; 38 pDDI (6,3%) sono state classificate come non raccomandate o controindicate. La differenza media dei valori tra il basale e l’ECG successivo a pDDI era di 412,3 ms ± 25,8 ms contro 426,3 ms ± 26,7 ms, p<0,001. Sette pazienti (5,7%) hanno avuto un’alterazione clinicamente significative del QTc. In totale, sono stati rilevati 44 eventi non cardiologici (7,3%) con una possibile connessione ad una pDDI.

CONCLUSIONI Il numero di pDDI nei pazienti ricoverati per COVID-19 nella prima ondata pandemica è stato notevolmente alto. Tuttavia, le conseguenze cliniche si sono verificate in una bassa percentuale di pazienti. Le interazioni che coinvolgono i farmaci che sarebbero controindicati per la somministrazione concomitante sono rare. Le conoscenze di questa pDDI e delle loro conseguenze potrebbero aiutare a stabilire strategie terapeutiche appropriate nei pazienti con COVID-19 o altre malattie che richiedono questi trattamenti.

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