Continuano
ad accumularsi dati in merito alla tossicità cardiovascolare degli
inibitori dell'enzima ciclossigenasi-2 (COX-2), denominati COXIB, e questo
determina un dibattito crescente sul loro profilo rischio/beneficio. Di
seguito sono riportate le pubblicazioni più recenti e rilevanti
sull'argomento e vengono riepilogate in ordine temporale decrescente le
tappe fondamentali che, a partire dal ritiro dei farmaci a base di rofecoxib,
hanno caratterizzato l'evoluzione di questa complessa situazione.
COX 2, AIFA ADOTTA MISURE A TUTELA SALUTE CITTADINI
AIFA. Comunicato n. 5 del 17 febbraio 2005
L'Agenzia Italiana del Farmaco al termine della prima fase della
procedura di revisione del profilo di sicurezza di tutti i farmaci inibitori
selettivi della ciclossigenasi due (Cox 2) intrapresa dalle Agenzie europee
per i farmaci, che ha mostrato un aumento del rischio di eventi avversi
cardiovascolari collegati all'impiego di tale classe di medicinali, ha
istituito una task force per seguire ed adottare tutti i provvedimenti
ritenuti necessari a tutelare la salute dei cittadini.
In particolare, in accordo con l'Emea con cui ha attivamente collaborato
per la definizione delle procedure di restrizione, l'Aifa ha predisposto
modifiche ai Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto destinati ai
medici e ai foglietti illustrativi di tutti i Cox 2 autorizzati (Celecoxib,
Parecoxib, Valdecoxib, Etoricoxib) ed ha definito Note informative importanti
che le Aziende farmaceutiche coinvolte provvederanno ad inviare a tutti
i medici presenti sul territorio nazionale.
Le principali misure restrittive di sicurezza adottate consistono nell'introduzione
di controindicazioni all'uso di tutti i Cox 2 nei pazienti con malattia
cardiaca o stroke, controindicazioni all'impiego di etoricoxib anche nei
pazienti con ipertensione arteriosa non controllata, avvertenze ai medici
affinché esercitino particolare attenzione nella prescrizione di
Cox 2 in pazienti con fattori di rischio cardiovascolare e in pazienti
affetti da vasculopatia periferica, raccomandazioni ai medici affinché
prescrivano ai malati la più bassa dose efficace di farmaco e per
il minor tempo possibile.
Sul sito dell'AIFA,
al fine di garantire una informazione tempestiva, trasparente e accessibile
a tutti, saranno pubblicati i testi integrali dei Riassunti delle Caratteristiche
del Prodotto e delle Note informative importanti e una sezione di FAQ
(domande e risposte) specificatamente dedicata ai Cox 2.
Cittadini ed operatori sanitari, inoltre, potranno avere risposte corrette
ed aggiornate, da parte di personale qualificato (medici e farmacisti),
sull'impiego dei Cox 2 anche contattando il Numero verde Farmaci line
(800571661) messo a disposizione dall'Aifa. L'Agenzia Italiana del Farmaco
comunicherà in tempo reale tutte le informazioni e i provvedimenti
adottati anche attraverso la Rete nazionale di farmacovigilanza composta
da 923 referenti (21 Regioni, 204 ASL, 112 Aziende ospedaliere, 38 IRCCS
e 548 Aziende farmaceutiche).
DICHIARAZIONE PUBBLICA DELL'EMEA SU INIBITORI COX-2
EMEA. 17 febbraio 2005
L'EMEA ha annunciato una serie di azioni regolatorie che riguardano
i farmaci appartenenti alla classe degli inibitori della COX 2. Tali decisioni
sono state prese nel corso della riunione del CHMP tenutasi nei giorni
14-17 Febbraio 2005. Il CHMP ha concluso che i dati disponibili mostrano
un aumento del rischio di eventi avversi cardiovascolari per tutta la
classe degli inibitori della COX 2. I dati suggeriscono inoltre che la
probabilità di insorgenza di un evento avverso cardiovascolare
è associata alla durata e alla dose di trattamento.
Le
seguenti misure restrittive di sicurezza sono state prese per tutti gli
inibitori della COX 2 autorizzati e commercializzati nell'Unione Europea:
-
Introduzione di una controindicazione, per tutti gli inibitori della
COX 2, nei pazienti con malattia cardiaca o stroke.
- Per
i farmaci contenenti etoricoxib, come ulteriore misura di sicurezza,
introduzione di una controindicazione nei pazienti con ipertensione
(alta pressione sanguigna) nei quali la pressione arteriosa non è
controllata.
- Inserimento
di una avvertenza per i prescrittori perché esercitino una particolare
attenzione nella prescrizione degli inibitori della COX 2 in pazienti
con fattori di rischio cardiovascolare [ipertensione, iperlipidemia
(livelli elevati di colesterolo), diabete, abitudine al fumo] e in pazienti
con vasculopatia periferica.
- Vista
l'associazione tra rischio cardiovascolare ed esposizione agli inibitori
della COX 2, è raccomandata ai medici la prescrizione della dose
efficace più bassa e una durata di trattamento il più
breve possibile.
Quelle descritte sono misure provvisorie in attesa che si concluda la
revisione in atto sul rapporto rischio beneficio dell'intera classe, prevista
per il prossimo mese di Aprile 2005.
Il CHMP ritiene inoltre che siano necessarie ulteriori indagini per valutare
la sicurezza cardiovascolare degli inibitori della COX 2 e raccomanda
che gli studi clinici sulla sicurezza cardiovascolare già avviati
proseguano come pianificato.
La revisione degli inibitori della COX 2 da parte dell'EMEA è iniziata
nell'Ottobre del 2004 su richiesta della Commissione Europea.
Il 18 Gennaio e il 15 Febbraio 2005 sono state ascoltate le Aziende titolari
dell'autorizzazione alla immissione in commercio di questi farmaci.
Trial
clinici che hanno fornito evidenze di tossicità cardiovascolare
dei farmaci antinfiammatori non steroidei inibitori selettivi della COX-2
(COXIB) e inibitori non selettivi delle COX-1 e COX-2 (FANS)
Trial |
Farmaco
(Dose) |
Patologia
trattata
|
Risultati |
ADAPT |
Celecoxib
(400 mg/die)
Naproxene (200 mg/2 al dì) |
Alzheimer
|
Confronto
con il placebo:
Celecoxib: nessuna differenza nell'incidenza di eventi;
Naproxene: aumenta il rischio di IM/ictus del 50% |
APC |
Celecoxib
(400 mg/ die o 800 mg/die) |
Cancro
colorettale
|
Confronto
con il placebo: (6 eventi CV)
400 mg/die di celecoxib aumentano il rischio di eventi CV maggiori
di 2,5 volte (15 eventi CV); il rischio aumenta di 3,4 volte (20 eventi
CV) nei pazienti con 800 mg/die |
APPROVe |
Rofecoxib
(25 mg/die) |
Cancro
colorettale
|
A
18 mesi l'incidenza di IM/ictus per rofecoxib versus placebo è
3,5% vs 1,9% (P<0,001) |
CLASS
(secondo la review di Mukherjee et al.) |
Celecoxib
(400 mg/die)
Diclofenac (75 mg/2 al dì)
Ibuprofene (800 mg/3 al dì) |
Artrite
|
Incidenza
di IM:
Celecoxib: 1,6%
Diclofenac/ibuprofene: 1,2% nei pazienti che assumono aspirina a basse
dosi (P=NS) |
PreSAP
|
Celecoxib
(400 mg/die) |
Cancro
colorettale
|
Confronto
con il placebo:
Risultati preliminari suggeriscono che l'uso di celecoxib non è
associato ad un aumento del rischio di eventi CV |
VIGOR |
Rofecoxib
(50 mg/die)
Naproxen (500 mg/2 al dì) |
Artrite
|
End
point: qualsiasi evento CV trombotico:
Rofecoxib vs naproxen: 45 vs 19 eventi (P<0,002) |
ADAPT:
Alzheimer's Disease Anti-inflammatory Prevention Trial; APPROVe:
Adenomatous Polyp Prevention on Vioxx; CLASS: Celecoxib Long-term
Arthritis Safety Study; PreSAP: Prevention of Spontaneous Adenomatous
Polyps; VIGOR: Vioxx Gastrointestinal Outcomes Research.
UN EDITORIALE COMMENTA LA SICUREZZA CARDIOVASCOLARE
DI VALDECOXIB E PARECOXIB
PARECOXIB, VALDECOXIB, AND CARDIOVASCULAR RISK
Furberg CD, Psaty BM, FitzGerald GA
Circulation 2005; 111:249
Gli inibitori selettivi della COX-2 deprimono i livelli
di prostaglandina I2 (PGI2), ma non del trombossano
A2 (TXA2) derivato della COX-1. Gli effetti intrinseci
di quest'ultimo metabolita verrebbero potenziati dal trattamento con un
inibitore delle COX-2, predisponendo potenzialmente il paziente ad attacchi
cardiaci e cerebrali. Uno studio randomizzato e controllato, pubblicato
nel 2003 da Ott E. e coll. su J Thorac Cardiovasc Surg, condotto
su pazienti sottoposti a by-pass e trattati con placebo o 40 mg di parecoxib
(pro-farmaco endovenoso di valdecoxib) seguito da 40 mg per os di valdecoxib
per 14 giorni, ha rivelato un cluster di eventi cardiovascolari. In un
secondo studio un gruppo di pazienti riceveva parecoxib/valdecoxib, un
altro placebp per ev seguito da valdecoxib (20 mg BID per 10 giorni),
ed un terzo placebo da solo. Malgrado la riduzione della dose e della
durata della terapia, era nuovamente evidente un cluster di eventi cardiovascolari.
Nel 2004 i dati di questo trial sono stati incorporati dall'FDA nel nuovo
foglietto illustrativo del valdecoxib. La tabelle rappresenta l'incidenza
di eventi coronarici e cerebrovascolari nei due trial considerati singolarmente
e in una metanalisi combinata.
Associazione
tra valdecoxib ed eventi vascolari
|
NUMERO
|
EVENTI
VASCOLARI
|
|
STUDIO |
Valdecoxib
|
Placebo
|
Valdecoxib
|
Placebo
|
RR
|
IC
95%
|
1°
trial |
311
|
151
|
14
|
2
|
3,40
|
0,82-13,98
|
2°
trial |
1088
|
548
|
17
|
3
|
2,85
|
0,81-10,02
|
Metanalisi |
...
|
...
|
...
|
...
|
3,08
|
1,20-7,87*
|
Valdecoxib
indica valdecoxib da solo o in combinazione con parecoxib
* p=0,019; p eterogeneità=0,86.
Parecoxib
agisce come antidolorifico, mediante una rapida metabolizzazione in vivo
a valdecoxib in vivo, e valdecoxib mostra una selettività in vitro
per la COX-2 simile a quella di rofecoxib. Un meccanismo coinvolgente
la PGI2 dovrebbe essere facilitato dalla presenza di attivazione
emostatica, quale quella indotta dal by-pass. A prescindere dal contesto
clinico, la probabilità di rischio è correlata alla selettività
ottenuta in vivo, alla dose, al tempo di emivita e alla durata del trattamento.
Attualmente non è chiaro con che intensità tale rischio
si estende ai pazienti trattati cronicamente per l'artrite con basse dosi
di farmaco, poichè non sono riportati studi di sufficiente dimensione
e durata per caratterizzare il profilo di rischio in tali popolazioni.
Sebbene valdecoxib sia stato controindicato nei pazienti che devono subire
un intervento di by-pass, il rischio cardiovascolare di questo farmaco
non è stato adeguatamente studiato in altri pazienti.
In assenza di evidenza di sicurezza,
è prudente evitare completamente l'uso di valdecoxib o usarlo solo
come ultima scelta. La recente dimostrazione di un rischio cardiovascolare
conseguente l'uso di un terzo COXIB con struttura differente fornisce
evidenze più forti che si tratti di un effetto di classe, come
originalmente affermato. Rimane quindi da definire in quali circostanze
è possibile somministrare in modo sicuro un COXIB in pazienti con
profilo di basso rischio cardiovascolare.
UN
ARTICOLO SUL WASHINGTON POST METTE IN DISCUSSIONE LA GESTIONE DELLE INFORMAZIONI
SU NAPROXENE DERIVATE DALLO STUDIO ADAPT
WHERE THE NAPROXEN STORY WENT WRONG
Woloshin S, Schwartz LM, Welch HG. Washington Post
Available at: http://washingtonpost.com, 1 febbraio 2005
Secondo un articolo pubblicato sul Washington Post
dell'1 febbraio 2005 le preoccupazioni riguardanti la sicurezza di naproxene
sarebbero esagerate. Gli autori dell'articolo, Steven Woloshin, Lisa Schwartz,
and H Gilbert Welch (VA Outcomes Group and Dartmouth Medical School,
White River Junction, VT), sostengono che l'FDA, l'NIH ed i media
stanno inducendo nella gente preoccupazioni non necessarie.
La questione è nata quando il National Institute of Health
americano ha interrotto lo studio ADAPT sulla prevenzione dell'Alzheimer
per dubbi sulla sicurezza di naproxene, derivanti da evidenze di aumentato
rischio cardiovascolare o cerebrovascolare. Nel contesto dell'allerta
generale sui farmaci antinfiammatori non steroidei COXIB, questa notizia
ha ricevuto una grossa attenzione da parte dei media (radio, televisione
e giornali). Questi sono alcuni dei titoli più significativi: "Heart
risk seen in naproxen" (Wall Street Journal), "Tough choice:
pain or risk?" (USA Today), "Patients, doctors agonize over
risks of painkiller" (Los Angeles Times), "Study links a fourth
painkiller to an increase in heart problems" (New York Times) and
"Warnings about medications' risks add worry to pain" (Washington
Post).
Secondo gli autori sarebbe necessario conoscere le risposte alle seguenti
domande, prima di porre una questione di sicurezza:
- Quali sono gli eventi che si verificano più frequentemente negli
utilizzatori di naproxene?
- Quanto più spesso si verificano questi eventi?
- Quali sono gli eventi cardiovascolari e cerebrovascolari di cui si parla
e con quale frequenta relativa sono occorsi?
Sia l'annuncio dell'NIH che il comunicato stampa dell'FDA non forniscono
dati utili per avere risposte in merito. Molti clinici rimangono convinti
della sicurezza del farmaco, supportata da un numero notevole di studi.
ULTERIORI
EVIDENZE SUI RISCHI CARDIOVASCOLARI DEGLI INIBITORI DELLA COX-2 E ALTRI
FANS
Arch Intern Med 2005; 165. 24 gennaio 2005
Quattro
studi ed un editoriale sono stati pubblicati su Archives of Internal
Medicine del 24 gennaio 2005 in merito al rischio cardiovascolare
dei COXIB e dei FANS e sui rischi gastrointestinali derivanti dall'uso
combinato di questi farmaci con warfarin.
Un lavoro mette anche in risalto una prescrizione eccessiva di farmaci
antinfiammatori nel mercato degli Stati Uniti. Gli editors sottolineano
inoltre che la stessa rivista ha pubblicato negli ultimi 5 anni almeno
10 ricerche cliniche sugli effetti avversi (cardiovascolari e non) dei
COXIB.
1. THE EFFECTS OF CYCLOOXYGENASE-2 INHIBITORS AND NONSTEROIDAL
ANTI-INFLAMMATORY THERAPY ON 24-HOUR BLOOD PRESSURE IN PATIENTS WITH HYPERTENSION,
OSTEOARTHRITIS, AND TYPE 2 DIABETES MELLITUS
Sowers JR, White WB, Pitt B et al.; Celecoxib Rofecoxib Efficacy and Safety
in Comorbidities Evaluation Trial (CRESCENT) Investigators
Pag. 161-168
In questo studio randomizzato in doppio cieco, denominato Celecoxib
Rofecoxib Efficacy and Safety in Comorbidities Evaluation Trial (CRESCENT)
i pazienti, affetti da diabete di tipo 2, ipertensione e osteoartrite,
sono stati randomizzati al trattamento con 200 mg/die di celecoxib (n=136),
25 mg/die di rofecoxib (n=138), o 500 mg di naproxene 2 volte al dì
(n=130) per 12 settimane. Dopo 6 settimane di terapia, la pressione sistolica
media nelle 24 ore era aumentata significativamente nel gruppo in rofecoxib
(da 130,3±1,2 mm Hg a 134,5±1,4 mm Hg; p<0.001), ma non
nel gruppo in celecoxib (da 132,0±1,3 mm Hg a 131,9±1,3
mm Hg; p=0,54) o in naproxene (da 133,7±1,5 mm Hg a 133,0±1,4
mm Hg; p=0,74). Inoltre la proporzione di pazienti con ipertensione controllata
al basale che sviluppavano ipertensione ambulatoriale era maggiore con
rofecoxib (30%) che con celecoxib (16%; p=0,05), o con naproxene (19%,
non significativa).
2. NATIONAL TRENDS IN CYCLOOXYGENASE-2 INHIBITOR USE
SINCE MARKET RELEASE. NONSELECTIVE DIFFUSION OF A SELECTIVELY COST-EFFECTIVE
INNOVATION
Dai C, Stafford RS, Alexander GC
Pag. 171-177
Il presente studio suggerisce che il numero maggiore di eventi
cardiovascolari attribuibili agli inibitori della COX-2 potrebbe essere
correlato ad un ampio sovrautilizzo, anche da parte di pazienti che con
scarse probabilità ricaverebbero benefici da questi nuovi e costosi
farmaci.
E' stato inoltre osservato un rapido spostamento dal farmaco vecchio ed
economico con un profilo rischio/beneficio meglio definito al farmaco
più nuovo e meno conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la
sicurezza a lungo termine, anche se interessante e promettente.
I ricercatori hanno analizzato il National Ambulatory Medical Care
Survey (1999-2002) e il National Hospital Ambulatory Medical Care
Survey (1999-2001), che riflettono la pratica clinica in pazienti
non ospedalizzati seguiti da ambulatori sul territorio o ospedalieri a
livello nazionale (USA).
L'end point primario era la proporzione, stratificata per il rischio di
eventi avversi GI causati dai FANS, di visite effettuate sui suddetti
pazienti nell'ambito delle quali veniva prescritto un COXIB. Per le visite
in cui era prescritto o un COXIB o un FANS, la frequenza di uso degli
inibitori della COX-2 era aumentata dal 35% nel 1999 al 55% nel 2000,
al 61% nel 2001 e 2002. Circa due terzi di questa crescita rifletteva
l'aumento di utilizzo di COXIB in pazienti nei quali avrebbe potuto essere
prescritto un FANS. Nel sottogruppo di pazienti a rischio più basso
di eventi avversi da FANS, l'uso dei COXIB è aumentato dal 12%
nel 1999 al 35% nel 2002.
Come per altri esempi, quali il trattamento di ipertensione, diabete e
alcune infezioni, è evidente una tendenza che porta i medici a
prescrivere i nuovi farmaci in range di situazioni più ampio di
quanto supportato dagli studi scientifici.
3. RISK OF UPPER GASTROINTESTINAL HEMORRHAGE IN WARFARIN
USERS TREATED WITH NONSELECTIVE NSAIDS OR COX-2 INHIBITORS
Battistella M, Mamdami MM, Juurlink DN, et al.
Pag. 189-192
Questo studio caso-controllo ha esaminato l'associazione tra
uso concomitante di warfarin e di inibitori della COX-2 o di FANS in adulti
anziani ospedalizzati per emorragia del tratto gastrointestinale (GI)
superiore.
Utilizzando differenti database canadesi è stata identificata una
coorte di 98.821 pazienti di età superiore ai 66 anni in terapia
cronica con warfarin, con un rapporto controllo:caso di 4:1. Sono stati
individuati 361 casi (0,3% dell'intera coorte). E' stata condotta una
valutazione sul database delle prescrizioni precedenti l'ospedalizzazione.
Dopo aggiustamento per i confondenti potenziali, i casi risultavano maggiori
utilizzatori, rispetto ai controlli, di FANS (odds ratio [OR] 1,9; intervallo
di confidenza al 95% [IC] 1,4-3,7), celecoxib (OR 1,7; IC 95% 1,2-3,6),
o rofecoxib (OR 2,4; IC 95% 1,7-3,6) prima dell'ammissione in ospedale.
Quindi i pazienti che assumono warfarin in concomitanza con un COXIB hanno
un rischio maggiore di ospedalizzazione per emorragia del tratto GI superiore;
questo rischio sembra simile a quello dei pazienti che assumono un FANS
in concomitanza con l'anticoagulante.
Lo studio presenta tuttavia delle limitazioni dovute all'impossibilità
di raccogliere informazione su potenziali fattori di rischio, quali fumo,
assunzione di alcol, uso di farmaci antinfiammatori non prescritti; ad
una prevalenza più alta di comorbidità GI nei casi all'arruolamento;
ad un basso numero di eventi che ha precluso qualsiasi analisi di sottogruppo;
alla limitata generalizzabilità dei risultati a pazienti più
giovani o a situazioni con differenti schemi terapeutici e tempi più
lunghi di follow-up; e da ultimo alla mancanza di dati in ciascun paziente
sull'INR (International Normalized Ratios).
4. SELECTIVE CYCLOOXYGENASE-2 INHIBITION AND CARDIOVASCULAR
EFFECTS. AN OBSERVATIONAL STUDY OF A MEDICAID POPULATION
Shaya FT, Blume SW, Blanchette CM, et al.
Pag. 181-186
In quest'ultimo studio osservazionale di coorte sono stati
confrontato il rischio cardiovascolare derivante dall'uso dei COXIB nei
confronti dei FANS non specifici. Si trattava di una popolazione ad alto
rischio, con il 70% di donne, il 50% di afro americani, il 30% con più
di 50 anni.
Dei 6250 soggetti arruolati nella coorte, 1005 erano in terapia con COXIB
e 5245 con FANS differenti da naproxene (FANS-NN). Complessivamente, il
12% dei pazienti incorreva in uno o più eventi trombotici dopo
il trattamento nell'ambito del periodo di follow-up; tuttavia l'odds ratio
di propensione a questi eventi, aggiustata per i possibili confondenti,
non era significativamente diversa per i due titpi di antinfiammatori.
I ricercatori hanno concluso che in questa popolazione l'uso dei COXIB
non ha aumentato il rischio cardiovascolare rispetto ai FANS-NN.
COXIBS, SCIENCE, AND THE PUBLIC TRUST (editoriale)
Solomon DH, Avorn J
Pag. 158-160
L'editoriale che accompagnava queste pubblicazioni ha riconsiderato gli
eventi ed i dati che hanno portato ai ritiro dal mercato dei farmaci contenenti
rofecoxib il 30 settembre 2004, così come il ruolo della sorveglianza
post-marketing e degli studi osservazionali di drug safety.
Un evento così grave per un farmaco ampiamente utilizzato nei 5
anni dalla sua immissione sul mercato rimette in discussione la politica
del farmaco, la validità delle evidenze scientifiche e delle alternative
terapeutiche. Queste problematiche sono affrontate nei lavori 1 e 2.
Politica del farmaco
Per accelerare l'approvazione di farmaci potenzialmente salva-vita, la
Food and Drug Administration (FDA) americana rivide a metà
degli anni '90 i suoi processi di valutazione dei farmaci per accettare
compensi dall'aziende farmaceutiche in cambio di un tempo più breve
di approvazione. Nel periodo precedente l'FDA aveva chiesto lo svolgimento
della fase IV (post marketing surveillance, PMS) per alcuni farmaci,
ma l'autorità e la capacità dell'agenzia di imporre e verificare
che questi studi venissero condotti erano molto più deboli di quelle
messe in campo per le fasi pre-registrative. Dopo gli anni '90 la proporzione
di farmaci per i quali veniva richiesta la PMS aumentò ad un terzo
di tutte le nuove approvazioni. Tuttavia, nel 2003 risultò che
circa metà degli studi richiesti non erano ancora partiti. Il fatto
relativo al COXIB ha quindi sollevato preoccupanti riserve sull'adeguatezza
dell'approccio della FDA nella fase successiva all'immissione di un farmaco
sul mercato.
I dati di una recente metanalisi cumulativa dimostrano che l'evidenza
dell'esistenza di un rischio cardiovascolare associato a rofecoxib era
già disponibile agli inizi del 2000, l'anno successivo alla approvazione.
Infatti lo studio VIGOR, trial clinico in pazienti con artrite reumatoide,
dimostrò un rischio quadruplo di infarto miocardico nel gruppo
in trattamento con rofecoxib 50 mg/die rispetto al gruppo in naproxene,
500 mg due volte al dì. Questa differenza venne attribuita dalla
azienda produttrice ad un effetto cardioprotettivo esercitato dal FANS;
trattandosi di una conclusione speculativa, non esonerava comunque il
COXIB da eventuali responsabilità. L'FDA disapprovò la campagna
dell'azienda con una lettera.
Nel 2002, l'agenzia sollevò di nuovo la problematica della sicurezza
cardiovascolare di rofecoxib; tuttavia l'unica azione che intraprese fu
quella di inserire nel foglietto illustrativo che il farmaco doveva essere
prescritto con cautela nei soggetti con storia medica di ischemia cardiaca.
Non si sapeva comunque se il presunto rischio cardiovascolare di rofecoxib
fosse limitato ai pazienti a rischio. Si ebbero così delle ripercussioni
limitate sulla pratica clinica.
Un approccio più ragionato da parte dell'industria, delle strutture
regolatorie e dei ricercatori potrebbe quindi aiutare ad evitare nel futuro
simili situazioni.
Validità delle evidenze scientifiche
Classicamente i trial clinici vengono considerati la migliore forma di
evidenza per la determinazione della causalità, mentre gli studi
osservazionali vengono valutati con grande cautela. Questo è sicuramente
valido quando l'obiettivo è l'efficacia. Se invece si parla di
sicurezza, i trial raramente hanno la potenza e la durata adeguate per
rilevare le reazioni avverse, in particolare quelle insolite, anche se
clinicamente rilevanti. Gli studi osservazionali sono in grado di riflettere
la reale correlazione tra farmaco ed evento avverso? Sicuramente il disegno
di questi studi permette di avvicinarsi maggiormente alla pratica clinica,
includendo pazienti normalmente non valutati nei trial clinici, ma sono
spesso soggetti a numerosi bias che diminuiscono il peso delle evidenze
emerse. Essi possono, insieme ai vari database (malattie, prescrizioni,
dimissioni, ecc.) e alle segnalazioni spontanee, contribuire a generare
un segnale. Tuttavia la mancanza di segnali non può garantire la
sicurezza di un farmaco.
Valutazione
clinica su un eventuale effetto di classe
Spesso si tende a generalizzare l'efficacia o la tossicità riscontrate
in un farmaco alla sua classe di appartenenza. Recenti esempi sono rappresentati
da cerivastatina, troglitazone e bromfenac, che sono stati ritirati dal
mercato non molto tempo dopo l'approvazione. Gli altri farmaci delle rispettive
classi terapeutiche (statine, ipoglicemizzanti e antinfiammatori) non
hanno dimostrato lo stesso livello di rischio e rimangono importanti scelte
terapeutiche.
Se il meccanismo attraverso cui rofecoxib esplica la sua tossicità
cardiovascolare fosse noto, sarebbe ovviamente più facile valutare
il profilo di rischio degli altri COXIB (celecoxib, etoricoxib, lamuricoxib
e valdecoxib). Tuttavia ad oggi sono stati proposti alcuni meccanismi,
tra cui aumento dell'ipertensione, trombosi e riduzione della reattività
vascolare, che potrebbero contribuire alla tossicità della molecola.
Fino a quando non verrà fatta chiarezza i medici ed i pazienti
potrebbero scegliere atteggiamenti differenti.
D'altro canto, alcuni pazienti e medici decideranno che il rischio associato
a qualsiasi COXIB è troppo alto, quando contemporaneamente esistono
alternative più chiare e sicure (ad esempio i pazienti a basso
rischio di effetti tossici GI potrebbero assumere un FANS, quelli a rischio
medio-alto potrebbero associare ad un FANS un inibitore della pompa protonica).
Queste opzioni sono particolarmente attraenti essendo comunque scarse
le evidenze di una gastroprotezione a lungo termine prodotta dagli altri
COXIB ampiamente utilizzati, celecoxib e valdecoxib. In contrasto, quando
i medici ed i pazienti non hanno alternative all'uso di un coxib, possono
sentirsi supportati dai dati di molti studi osservazionali e di alcuni
trial clinici che non hanno riscontrato una tossicità cardiovascolare
di questi prodotti.
UNO STUDIO CASO-CONTROLLO MOSTRA GLI EFFETTI
DELL'UTILIZZO DI COXIB E FANS AUMENTI SUL RISCHIO DI INFARTO MIOCARDICO
E MORTE IMPROVVISA CARDIACA
RISK OF ACUTE MYOCARDIAL INFARCTION AND SUDDEN CARDIAC
DEATH IN PATIENTS TREATED WITH CYCLO-OXYGENASE 2 SELECTIVE AND NON-SELECTIVE
NON-STEROIDAL ANTI-INFLAMMATORY DRUGS: NESTED CASE-CONTROL STUDY
Graham DJ, Campen D, Hui R, et al.
Lancet, pubblicato on-line il 25 gennaio 2005
RIASSUNTO
CONTESTO E' ancora fonte di controversie la questione se rofecoxib
ad alte dosi aumenta e naprossene diminuisce il rischio di gravi malattie
cardiache. Obiettivo del lavoro era di stabilire se questo rischio fosse
aumentato sia da dosaggi alti che standard in confronto ad un FANS o a
celecoxib, l'alternativa più comune al rofecoxib.
METODI Sono stati utilizzati dati provenienti dal Kaiser Permanente
in California per costituire una coorte di tutti i pazienti con età
compresa tra i 18 e gli 84 anni in trattamento con un FANS nel periodo
dal 1 gennaio 1999 al 31 dicembre 2001, nell'ambito della quale è
stato condotto uno studio caso-controllo (nested case-control study).
I casi con malattia coronarica grave (infarto miocardico acuto e morte
cardiaca improvvisa) vennero appaiati ciascuno a 4 controlli, bilanciati
per età, sesso e regione sanitaria di appartenenza. L'esposizione
corrente a COXIB e FANS veniva confrontata l'esposizione remota ad un
qualsiasi FANS; rofecoxib veniva confrontato con celecoxib.
RISULTATI Durante 2.302.029 di anni-persona di follow-up, si sono
verificati 8.143 casi di eventi end point, di cui 2.210 (27·1%)
erano fatali. Gli odds ratio multivariati, aggiustati per i fattori confondenti
(OR), verso celecoxib erano: per rofecoxib (tutte le dosi) 1,59 (IC 95%
1,10-2,32, p=0,015); per rofecoxib 25 mg/die o meno 1,47 (0,99-2,17, p=0,054);
per rofecoxib con un dosaggio superiore a 25 mg/die 3,58 (1,27-10,11,
p=0,016). Per naproxene, confrontato con l'uso remoto di FANS, l'OR era
1,14 (1,00-1,30, p=0,05).
INTERPRETAZIONE L'uso di rofecoxib aumenta il rischio di malattie
coronariche rispetto all'uso di celecoxib. Naproxene non protegge verso
queste malattie.
COMMENTO
Gli autori concludono che da questi dati si può stimare che nel
corso della "vita" di rofecoxib si siano verificati dagli 88.000
ai 140.000 casi in più di eventi cardiovascolari.
Nell'editoriale che accompagnava la pubblicazione Webb e Maxwell commentano
che ora tocca all'industria del farmaco, sotto un attento monitoraggio
da parte delle autorità regolatorie, fornire le evidenze che la
classe dei COXIB è sicura, se necessario conducendo studi che studino
direttamente la morbilità cardiovascolare come end point primario.
L'ASSOCIAZIONE TRA UN ANTAGONISTA DEL RECETTORE
DEL TROMBOSSANO E UN INIBITORE DELL'ENZIMA COX-2 PROVOCHEREBBE LA DESTABILIZZAZIONE
DELLA PLACCA ATEROSCLEROTICA
CYCLOOXYGENASES, THROMBOXANE, AND ATHEROSCLEROSIS: PLAQUE
DESTABILIZATION BY CYCLOOXYGENASE-2 INHIBITION COMBINED WITH THROMBOXANE
RECEPTOR ANTAGONISM
Egan KM, Wang M, Lucitt MB, et al.
Circulation 2005; 111:334-342; 25 gennaio 2005
Un
nuovo studio dimostra come il trattamento con S18886 un antagonista sperimentale
del recettore del trombossano induca una progressione della placca in
un modello murino di aterosclerosi.
In particolare, topi predisposti all'aterosclerosi sono stati trattati
con S18886, indometacina, inibitore non selettivo della COX-1 e della
COX-2, o un inibitore sperimentale della COX-2 chiamato MF tricyclic.
S18886 ha ritardato l'aterogenesi negli animali, mentre indometacina ed
MF tricyclic non hanno prodotto questo effetto.
Data la natura della via delle ciclossigenasi, ci si attendeva che il
co-trattamento con l'inibitore specifico della COX-2 aumentasse questo
effetto; invece è stato osservato che tale terapia promuove la
destabilizzazione della placca.
Questo risultato potrebbe spiegare le recenti evidenze riguardanti la
tossicità cardio- e cerebrovascolare correlata all'uso dei COXIB.
Alla luce di questi dati potrebbe avere una notevole rilevanza clinica
l'assunzione contemporanea di un COXIB e aspirina, un farmaco che blocca
la formazione di trombossano e quindi agisce come il S18886.
L'AGENZIA EUROPEA DEL FARMACO (EMEA) SI AGGIORNA
SUGLI INIBITORI DELLA COX-2
Doc. Ref: EMEA/23547/2005, 20 gennaio 2005
"As
part of the ongoing review of COX-2 inhibitors, the European Medicines
Agency's Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP) held hearings
with Pfizer (for celecoxib, parecoxib and valdecoxib), Merck Sharp &
Dohme (for etoricoxib) and Novartis (for lumiracoxib) on 18 January 2005.
Further to its assessment of data submitted on celecoxib, the Committee
requested further clarifications and analyses, in particular of data from
the Adenoma Prevention with Celecoxib (APC) and Prevention of Spontaneous
Adenoma Polyps (PreSAP) studies. The review includes Onsenal (celecoxib),
which is used in the orphan (rare) indication in the treatment of adenomatous
intestinal polyps in familial adenomatous polyposis. This is a similar
treatment area as looked at in the APC and PreSAP celecoxib studies and
also the APPROVe study that led to the withdrawal of Vioxx (rofecoxib).
Following discussions with the Committee, Pfizer has agreed not to launch
Onsenal in the European Union pending finalisation of the assessment.
Data on other COX-2 inhibitors (etoricoxib, lumiracoxib, parecoxib and
valdecoxib) are currently being assessed. The CHMP will continue its discussions
on the review at its next meeting on 14-17 February 2005".
I PAZIENTI CHE ASSUMONO CELECOXIB O ROFECOXIB
HANNO UN RISCHIO DIFFERENTE DI INFARTO NON FATALE
PATIENTS
EXPOSED TO ROFECOXIB AND CELECOXIB HAVE DIFFERENT ODDS OF NONFATAL MYOCARDIAL
INFARCTION
Stephen E. Kimmel, Jesse A. Berlin, Muredach Reillyet, al.
Ann Intern Med 2005; 142:157-164
CARDIOVASCULAR
RISKS OF CYCLOOXYGENASE-2 INHIBITORS: WHERE WE STAND NOW
Finckh A, Aronson MD
Ann Intern Med 2005; 142:212-213
RIASSUNTO
CONTESTO E' stato ipotizzato che gli inibitori della COX-2 (COXIB)
influenzino il rischio cardiovascolare attraverso vari meccanismi. Alcuni
di questi potrebbero aumentare il rischio (ad es. l'inibizione della produzione
di prostaciclina) e alcune potrebbero invece diminuirlo (ad es. l'inibizione
dell'infiammazione).
OBIETTIVO determinare l'effetto dei COXIB sul rischio di infarto
miocardico (IM) non fatale.
DISEGNO Studio caso-controllo, condotto in 36 ospedali di 5 paesi.
PARTECIPANTI 1718 casi (età 40-75 anni) con un primo IM
non fatale ammessi ai suddetti ospedali e 6800 controlli selezionati in
modo random nelle stesse aree geografiche.
DETERMINAZIONI Utilizzo di farmaci auto-riportato dal paziente
attraverso interviste telefoniche, condotte da intervistatori non informati
circa gli obiettivi dello studio.
RISULTATI L'odds ratio (OR), aggiustato per possibili confondenti,
per IM tra gli utilizzatori di celecoxib, relativo a persone che non avevano
usato antinfiammatori non steroidei (FANS) diversi dall'aspirina, era
0,43 (IC 95% 0,23-0,79) confrontato con 1,16 (0,70-1,93) tra gli utilizzatori
di rofecoxib. L'uso di rofecoxib era associato ad un OR per IM significativamente
più alto di quello associato all'uso di celecoxib (OR per rofecoxib
vs celecoxib 2,72 [1,24-5,95]; P=0,01). I FANS non selettivi erano associati
a OR per IM più bassi rispetto ai non utilizzatori. I confronti
tra i COXIB ed i FANS non selettivi erano i seguenti: rofecoxib versus
naproxene (OR 3.39 [1,37-8,40]) e celecoxib versus ibuprofen o diclofenac
(OR 0,77 [0,40-1,48]).
LIMITAZIONI L'eventuale presenza di recall bias e di confondenti
non controllati in questo studio osservazionale limita la possibilità
di rendere definitive le conclusioni. L'associazione di celecoxib ad un
OR per IM più basso potrebbe essersi verificata per caso; solo
il 50% circa dei pazienti eligibili hanno completato l'intervista telefonica
CONCLUSIONI Celecoxib e rofecoxib sono risultati associate a differenti
OR per IM non fatale. Gli effetti cardiovascolari tra i due COXIB sembrano
differenti; tuttavia sono necessari ulteriori studi, preferibilmente trial
randomizzati, per comprendere completamente lo spettro di effetti di questi
farmaci e le potenziali differenze tra essi.
COMMENTO
Nel primo studio epidemiologico disegnato specificamente per determinare
il rischio di IM associate all'uso dei COXIB è emerso che rofecoxib
mostra un OR tre volte maggiore a celecoxib. Tuttavia lo studio è
limitato, come discusso dagli stessi autori.
Questo tipo di studio implica che ogni COXIB debba essere studiato su
una base "caso per caso". La generalizzazione all'intera classe
non è appropriata considerando l'IM; risposte veritiere potranno
arrivare solo dai trial clinici.
I risultati ottenuti da Kimmel e coll. sono riassunti nella seguente tabella:
ODDS RATIO (CORRETTA) PER INFARTO MIOCARDICO
TERAPIA |
OR
|
IC
(95%)
|
Celecoxib
vs nessun FANS |
0,43
|
0,23-0,79
|
Rofecoxib
vs nessun FANS |
1,16
|
0,70-1,93
|
Rofecoxib
vs celecoxib |
2,72
|
1,24-5,95
|
Rofecoxib
vs naproxene |
3,39
|
1,37-8,40
|
Celecoxib
vs ibuprofene o diclofenac |
0,77
|
0,40-1,48
|
Nell'editoriale
che accompagnava la pubblicazione Finckh e Aronson hanno scritto che i
medici dovrebbero evitare l'uso dei COXIB come farmaci di prima linea
nei pazienti con fattori di rischio cardiovascolare e un rischio medio
di incorrere in effetti tossici gastrointestinali poiché separatamente
due molecole (rofecoxib e valdecoxib) di questa classe sono risultate
associate ad aumentata morbilità cardiovascolare.
Ancora una volta gli editorialisti spiegano che il ruolo dell'inibizione
dell'enzima COX-2 nell'aterogenesi è complesso e non completamente
conosciuto. Mentre i FANS non selettivi, diversi da aspirina, inibiscono
la formazione dei trombossani di derivazione piastrinica e la prostaciclina
endoteliale, i COXIB sopprimono preferenzialmente le prostaglandine che
inducono vasodilatazione ed inibizione piastrinica, senza bloccare le
prostaglandine che inducono vasocostrizione e attivazione piastrinica,
con un potenziale effetto protrombotico risultante. L'accelerazione dell'aterogenesi
da parte dei COXIB potrebbe essere ulteriormente modulata da ipertensione
renovascolare, inibizione dell'infiammazione vascolare, miglioramento
della funzionalità endoteliale e modificazioni della stabilità
della placca aterosclerotica. Questi effetti possono differire tra molecole
strutturalmente differenti della classe e con diverso livelli di selettività
verso gli enzimi COX-1 e COX-2. Tuttavia sono ancora limitate le evidenze
per un effetto cardiovascolare differenziato in questa classe.
Gli editorialisti concludono suggerendo per il momento l'utilizzo dei
FANS non selettivi, eventualmente associati a farmaci gastroprotettivi
nei pazienti a rischio di complicanze gastrointestinali. Tuttavia anche
questa scelta terapeutica deve essere seguita con attenzione per il rischio
di tossicità gastrointestinale occasionale, ma grave o addirittura
letale.
E' POSSIBILE CHE GLI INIBITORI DELLA COX-2 INDUCANO
UN AUMENTO DELLA PRESSIONE ARTERIOSA SUPERIORE AI FANS?
DO SELECTIVE COX-2 INHIBITORS CAUSE MORE BLOOD PRESSURE
ELEVATION THAN NONSELECTIVE NSAIDS?
Krum H, Aw J, Haas S
Circulation 2004; 110:434. Abstract 2045
L'utilizzo
di farmaci antinfiammatori non steroidei non selettivi (FANS-NS) è
stato associato ad innalzamenti della pressione arteriosa; con l'avvento
dei COXIB e il loro diffusissimo impiego è stata riproposta la
stessa questione. E' documentato che questi farmaci producono effetti
renali, quali edema e ipertensione, ma l'entità dell'aumento della
pressione, comparato a quello prodotto dai FANS, non è stato mai
studiato in modo approfondito.
Gli autori di questo lavoro hanno condotto una metanalisi degli studi
clinici disponibili per confrontare l'azione ipertensiva delle due classi
di farmaci, utilizzando i database Medline e Cochrane, il sito web della
Food and Drug Administration e le presentazioni dei principali
congressi per identificare gli studi randomizzati prospettici (con disegno
parallelo) che includevano dati sia sui livelli pressori che sull'ipertensione.
Tutti gli studi dovevano avere almeno 50 soggetti arruolati e una durata
di almeno 4 settimane; i volontari sani sono stati esclusi dall'analisi.
End
point
1. Differenza media pesata (WMD) della pressione arteriosa sistolica
(PAS) e diastolica (PAD), nei casi in cui era possibile ottenere una stima
puntuale dei cambiamenti.
2. Rischio relativo di sviluppare ipertensione, definita come:
- Aumento della PAS di 20 mm Hg o più e PAS>140 mm Hg
- Aumento della PAD di 15 mm Hg o più e PAS>90 mm Hg
Risultati
15 studi, per un totale di circa 47.000 soggetti, rispondevano ai criteri
di inclusione. Due terzi dei trial arruolavano pazienti con osteoartrite;
i rimanenti pazienti con artrite reumatoide.
Sono state condotte 3 metanalisi primarie:
1. COXIB vs placebo (n=4.362)
2. COXIB vs FANS-NS (n=39.614)
3. Celecoxib vs rofecoxib (n=2.833)
In relazione al placebo ed ai FANS-NS l'uso di COXIB era associato ad
un aumento della PAS e della PAD e ad un aumento del rischio di sviluppare
ipertensione (tabella 1).
Tabella
1
|
PAS
WMD (mm Hg)
|
PAD
WMD (mm Hg)
|
RR
di ipertensione (IC 95%)
|
COXIB
vs placebo |
3,85
|
1,06
|
1,81
(1,25-2,64)*
|
COXIB
vs FANS-NS |
2,83
|
1,34
|
1,29
(1,14-1,45)*
|
*considerato
significativo (valori di P non riportati); RR = rischio relativo
I
ricercatori hanno anche determinato il rischio relativo per ciascun COXIB
e rilevato che il rischio di ipertensione maggiore è attribuibile
a rofecoxib, sia nei confronti del placebo che dei FANS non selettivi
(tabella 2). Al contrario i rischi relativi associati a celecoxib o etoricoxib
verso il placebo e a etoricoxib verso i FANS non erano significativi.
L'uso di celecoxib era associato ad un grado minore di rischio, al limite
della significatività, quando confrontato con i FANS.
Tabella 2
|
RR
di ipertensione (95% CI)
|
Rofecoxib |
|
vs
placebo
|
2,63
(1,42-4,85)*
|
vs
FANS-NS
|
1,78
(1,17-2,69)*
|
Celecoxib |
|
vs
placebo
|
1,53
(0,77-3,05)
|
vs
FANS-NS
|
0,82
(0,68-1,00)*
|
Etoricoxib |
|
vs
placebo
|
1,25
(0,65-2,40)
|
vs
FANS-NS
|
1,47
(0,82-2,66)
|
*considerato
significativo (valori di P non riportati); RR = rischio relativo
Rofecoxib
era associato ad un aumento della WMD della PAS di 2,83 mm Hg, che era
responsabile per il rischio significativamente più elevato di sviluppare
ipertensione sistolica (RR 1,54; IC al 95% 1,24-1,90) rispetto a celecoxib;
anche il rischio relativo di ipertensione diastolica era superiore per
rofecoxib rispetto a celecoxib, ma la differenza non era significativa
(1,55; 0,91-2,63).
Conclusioni
1. I COXIB aumentano il rischio di ipertensione in grado maggiore
rispetto ai FANS-NS.
2. Rofecoxib sembra essere il principale responsabile di questo
effetto.
3. Poichè i piccoli aumenti della pressione osservati rivestono
un significato epidemiologico, potrebbero avere una rilevanza clinica
in relazione ad un aumento del rischio cardiovascolare successivo nel
tempo.
I risultati devono essere interpretati con cautela in quanto una metanalisi
non è un sostituto adeguato di un trial clinico randomizzato; inoltre
lo studio presenta limitazioni derivanti dall'eterogeneità della
popolazione dei pazienti (osteoartrite vs artrite reumatoide) e dal fatto
che l'ipertensione non era mai l'end point primario di sicurezza dei trial.
LANCET PUBBLICA DIVERSE OPINIONI SUL RITIRO DI
ROFECOXIB DAL MERCATO
DISCONTINUATION OF VIOXX
Kim PS, Reicin AS
Lancet 2005; 365:23
Sul
numero di Lancet del primo gennaio 2005 è stata pubblicata la risposta
della Merck alle critiche riguardanti la politica aziendale adottata per
il farmaco rofecoxib che avrebbe dovuto essere ritirato dal mercato molto
prima del 30 settembre 2004. In particolare la risposta si riferisce a
due articoli apparsi in dicembre su Lancet (la metanalisi di Juni et al.
ed il relativo editoriale di Horton - vedi SEFAP news
di gennaio 2005).
Sullo stesso numero di Lancet sono state pubblicate varie lettere su questa
problematica e la risposta degli autori della metanalisi ai ricercatori
della Merck.
Di seguito è riportato in originale un commento apparso in internet
sul sito di theheart.org che riassume ed analizza i punti
di vista e le prese di posizione degli autori delle suddette pubblicazioni.
MERCK
FIGHTS BACK: "COMMITTED TO PATIENT SAFETY FIRST"
Allison Gandey
Theheart.org; Jan 7, 2005
West
Point, PA - Since rofecoxib (Vioxx®) was withdrawn from the market
worldwide, its maker Merck & Co has been widely criticized for putting
patients at risk and not pulling the drug sooner. In the January 1, 2005
issue of the Lancet, Drs Peter Kim and Alise Reicin (Merck Research Laboratories,
West Point, PA) respond to critics.[1]
"Merck's activities with respect to Vioxx before its withdrawal were
ethical and reflected Merck's belief in the safety of its product,"
they write. "The prompt withdrawal of Vioxx from the market after
learning the results of APPROVE indicates Merck's commitment to place
patient safety first."
APPROVE is the Adenomatous Polyp Prevention on Vioxx trial that led to
the withdrawal of the drug. In a letter published in the Lancet, Kim and
Reicin respond to concerns raised in two recent articles in the journal,
one an editorial by Lancet editor Dr Richard Horton and the other a meta-analysis
of clinical trial data of rofecoxib by Dr Peter Jüni (University
of Berne, Switzerland and University of Bristol, UK) and colleagues.[2,3]
In a strongly worded editorial previously reported by heartwire, Horton
writes, "This discovery points to astonishing failures in Merck's
internal systems of postmarketing surveillance, as well as to lethal weaknesses
in the US FDA's regulatory oversight." Horton adds that the independent
meta-analysis by Jüni and colleagues will "add significant weight
to ongoing litigation against Merck by patients who believed they were
harmed by this drug."
The meta-analysis shows that a doubling of the risk of MI with rofecoxib
could be seen by 2000, and the researchers suggest that the drug could
and should have been withdrawn then four years before it was taken off
the market.
Merck
responds to recent critiques in the Lancet
"For Horton to claim that Merck and regulatory agencies worldwide
were not aware of the difference in cardiovascular risk observed between
rofecoxib and naproxen or to infer that physicians were not provided with
this information is incorrect," Kim and Reicin retort. "These
data were included in the US and European Union prescribing information
for Vioxx. The available data for rofecoxib were updated both to regulatory
agencies and to the public." They add, "Doctors, scientists,
and regulatory agencies have had the data on which to make decisions about
the balance between risks and benefits since rofecoxib was first marketed."
Kim and Reicin argue that Horton's editorial was out of line. They write,
"We believe that to print a Comment in a scientific journal criticizing
Merck's ethical standards on the basis of unfounded allegations printed
in the lay press, without even the pretense of investigation into their
accuracy or completeness, is inappropriate."
They add that the analysis by Jüni and colleagues "contravenes
the basic principle of meta-analyses to combine like with like and thus
arrives at flawed conclusions." They also charge that the researchers
ignored data included in previous analyses from large placebo-controlled
studies in about 2000 patients with Alzheimer's disease. "The results
of these trials show no difference between rofecoxib and placebo,"
they write.
"The conclusions of their article are inappropriately driven by their
choice of method, involving pooling of results for placebo, nonnaproxen
nonsteroidal anti-inflammatory drugs (NSAIDs), and naproxen. This approach
ignores pharmacodynamic differences between naproxen and other NSAIDs
and placebo," Kim and Reicin argue. "Also ignored are data from
the TARGET study [the other large outcomes study of a COX-2 inhibitor
compared with naproxen]."
French
marketing authorization committee echoes Merck's concerns
"We feel compelled to respond to what could be interpreted as an
accusation of incompetence," Drs Michel Lièvre and Eric Abadie
(Claude Bernard University, Lyon, France) write on behalf of the French
marketing authorization committee.[4] "In fact, the available evidence
[proving] that the risk of myocardial infarction is increased by rofecoxib
compared with placebo is unclear."
Lièvre and Abadie explain that the researchers conclude that rofecoxib
has the same cardiovascular effects when compared with placebo, nonnaproxen
NSAIDs, and naproxen because they did not find any significant heterogeneity
(p=0.41) between these three subgroups. "Notwithstanding the limited
power of the heterogeneity test and the use of a random-effects model
(which decreases the probability of finding an interaction), their main
suggestion seems to be that absence of evidence is evidence of absence,
which is incorrect," they write.
The French doctors concur with Merck's critique that Jüni and colleagues
should have included the rofecoxib studies of patients with Alzheimer's
disease. And they conclude, "There was, therefore, no evidence of
an increased risk of myocardial infarction in patients treated with rofecoxib
compared with placebo before the results of the APPROVE study were published."
In another letter published in the Lancet, Jack Nyberg (Aventis Pasteur,
Swiftwater, PA) argues that the Jüni and colleagues study "actually
supports Merck's claim that they were being a good corporate citizen by
waiting for incontrovertible scientific evidence before pulling Vioxx
from the market."[5] Nyberg explains that Jüni and colleagues
correctly state that the VIGOR results were troubling. But, he points
out, the active control in the study was naproxen. "In view of the
hypothesis of the protective effects of naproxen on cardiovascular events,
what would the authors have had Merck do?" He writes, "I believe
that Merck pursued the correct course of action by awaiting the results
of the now-famous placebo-controlled study that led to the withdrawal
of Vioxx from the market."
Nyberg argues, "The postmarketing surveillance of any drug is not
as easy as Jüni and colleagues would have us believe. To produce
a targeted analysis to prove a known fact is usually fairly easy. However,
prospective analysis of data is never as obvious, especially when the
data, except for one study with a hypothetically protective control, do
not show any conclusive signals and at times contradict one another."
He concludes, "If further evidence shows that Merck had information
that should have been made public, then they should be held accountable,
but this meta-analysis does not provide such evidence and is an example
of retrospective data manipulation."
What
about the responsibility of scientific journals?
"I appreciate the outspoken tone of Horton's comments," writes
Dr Maarten Boers (VU University Medical Center, Amsterdam, the Netherlands).[6]
"In this instance, he has let his fury shine through inappropriately.
Wording such as 'the FDA's paralysis,' 'shoring up its tarnished reputation,'
'ruthless, self-serving, irresponsible self interest' are terms that I
expect to read in USA Today, and when used in the Lancet suggest a health
crisis of the magnitude of the Softenon drama (where thalidomide was marketed
as sleeping medication for pregnant women, and many babies with severe
congenital abnormalities were born)."
Boers adds, "Speculation about the success of the tort lawyer mafia
in the USA is not the task of a scientific journal. Let us scientists
go back to the difficult job of interpreting data, indeed demanding full
disclosure, and leave mud-slinging to the journalists."
Boers adds that most practicing physicians were unhappy with the letters
and visits by representatives from drug companies cautioning that all
patients on rofecoxib be contacted to stop taking the drug immediately
in the interest of their safety. "What seems to be forgotten is that
any increase in adverse events should not be considered in isolation.
For instance," he writes, "the evidence that rofecoxib reduces
potentially lethal ulcer bleeds and perforations is undisputed (by contrast
with its competitor, celecoxib)."
Also writing in the Lancet, Dr Thomas McLean (editor-in-chief, Legal Medicine
Perspectives, Leavenworth, KS) complains that Horton and others never
mention the culpability of medical journals.[7] "Although the Lancet
initially praised Merck's proactive response to adverse information, this
is no longer the case. Nor is the Lancet alone in expressing its indignation."
McLean points out that concerns over the toxicity of rofecoxib were first
articulated in 2000, but a review of the 1032 publications on rofecoxib
cited in PubMed reveals that, before Merck withdrew the drug, only a handful
of articles raised concerns about its efficacy. "To the contrary,
before 2004, the typical commentary on rofecoxib, and COX-2 inhibitors
in general, noted that there was scant evidence to support a causative
link between the drug and cardiovascular events," he writes.
"This viewpoint changed completely in October 2004, when an avalanche
of articles asserted that rofecoxib risks were well known. This literature
pirouette is all the more fascinating because Jüni and colleagues'
calculations, which were worthy of early release on the internet, could
have been done more than a year ago," McLean argues.
He adds that editors of medical journals decide what is published. "As
an editor, I know that a few hints or suggestions to my colleagues will
bring in articles I want to publish. Thus, if the medical journals really
wanted to publicize the dangers of rofecoxib before September 30, they
could have solicited meta-analyses and written editorials." He asks
what delayed the publication of rofecoxib's risks. "Only two answers
exist: the data on rofecoxib were not clear-cut in which case Merck and
the FDA might not have done anything wrong or the medical journals were
blinded by the pharmaceutical industry's advertising dollars."
Jüni
and colleagues respond
"In their critique of our cumulative meta-analysis of the cardiovascular
risk of rofecoxib, Peter Kim and Alise Reicin of Merck suggest that our
study was flawed because we compared rofecoxib with different control
interventions," the researchers write.[8] "They claim that substantial
differences exist in the risk of myocardial infarction between patients
receiving placebo, naproxen, and other nonaspirin NSAIDs, in line with
their earlier strategy of attributing a fivefold increase in risk in the
VIGOR trial to a cardioprotective effect of naproxen, rather than a cardiotoxic
effect of rofecoxib. Convincing evidence to support this notion does not
exist."
Jüni and colleagues argue that observational studies not funded by
Merck indicate no cardioprotective effect of naproxen (combined estimate
of relative risk 0.95, 95% CI 0.85-1.06). "In view of these findings,"
they write, "to claim that combining comparisons with different control
interventions is invalid is inappropriate. With respect to their meta-analyses,
we are eager to understand the reasons for the discrepant results and
invite Merck to share their data."
They continue, "We are frustrated by Merck's assertion that we should
have included trials in patients with Alzheimer's disease; these trials
[did not meet] our prespecified inclusion criteria, nor had the data presented
on the FDA's website been reviewed by an independent end-points committee.
We included all trials in patients who had chronic musculoskeletal pain,
thus reflecting the indications rofecoxib was licensed for, and the patients
taking the drug in routine clinical practice."
Responding to Lièvre and Abadie, the researchers agree that absence
of evidence does not equal evidence of absence of an effect. However,
they say, this point is inappropriate in this context. "Surely, from
our meta-analysis is that data on adverse events from industry-sponsored
randomized trials are trustworthy only if an independent end-points committee
is involved," they write.
Jüni and colleagues note that they "strongly reject" Nyberg's
statement that retrospective data manipulation occurred. They argue that
their inclusion criteria were defined in August 2003 with no knowledge
about cardiovascular outcomes of any rofecoxib trial except VIGOR.
The researchers write that Boers suggests that the cardiotoxic effects
of rofecoxib might be outweighed by its favorable gastrointestinal safety
profile. They point out that data from routine-care populations suggest,
however, that patients using rofecoxib are considerably more likely to
have a history of major cardiovascular disease than a history of major
gastrointestinal bleeding.
"We stand by our conclusions that based on our cumulative meta-analysis,
withdrawal of rofecoxib would have been appropriate several years ago.
Sources
Kim PS, Reicin AS. Discontinuation of Vioxx. Lancet 2005; 365:23.
Horton R. Vioxx, the implosion of Merck, and aftershocks at the FDA. Lancet
2004; 364:1995-1996.
Jüni P, Nartey L, Reichenbach S, et al. Risk of cardiovascular events
and rofecoxib: Cumulative meta-analysis. Lancet 2004; 364:2021-2029.
Lièvre M, Abadie E. On behalf of the French Marketing Authorization
Committee. Discontinuation of Vioxx. Lancet 2005; 365:23-24.
Nyberg J. Discontinuation of Vioxx. Lancet 2005; 365:24-25.
Boers M. Discontinuation of Vioxx. Lancet 2005; 365:26.
McLean TR. Discontinuation of Vioxx. Lancet 2005; 365:25.
Jüni P, Reichenbach S, Dieppe PA, et al. Authors' reply: Discontinuation
of Vioxx. Lancet 2005; 365:26-27.
LA FOOD AND DRUG ADMINISTRATION AMMONISCE PFIZER
IN MERITO AGLI AVVERTIMENTI CIRCA CELECOXIB E VALDECOXIB CHE CONFONDEREBBERO
I CONSUMATORI
Documento
Fonte: FDA, 10 gennaio 2005
PUBBLICATO UN EDITORIALE CHE ANALIZZA LA DIFFICILE
SITUAZIONE DEI COXIB
ARTHRITIS MEDICINES AND CARDIOVASCULAR EVENTS - "HOUSE
OF COXIB"
Topol EJ
JAMA 2005; 293:366-368; gennaio 2005
Il Dott. Eric Topol (Cleveland Clinic Foundation)
nell'editoriale pubblicato su JAMA di gennaio 2005 scrive che ormai è
difficile che passi un giorno senza che si abbiano notizie sugli inibitori
della COX-2, da quando rofecoxib è stato ritirato dal mercato.
Rofecoxib è l'unico farmaco della classe per il quale è
stato dimostrato un effetto di riduzione delle complicanze gastrointestinali
quando confrontato con naproxene. Per valdecoxib e celecoxib questa proprietà
non è mai stata confermata in modo definitivo, non essendo stati
condotti tra l'altro trial comparativi tra i vari COXIB.
Malgrado la superiorità dei COXIB sui FANS nel contrastare il dolore
artritico non sia stata dimostrata, è un dato di fatto che molti
pazienti individualmente riportano un maggior sollievo con i COXIB che
con i FANS. Quindi, secondo Topol, considerando i costi elevati dei COXIB
rimasti sul mercato, la loro efficacia marginale ed i rischi cardiovascolari
noti, sarebbe prudente evitarne l'uso, almeno come farmaci di prima scelta.
Scrive Topol: "There are major concerns about how an entire drug
class has gone awry with respect to unleashing significant cardiovascular
hazard. From the outset, the coxib class of medicines seemed destined
for potential collapse. These drugs were mass-marketed from the moment
they were commercially available in the new world of direct-to-consumer
advertising, with unrealistic expectations about pain relief, marked gastrointestinal
protection, and safety. Rather than a sufficient waiting period after
approval to firmly establish safety in the large, representative real-world
population, the unbridled promotion exacerbated the public-health problem."
FARMACI ANTINFIAMMATORI INIBITORI SELETTIVI DELLA
COX-2
Documento
Fonte: AIFA, 23 dicembre 2004
Alla luce di quanto avvenuto, relativamente al ritiro dal mercato di rofecoxib
e all'interruzione degli studi in corso con celecoxib, si ritiene importante
rendere noti alcuni documenti pubblicati in accordo con le autorità
regolatorie europee.
A ciò si aggiungono anche ulteriori informazioni di sicurezza che
hanno come oggetto altri farmaci appartenenti alla stessa classe: valdecoxib
e parecoxib.
L'AIFA sta partecipando attivamente alla revisione e all'analisi dei dati
disponibili per la rivalutazione della sicurezza di questi farmaci.
Si riportano di seguito i documenti pubblicati.
Rofecoxib
·Leggi la notizia
·Nota informativa importante per i medici
·FAQ
Celecoxib
·Leggi la notizia
·Nota informativa importante per i medici
·Dichiarazione pubblica dell'Emea 17/12/04
(comunicato
stampa)
·Dichiarazione pubblica dell'Emea 22/12/04
(comunicato
stampa)
Valdecoxib
& Parecoxib
·Leggi la notizia e i documenti
LA FOOD AND DRUG ADMINISTRATION PUBBLICA UN DOCUMENTO
CHE RACCOMANDA DI LIMITARE L'USO DEGLI INIBITORI DELLA COX-2
Documento
Fonte: FDA, 23 dicembre 2004
Il comunicato dell'FDA afferma che gli studi che collegano l'uso
dei COXIB al rischio cardiovascolare sono preliminari ed in conflitto
con i dati di precedenti studi sugli stessi farmaci. Tuttavia vengono
formulate le seguenti raccomandazioni:
1. I medici che stanno già prescrivendo celecoxib o valdecoxib
dovranno tenere in considerazione i dati finora emersi quando ci accingeranno
a pesare i benefici contro i rischi nel singolo paziente. I candidati
più idonei alla terapia con COXIB sono i pazienti ad alto rischio
di emorragie gastrointestinali o che hanno una storia di intolleranza
verso i FANS.
2. Il rischio individuale di incorrere in eventi cardiovascolari
e altri rischi comunemente associati ai FANS dovranno essere valutati
con attenzione per ciascuna situazione prescrittiva.
3. I pazienti dovranno utilizzare tutti i farmaci analgesici, compresi
i FANS, seguendo strettamente le indicazioni riportate sul foglietto illustrativo
e consultare il proprio medico qualora l'assunzione si debba protrarre
per più di 10 giorni.
L'FDA sostiene che analizzerà tutti i dati che man mano saranno
resi disponibili dagli studi che coinvolgono i COXIB e i FANS per determinare
se saranno necessarie azioni regolatorie aggiuntive e quelle ad oggi intraprese.
Verrà accelerata anche la revisione di tutti gli studi di prevenzione
con valdecoxib e celecoxib in corso per assicurare che essi procedano
e che i loro risultati vendano analizzati tenendo presente questi nuovi
rischi potenziali.
L'AMERICAN COLLEGE DI REUMATOLOGIA RILASCIA UN
BREVE DOCUMENTO CONTENENTE INDICAZIONI PER L'USO CORRETTO DI FARMACI ANTIDOLORIFICI
NELL'ARTRITE
Documento
Fonte:
American College Of Rheumatology, 22 dicembre 2004
NAPROXENE POTREBBE AUMENTARE IL RISCHIO DI MALATTIE
CARDIACHE
Salynn Boyles
Medscape Medical News, 21 dicembre 2004
Il National Institutes of Health (NIH) ha interrotto un
trial clinico di ampie dimensioni sulla prevenzione dell'Alzheimer (Alzheimer's
Disease Anti-Inflammatory Prevention Trial - ADAPT) dopo la
scoperta che i pazienti in terapia con naproxene mostravano un'incidenza
di eventi cardiovascolari aumentata del 50%.
Anche l'FDA si è espressa su questo farmaco, avvisando i pazienti
a non assumerlo per più di 10 giorni continuativi, senza consultare
il proprio medico.
Il suddetto studio era stato sponsorizzato dal National Institute on
Aging per determinare se l'uso di naproxene (220 mg/2 volte al dì)
o di celecoxib (200 mg/2 volte al dì) potesse prevenire il morbo
di Alzheimer. Circa 2.500 persone sono state arruolate ed assegnate al
trattamento randomizzato con i due farmaci o il placebo per 3 anni.
Nel corso del follow-up si sono verificati 70 eventi cardiovascolari.
Anche se non è stato reso noto il numero di eventi nel gruppo in
naproxene, il rischio di eventi cardiovascolari era aumentato del 50%
rispetto al placebo.
Naproxene è sul mercato da circa 30 anni ed è generalmente
considerato uno dei più sicuri farmaci antidolorifici; inoltre
molti medici lo hanno prescritto a quei pazienti che erano in terapia
con rofecoxib, dopo il suo ritiro. Anzi nel 2000 Merck aveva suggerito
un effetto cardioprotettivo per i pazienti che avevano assunto il farmaco
nel trial VIGOR. Si tratta quindi delle prime indicazioni di una possibile
tossicità cardiovascolare.
Un membro dell'FDA ha riconosciuto che le nuove informazioni sul FANS
e sul COXIB siano confuse; tuttavia è troppo presto per esprimere
quale decisione verrà presa dall'Agenzia americana.
Secondo gli autori dello studio i segnali di safety sarebbero "deboli",
indicando la possibilità di un rischio cardiovascolare aumentato
con il FANS. Nessuna indicazione di rischio è tuttavia emersa per
il trattamento con celecoxib. Il comitato dello studio aveva infatti deciso
di continuare, ma ha modificato questa decisione quando il trial di prevenzione
del cancro colorettale con celecoxib è stato interrotto una settimana
dopo.
Questi dati contradditori sono emersi da due trial di prevenzione che
coinvolgevano specifici sottogruppi di pazienti ad alto rischio che assumevano
i farmaci in modo molto differente dalle prescrizioni raccomandate. Non
è quindi corretto estrapolare i risultati a tutta la popolazione.
COMMENTI SULL'INTERRUZIONE DEL TRIAL CON CELECOXIB
PER EVENTI AVVERSI CARDIOVASCOLARI
Yael Waknine
Medscape Medical News, 20 dicembre 2004
L'inibitore della ciclossigenasi 2, celecoxib avrebbe più
che raddoppiato il rischio di eventi cardiovascolari (inclusi morte cardiovascolare,
infarto miocardico e ictus) nei soggetti arruolati nell'Adenoma Prevention
with Celecoxib Study (APC).
Questo studio, di ampie dimensioni, randomizzato, in doppio cieco, multicentrico,
condotto dal National Cancer Institute (NCI), era stato disegnato
per valutare se celecoxib potesse prevenire l'insorgenza di cancro al
colon in pazienti affetti da poliposi intestinale. In una analisi ad
interim, effettuata sulla base delle evidenze di tossicità
emerse a carico di rofecoxib, i soggetti nel gruppo con il coxib mostravano
un rischio di eventi cardiaci fatali e non da 2,5 a 3,4 volte superiore
a quello dei pazienti che non assumevano il farmaco. Lo studio è
stato quindi interrotto al 33° mese sui 36 previsti.
Un altro studio (Prevention of Colorectal Sporadic Adenomatous Polyps
- PreSAP) finalizzato alla prevenzione del tumore al colon
e attualmente in corso non ha rivelato un rischio maggiore a carico di
celecoxib rispetto al placebo; l'FDA ne ha permesso il proseguimento.
I due studi hanno gli stessi end point clinici e lo stesso comitato di
valutazione della sicurezza del farmaco.
Nel trial APC i pazienti ricevevano 400 mg e 800 mg di celecoxib al giorno,
mentre le persono che assumono il farmaco per l'artrite, utilizzano dosaggi
da 100 a 400 mg/die.
I due studi hanno arruolato complessivamente 3.600 soggetti; alcuni di
loro hanno assunto il farmaco per più di 4 anni.
I medici sono stati avvisati di tenere sempre in cosiderazione l'evolversi
delle informazioni quando prescrivono un coxib e di informare i pazienti
riguardo i possibili rischi associati alla terapia. Viene raccomandata
comunque la dose efficace più bassa, se non sussiste la possibilità
di un'alternativa terapeutica.
LA FOOD AND DRUG ADMINISTRATION SI ESPRIME SULL'INTERRUZIONE
DEL TRIAL CLINICO CON CELECOXIB
Documento
Fonte: FDA, 17 dicembre 2004
Audience: Rheumatologists and other healthcare
professionals
FDA notified healthcare professionals that, based on emerging information,
including preliminary reports from one of several long term National Institutes
of Health (NIH) prevention studies, the risk of cardiovascular events
may be increased in patients receiving Celebrex. FDA is analyzing all
available information from these studies to determine whether additional
regulatory action is needed.
IL NATIONAL INSTITUTE OF HEALTH INTERROMPE IL TRIAL DI PREVENZIONE DEL
CANCRO AL COLON CON CELECOXIB
Documento
Fonte: NIH, 17 dicembre 2004
PFIZER PUBBLICA NUOVE INFORMAZIONI RIGUARDO LA SAFETY CARDIOVASCOLARE
DI CELECOXIB
Documento
Fonte: Pfizer, 17 dicembre 2004
L'FDA HA ANNUNCIATO CHE L'USO DI VALDECOXIB
PER LA GESTIONE DEL DOLORE E' CONTROINDICATO DOPO BY-PASS CORONARICO
Documento
Fonte: FDA, 10 dicembre 2004
Audience:
Healthcare professionals and consumers
The FDA announced important new information on side effects associated
with the use of Bextra, a COX-2 selective non-steroidal anti-inflammatory
drug (NSAID) indicated for the treatment of osteoarthritis, rheumatoid
arthritis and dysmenorrhea (menstrual pain). A "boxed" warning,
strengthening previous warnings about the risk of life-threatening skin
reactions, and a new bolded warning contraindicating the use of Bextra
in patients undergoing coronary artery bypass graft (CABG) surgery were
added to the label.
PUBBLICATA
UNA METANALISI CUMULATIVA CHE ANALIZZA IL RISCHIO DI EVENTI CARDIOVASCOLARI
DI ROFECOXIB
RISK OF CARDIOVASCULAR EVENTS AND ROFECOXIB: CUMULATIVE
META-ANALYSIS
Jüni P, Nartey L, Reichenbach S, et al.
Lancet 2004; 364:2021-2029; vedi
news SEFAP di gennaio 2005
CONSIDERAZIONI SUL RITIRO DAL MERCATO MONDIALE
DEI MEDICINALI A BASE DI ROFECOXIB
Fonte: SEFAP, news
di ottobre 2004
MERCK & CO ANNUNCIA IL RITIRO VOLONTARIO DI
ROFECOXIB DAL MERCATO MENDIALE PER MOTIVI DI SICUREZZA LEGATI AD UN AUMENTATO
RISCHIO DI EVENTI AVVERSI CARDIOVASCOLARI, TRA CUI INFARTO ED ICTUS
30 settembre 2004
|