Il
30 settembre 2004 l'azienda farmaceutica Merck Co. Inc ha annunciato il
ritiro volontario dal mercato mondiale della specialità medicinale
Vioxx
(rofecoxib), indicato per il trattamento dell'artrite e del dolore acuto.
Il farmaco in Italia è commercializzato, con diversi dosaggi e
forme farmaceutiche, dalla Merck Sharp & Dohme (rispettivamente Vioxx
e Dolcoxx), dalla Neopharmed (Arofexx e Miraxx) e dall'Istituto Gentili
(Coxxil e Dolostop).
La decisione si è basata sui risultati intermedi emersi nel corso
di una sperimentazione clinica multicentrica, prospettica, randomizzata
e controllata con placebo, lo studio APPROVe (Adenomatous Polyp
Prevention on Vioxx), in cui il farmaco veniva testato per una indicazione
terapeutica (poliposi recidivante in pazienti con storia di adenoma del
colon-retto) diversa da quelle approvate a livello internazionale.
Nello studio, iniziato nel 2000, sono stati arruolati 2600 pazienti trattati
con Vioxx 25 mg o placebo. 25 pazienti trattati con placebo e 45 pazienti
trattati con Vioxx hanno presentato un evento trombotico grave.
Il tasso di eventi è risultato di circa 3/400 pazienti/anno per
il placebo e di circa 6/400 pazienti/anno per i soggetti trattati con
Vioxx, corrispondente ad un aumento assoluto del rischio di 3 casi aggiuntivi
ogni 400 pazienti/anno di trattamento. Tale differenza si è manifestata
solo dopo 18 mesi di trattamento.
La Merck Co. ha informato della sua decisione l'autorità regolatoria
statunitense FDA (Food Drug Administration) e quelle degli oltre
80 Stati, inclusa l'Italia, nei quali il farmaco è commercializzato.
A seguito di tale annuncio l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)
ha attivato la rete nazionale di Farmacovigilanza ed ha disposto il ritiro
dal mercato e il divieto di vendita e distribuzione presso tutte le farmacie
nazionali di tutte le specialità medicinali contenenti rofecoxib,
in ogni formulazione e dosaggio; la comunicazione a tutti i comitati etici
di interrompere le sperimentazioni in corso con il rofecoxib;
l'immediata diffusione delle informazioni, in base allo stato dell'arte
e alla documentazione ricevuta dall'azienda produttrice e dalle Agenzie
Regolatorie e Sanitarie Europee e internazionali, ai circa 375 centri
di farmacovigilanza collegati in rete.
Al fine di fornire a tutti i cittadini e a tutti gli operatori sanitari
un'informazione corretta ed aggiornata sul ritiro del rofecoxib, l'AIFA
ha messo a disposizione il numero verde Farmaci-line (800571661).
Nella giornata di mercoledì 6 ottobre sul Wall Street Journal
è apparso un articolo nel quale si fa riferimento ad uno studio
coordinato dalla FDA, non ancora pubblicato, che ha utilizzato i dati
del database della Kaiser Permanente, riferiti a 1,4 milioni di soggetti
che hanno assunto farmaci antidolorifici. Tra questi 40.405 avevano assunto
celecoxib, mentre 26.748 rofecoxib. L'articolo riporta che rofecoxib,
avrebbe causato negli Stati Uniti, secondo una stima della stessa Agenzia
federale, 27.785 eventi cardiaci (infarti del miocardio e morti improvvise)
nel periodo compreso tra l'immissione sul mercato nel 1999 e tutto il
2003. Né l'FDA né la Merck hanno ad oggi commentato la notizia.
Il rofecoxib è un antinfiammatorio non steroideo appartenente alla
famiglia degli inibitori selettivi dell'enzima cicloossigenasi-2 (COX-2),
utilizzato per il trattamento sintomatico dell'osteoartrite e dell'artrite
reumatoide.
Non molto tempo dopo la loro entrata in commercio i coxib, tra cui il
rofecoxib stesso, a causa del numero di prescrizioni e le numerose segnalazioni
di eventi avversi, sono stati oggetto di indagine in molti studi clinici.
Nel luglio 2002 la Francia ha chiesto al CPMP (il Comitato per le specialità
medicinali dell'Unione europea che fa parte dell'Agenzia europea di valutazione
dei medicinali [EMEA]) di pronunciarsi sull'eventualità di confermare,
modificare, sospendere o ritirare le autorizzazioni all'immissione in
commercio dei medicinali contenenti celecoxib, etoricoxib, rofecoxib,
valdecoxib e parecoxib, rivalutando il rapporto rischio/beneficio dell'intera
classe di prodotti.
Tale rivalutazione si è conclusa nel novembre 2003: il CPMP ha
confermato la positività del rapporto beneficio/rischio ma ha sottolineato
l'importanza di rispettare le precauzioni d'uso per limitare gli effetti
indesiderati gastrointestinali e cardiovascolari, soprattutto nella terapia
cronica (le conclusioni dell'EMEA sono state riportate in un articolo
pubblicato sul BIF
N1/2004).
In effetti, l'ipotesi di un aumento del rischio cardiovascolare associato
all'uso dei coxib, e in particolar modo al rofecoxib, è stato sollevato
in diverse occasioni (vedi newsFV set
04; lug
04; magg
04 del sito SEFAP) ed è stata raccomandata prudenza nei pazienti
con precedenti di eventi coronarici. Lo studio APPROVe, per la
prima volta, apporta elementi supplementari sull'aumento del rischio a
lungo termine.
Evidenze di tipo farmacologico suggeriscono che l'effetto protrombotico
degli inibitori selettivi della COX-2 sia plausibile e sembra essere legato
al meccanismo d'azione stesso di questi farmaci.
Entrambe le isoforme della cicloossigenasi (COX) influenzano la sintesi
di prostaglandina (PG) H2, l'intermedio chiave della sintesi
delle prostaglandine e dei composti correlati (prostanoidi), compresa
la sintesi di trombossano (TX) A2, prostaciclina (PGI2)
e di PGE2. L'isoforma COX-1 è costitutivamente espressa
in molte cellule e contribuisce al mantenimento dell'integrità
della mucosa gastrica e all'omeostasi del flusso ematico renale. Essa
è anche espressa nelle piastrine dove media la produzione di TXA2,
che è un potente attivatore delle piastrine e del processo di aggregazione.
L'espressione dell'isoforma COX-2 è invece indotta, a livello vascolare,
in risposta al danno fisico o all'esposizione alle citochine proinfiammatorie
e sembra essere associata a funzioni protettive sul sistema cardiovascolare
quali l'inibizione della proliferazione cellulare, del rilascio di citochine
e di endotelina-1, e dell'espressione delle molecole di adesione.
L'attività delle COX sulle cellule endoteliali è ritenuta
benefica in quanto contribuisce alle normali funzioni del sistema cardiovascolare
attraverso il rilascio di PGI2, che promuove la vasodilatazione,
inibisce l'aggregazione e l'adesione piastrinica ed è un agente
antilipidemico endogeno.
Mentre la sintesi di TXA2 è principalmente COX-1 dipendente,
la sintesi di PGI2 è fortemente legata alla COX-2, soprattutto
in condizioni patologiche quando l'espressione di questa isoforma è
molto aumentata.
Gli inibitori selettivi della COX-2 non hanno alcun effetto sulla produzione
di TXA2 ma riducono la sintesi di PGI2. In questo
modo si ha un'alterazione dell'equilibrio tra l'azione protrombotica di
TXA2 e l'azione antitrombotica di PGI2 che potrebbe
portare ad un aumento degli eventi trombotici cardiovascolari.
In questo contesto, l'evidenza farmacologica sembra suggerire che quanto
più il farmaco è selettivo tanto maggiore sarà la
tendenza ad alterare il bilancio omeostatico in favore dell'aggregazione
piastrinica e dell'occlusione.
Le evidenze cliniche a supporto del potenziale effetto protrombotico degli
inibitori selettivi della COX-2 provengono sostanzialmente dai risultati
dello studio VIGOR (Vioxx Gastrointestinal Outcome Research),
un ampio trial randomizzato e controllato condotto con rofecoxib (rofecoxib
50 mg/die [n=4047] versus naproxene 500 mg due volte al giorno [n=2039]).
L'analisi separata degli eventi cardiovascolari osservati nel corso dello
studio ha fornito un'ampia serie di dati sugli eventi avversi gravi verificatisi
(decesso, ospedalizzazione o prolungamento della stessa, eventi che hanno
messo in pericolo la vita dei pazienti, grave disabilità). Per
quanto riguarda gli eventi vascolari sono stati presi in considerazione
eventi coronarici (IM, angina instabile, trombosi cardiaca, arresto cardiaco
rianimato e morte improvvisa o inspiegata), eventi cerebrovascolari (ictus
ischemico o emorragico e attacco ischemico transiente [TIA]), trombosi
venosa ed embolismo polmonare.
La maggior parte degli eventi trombotici cardiaci riguardavano l'IM (rofecoxib
n=20 [0.5%] versus naproxene n=4 [0.1%]). Per quanto riguarda gli eventi
avversi vascolari, sono stati riportati il doppio dei casi con rofecoxib
rispetto a naproxene (n = 65 [1.6%] versus n = 33 0.8%]). Tuttavia,
a causa della non completezza della documentazione nel 33% dei casi di
eventi avversi, il numero di eventi attribuiti è stato inferiore
(n = 45 [1.1%] versus n = 19 [0.5%], rispettivamente).
Il rischio di eventi trombotici gravi risultava significativamente più
basso con naproxene che con rofecoxib (RR 0.42 IC 95% 0.25-0.72]), soprattutto
rispetto agli eventi cardiaci (RR 0.36 [IC 95% 0.17-0.74]).
Le conclusioni dello studio quindi mostrano nel complesso un profilo non
favorevole del rofecoxib rispetto a naproxene per quanto riguarda ictus,
IM e morte cardiaca.
È stata pubblicata anche una metanalisi allo scopo di valutare
la totalità delle evidenze sul rischio di eventi cardiovascolari
tromboembolici. Questa metanalisi, condotta da Mukherjee et al., si è
focalizzata sulla determinazione di quanto gli inibitori selettivi della
COX-2, in quanto classe di farmaci, fossero associati ad un effetto positivo
o meno sul rischio di eventi cardiovascolari ed è stata effettuata
confrontando gli esiti cardiovascolari dei maggiori studi sugli inibitori
della COX-2 con il tasso annualizzato di IM riportato nel gruppo trattato
con placebo di una recente metanalisi di quattro trial di prevenzione
primaria con aspirina.
I risultati della metanalisi hanno dimostrato un aumento del tasso di
eventi cardiovascolari associato all'uso dei COX-2 inibitori, intesi come
classe farmacologica, che può essere attribuito ad un loro potenziale
effetto protrombotico.
In assenza di uno studio di ampie dimensioni disegnato specificamente
per far chiarezza sull'eccesso di eventi cardiovascolari non favorevoli
verificatisi negli utilizzatori di questi farmaci, i timori che gli inibitori
della COX-2 potessero essere associati ad effetti protrombotici risultano
ora in parte confermati dai risultati dello studio APPROVe.
REFERENZE
1. Clark DWJ, Layton D, Shakir SAW. Do Some Inhibitors of COX-2 Increase
the Risk of Thromboembolic Events?: Linking Pharmacology with Pharmacoepidemiology.
Drug Saf 2004; 27: 427-456
2. Bombardier C, Laine L, Reicin A, et al. Comparison of upper gastrointestinal
toxicity of rofecoxib and naproxen in patients with rheumatoid arthritis:
VIGOR Study Group. N Engl J Med 2000; 343 (21): 1520-1528
3. Mukherjee D, Nissen SE, Topol EJ. Risk of Cardiovascular Events Associated
With Selective COX-2 Inhibitors. JAMA 2001; 286(8): 954-959
4. Warner TD, Mitchell JA. Cyclooxygenases: new forms, new inhibitors,
and lessons from the clinic. FASEBJ 2004; 18: 790-804.
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