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Progetti
IMPATTO DEGLI INIBITORI DI PCSK9 SUL SANGUINAMENTO E SUGLI ESITI AVVERSI NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A TERAPIA ANTIPIASTRINICA DOPO PCI: UNO STUDIO DI COORTE
Int J Cardiol 2025; 434:133352
In questo studio retrospettivo su oltre 85.000 pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica percutanea (PCI) e terapia antipiastrinica, i pazienti trattati con inibitori di PCSK9 non hanno mostrato un aumento del rischio di sanguinamento grave, e hanno contemporaneamente sperimentato una riduzione significativa di eventi avversi, tra cui morte, necessità di rivascolarizzazione e complicanze cardiovascolari maggiori.
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ASSOCIAZIONE TRA AGONISTI E ANTAGONISTI DEI β-ADRENORECETTORI E MORBO DI PARKINSON: UNA REVISIONE SISTEMATICA E METANALISI
Pharmacoepidemiol Drug Saf 2025; 34:e70140
In questa revisione sistematica e metanalisi, i β-antagonisti, in particolare il propranololo, mostravano un'associazione positiva con il rischio di morbo di Parkinson, ma questo effetto potrebbe essere dovuto a bias protopatico, poiché il propranololo è usato anche per il tremore, un sintomo precoce della malattia. Al contrario, i β2-agonisti non risultavano associati a un aumento del rischio, con alcuni dati che suggerivano un possibile effetto protettivo. Nel complesso, non emerge una prova solida di un legame causale tra questi farmaci e il Parkinson.
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ASSOCIAZIONE TRA ANTICOAGULANTI IN PRESENZA DI FARMACI INTERAGENTI E RISCHIO DI EMORRAGIA MAGGIORE NELLA FIBRILLAZIONE ATRIALE NON VALVOLARE: UNO STUDIO CASO-CONTROLLO NEL DATABASE SIDIAP, CATALOGNA, SPAGNA
Clin Ther 2025; S0149-2918(25)00122-5
Questo studio ha riscontrato un'associazione tra emorragie maggiori nei pazienti in terapia anticoagulante e l'esposizione a farmaci potenzialmente interagenti. Questo studio evidenzia il potenziale impatto delle interazioni farmacologiche sul rischio di emorragie cerebrali e gastrointestinali nei pazienti anticoagulati. Strategie proattive come la stratificazione del rischio o l’uso di inibitori della pompa protonica potrebbero essere esplorate per migliorare la sicurezza del paziente ottimizzando la terapia anticoagulante orale.
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TIRZEPATIDE PER IL TRATTAMENTO DELL'OBESITÀ E LA PREVENZIONE DEL DIABETE
N Engl J Med 2025; 392:958-971
In questa sperimentazione clinica che ha coinvolto persone con obesità e prediabete, coloro che sono stati assegnati a ricevere tirzepatide hanno avuto una riduzione media del peso corporeo fino al 20%, che si è mantenuta per oltre 3 anni (176 settimane), e il rischio di progressione verso il diabete di tipo 2 è stato nettamente inferiore rispetto a placebo. In termini assoluti, quasi il 99% (752 su 762) dei partecipanti che hanno ricevuto tirzepatide non ha sviluppato diabete, un risultato impressionante che dimostra un beneficio sostanziale per oltre 3 anni con un intervento farmacologico in uno studio clinico.
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FORMULAZIONE ORALE DI SEMAGLUTIDE ED EVENTI CARDIOVASCOLARI NEL DIABETE DI TIPO 2 AD ALTO RISCHIO
N Engl J Med, pubblicato online il 29 marzo 2025
In questo studio randomizzato, controllato con placebo, l’assunzione giornaliera di semaglutide per via orale era associata ad una riduzione significativa di eventi avversi cardiovascolari gravi rispetto al placebo, con una riduzione del rischio relativo del 14% nei soggetti con diabete di tipo 2 e malattia cardiovascolare aterosclerotica, malattia renale cronica o entrambe.
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L’INIZIO PRECOCE DELLA SOMMINISTRAZIONE DI EZETIMIBE DOPO INFARTO MIOCARDICO PROTEGGE DAI SUCCESSIVI END POINT CARDIOVASCOLARI: IL REGISTRO SWEDEHEART
JACC 2025; 85:1550–1564
In questo studio su 35.826 pazienti in trattamento con statine con recente infarto miocardico, si è osservato che un ritardo nell'implementazione di una terapia ipolipemizzante di combinazione è correlato a danni evitabili. Gli approcci terapeutici post-infarto dovrebbero prevedere un avvio tempestivo della terapia combinata con statine ad alta intensità ed ezetimibe.
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EFFICACIA DI NIRSEVIMAB NEL PREVENIRE L'OSPEDALIZZAZIONE LEGATA AL VIRUS RESPIRATORIO SINCIZIALE NEI NEONATI
NEJM Evid 2025; 4(3):EVIDoa2400275
Questo studio di real-world ha valutato l'efficacia di nirsevimab contro le infezioni del tratto respiratorio inferiore associate al virus respiratorio sinciziale per la stagione 2023-2024 in Francia. L'efficacia stimata di nirsevimab è stata del 65% per i ricoveri dovuti al virus, del 67% per quelli che necessitano di ossigenoterapia, del 66% per i ricoveri con ventilazione di supporto e del 74% per i ricoveri in unità di terapia intensiva pediatrica. La protezione conferita da nirsevimab non è diminuita nel tempo durante il periodo di studio.
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AGONISTI DEL RECETTORE DI GLP-1 E RISCHIO DI SUICIDIO NEI PAZIENTI CON DIABETE DI TIPO 2: UNO STUDIO DI COORTE SU NUOVI UTILIZZATORI E CON CONFRONTO ATTIVO
BMJ 2025; 388:e080679
In questo ampio studio di coorte su nuovi utilizzatori e con confronto attivo, l’uso degli agonisti del recettore di GLP-1 (farmaci incretino-mimetici) non era associato a un aumento del rischio di suicidalità rispetto agli inibitori della dipeptidil-peptidasi-4 o agli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio di tipo 2. Risultati simili sono stati osservati analizzando separatamente l’ideazione suicidaria, l’autolesionismo e il suicidio. Nel complesso, questi risultati sono rimasti coerenti attraverso diverse analisi di sensibilità.
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IPERTENSIONE ASSOCIATA AGLI INIBITORI DELLA RICAPTAZIONE DELLA SEROTONINA: UNA NUOVA ANALISI DEL DATABASE DI FARMACOVIGILANZA WHO E VALUTAZIONE DELLA DOSE-DIPENDENZA
PLoS One 2025; 20(3):e0317841
Questa analisi conferma la presenza di segnali di safety per l'ipertensione nei pazienti a cui sono stati somministrati gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SRI), nonostante aggiustamento per molteplici confondenti. Sembra plausibile un effetto di classe, ma non è stato identificato alcun rapporto dose-dipendenza.
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UNO STUDIO DI FARMACOVIGILANZA IN REAL-WORLD SU OMALIZUMAB MEDIANTE ANALISI DI DISPROPORZIONALITÁ NEL DATABASE AMERICANO FAERS
Sci Rep 2025; 15(1):8045
Questo studio ha analizzato circa 50.000 segnalazioni di eventi avversi nel database FAERS per valutare la sicurezza in real-world di omalizumab, un anticorpo monoclonale, ad azione anti-allergica, usato per trattare l'asma e la rinite allergica. L'analisi di disproporzionalità ha identificato reazioni avverse note come anafilassi e asma, così come eventi indesiderati non noti come crisi asmatiche. Questi risultati forniscono informazioni cruciali per ottimizzare l’uso di omalizumab e aumentarne la sicurezza nella pratica clinica.
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Federica Galimberti (responsabile editoriale)
Elena Loggia (segreteria editoriale)
Elena Olmastroni
Andrea Rossi
Stefano Scotti