DJ Freeman,
J Norrie, N Sattar, RDG Neely, SM Cobbe, I Ford, C Isles, AR Lorimer,
PW Macfarlane, JH McKillop, CJ Packard, J Shepherd, A Gaw
Circulation 2001; 103: 357-362
RIASSUNTO
CONTESTO Abbiamo esaminato l'insorgenza di nuovi casi di diabete
mellito in uomini di età compresa tra i 45 e 64 anni nel corso
dello studio WOSCOPS.
METODI E RISULTATI I criteri di definizione di diabete utilizzati
sono basati sulle indicazioni delle Associazioni Americane per il Diabete
che fissano la dose soglia a 7,0 mmol/L di glicemia. I soggetti che avevano
dichiarato di soffrire di diabete e quelli con livelli ematici di glucosio
al basale >7mmol/L vennero scartati. Un numero totale di 5.974 soggetti
sui 6.595 randomizzati veniva incluso nello studio; 139 di essi svilupparono
la patologia diabetica durante il follow-up. Furono valutati i predittori
al basale della transizione da uno stato di normale controllo metabolico
del glucosio al diabete. Nel modello univariato, si mostrarono indicatori
significativi, l'indice di massa corporea, il log dei livelli di trigliceridi,
il log della conta leucocitaria e la terapia con pravastatina.
CONCLUSIONI Si può concludere che l'assegnazione alla terapia
con pravastatina è risultata in una riduzione del 30% (p=0.042)
del rischio di diventare diabetico. Attraverso la riduzione dei livelli
plasmatici di trigliceridi, il trattamento con la statina può influenzare
favorevolmente lo sviluppo della patologia diabetica; con queste analisi
tuttavia non possono essere esclusi altri meccanismi, quali ad esempio
le proprietà antinfiammatorie del farmaco in combinazione con i
suoi effetti endoteliali.
COMMENTO
I fattori che influenzano l'insorgenza di diabete mellito sono stati oggetto
di molteplici studi. Importanti predittori di questa patologia sono i
livelli lipido-lipoproteici e più recentemente i marker di infiammazione.
Malgrado questa forte associazione, ad oggi sono stati effettuati pochi
studi che confermino questo ruolo, utilizzando farmaci ipolipemizzanti
o antinfiammatori.
Il database dello studio WOSCOPS (5974 soggetti) ha fornito l'opportunità
di studiare in modo prospettico gli effetti di pravastatina sul rischio
di sviluppare diabete, con un follow-up compreso tra i 3,5 ed i 6,1 anni,
in soggetti di cui erano disponibili al basale dati sui principali predittori
della perdita di controllo sul metabolismo del glucosio. Per definire
la patologia diabetica sono stati utilizzati i criteri di diagnosi (glicemia
a digiuno >126 mg/dL - 7 mmol/L) dell'Associazione Americana sul Diabete
(ADA).
L'indice di massa corporea (IMC), il colesterolo HDL, il colesterolo totale,
la conta leucocitaria, la glicemia basale e la pressione sistolica sono
risultati predittivi, all'analisi univariata, dell'insorgenza di diabete.
La pravastatina, di per sé riduce il rischio relativo di sviluppo
della patologia (HR 0,70, IC 95% 0,50-0,98, p=0,036). Quando i pazienti
venivano suddivisi in quintili sulla base della glicemia al basale, come
atteso, questo parametro era un fortissimo predittori per lo sviluppo
di nuovi casi di diabete, conferendo all'ultimo quintile un rischio 13
volte maggiore rispetto a quello del primo quintile. L'analisi multivariata
di Cox manteneva come predittori la IMC, il log dei trigliceridi, fattori
di rischio noti per l'insulino-resistenza e l'intolleranza al glucosio,
ed i livelli basali di glicemia. Anche l'effetto del trattamento con pravastatina
rimaneva statisticamente significativo rispetto al controllo.
Quest'ultima analisi non era un end point predefinito dello studio WOSCOPS,
pertanto deve essere valutato con cautela. Ciononostante, essa fornisce
nuove possibilità cliniche da approfondire.
La conta leucocitaria basale perde di significatività nell'analisi
multivariata, anche se altri lavori hanno dimostrato che essa è
associata ad uno stato infiammatorio di basso grado. I marker di infiammazione
sono correlati all'insulino-resistenza, attraverso un meccanismo non ancora
noto. Si pensa che potrebbero produrre insulino-resistenza influenzando
la funzionalità del recettore per l'insulina o alterando l'azione
dell'insulina e inibendone la secrezione.
Precedenti studi riguardanti l'effetto di pravastatina sull'intolleranza
al glucosio hanno fornito risultati non del tutto consistenti. Il presente
studio dimostra gli effetti benefici del farmaco a lungo termine in pazienti
con livelli basali normali di trigliceridi. Gli autori hanno ipotizzato
che tre effetti noti della pravastatina abbiano esercitato un ruolo primario,
sia individualmente che in concerto:
· l'effetto di riduzione sui livelli plasmatici di trigliceridi,
che a lungo termine ridurrebbe il rischio di sviluppare insulino-resistenza
· l'effetto antinfiammatorio della statina, che si esplica in una
riduzione dei livelli di citochine, note per la loro attività inibente
la lipasi lipoproteica e di stimolo della lipolisi nel tessuto adiposo.
Esse sarebbero coinvolte nell'insorgenza della sindrome metabolica strettamente
correlata all'insulino-resistenza.
· l'effetto sulla funzionalità endoteliale, spiegabile in
parte con la riduzione della dislipidemia, che è a sua volta causa
di alterata funzionalità dell'endotelio correlata al grado di insulino-resistenza.
Ripristinando la funzione endoteliale, la pravastatina può influenzare
significativamente la per fusione dei tessuti e quindi influenzare positivamente
il trasporto di glucosio ed insulina.
Queste conclusioni, soprattutto perché derivate da una analisi
post-hoc, devono essere utilizzate come ipotesi per disegnare nuovi studi
di intervento in cui l'insorgenza del diabete costituisca un end point
primario.
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